La poesia: rime nuove rime antiche
+3
Annali
caniglia
misterred
7 partecipanti
Pagina 4 di 12
Pagina 4 di 12 • 1, 2, 3, 4, 5 ... 10, 11, 12
Re: La poesia: rime nuove rime antiche
E sulle ali d'un maestro un mio umile pensiero...forse...di fantasia.
Quasi sera
Il sole ormai immagin speculare
lambiva il mare nel tramonto,
in spiaggia mano nella mano
mi chiese,
'scrivi cosa pensi sulla sabbia'
scrissi Ti Amo
subito un'onda cancellò,
sussurò sorridendo
'ascolta' e corse via...
pensando cos'avevo commesso
per meritar un angelo
ascoltai la risacca ripeter,
Ti Amo ti Amo ti A...
Eroil (10/11/2020)
Quasi sera
Il sole ormai immagin speculare
lambiva il mare nel tramonto,
in spiaggia mano nella mano
mi chiese,
'scrivi cosa pensi sulla sabbia'
scrissi Ti Amo
subito un'onda cancellò,
sussurò sorridendo
'ascolta' e corse via...
pensando cos'avevo commesso
per meritar un angelo
ascoltai la risacca ripeter,
Ti Amo ti Amo ti A...
Eroil (10/11/2020)
eroil- Messaggi : 6554
Data d'iscrizione : 25.07.16
Località : Neverwinter
Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Fantasia
Lascia sempre vagare la fantasia,
È sempre altrove il piacere:
E si scioglie, solo a toccarlo, dolce,
Come le bolle quando la pioggia picchia;
Lasciala quindi vagare, lei, l’alata,
Per il pensiero che davanti ancor le si stende;
Spalanca la porta alla gabbia della mente,
E, vedrai, si lancerà volando verso il cielo.
John Keats (1795-1821)
Peculiarità della poetica di Keats è la vivace rispondenza alla bellezza della poesia
e dell'arte, tra le sue opere principali si possono ricordare il poema di sapore
miltoniano Hyperion, The Eve of St. Agnes, La Belle dame sans merci
e le numerosissime odi, tutte composte in un brevissimo periodo di pochi anni
nel quale Keats si dedicò tutto alla poesia.(da: wikipedia)
William Bougereau
Lascia sempre vagare la fantasia,
È sempre altrove il piacere:
E si scioglie, solo a toccarlo, dolce,
Come le bolle quando la pioggia picchia;
Lasciala quindi vagare, lei, l’alata,
Per il pensiero che davanti ancor le si stende;
Spalanca la porta alla gabbia della mente,
E, vedrai, si lancerà volando verso il cielo.
John Keats (1795-1821)
Peculiarità della poetica di Keats è la vivace rispondenza alla bellezza della poesia
e dell'arte, tra le sue opere principali si possono ricordare il poema di sapore
miltoniano Hyperion, The Eve of St. Agnes, La Belle dame sans merci
e le numerosissime odi, tutte composte in un brevissimo periodo di pochi anni
nel quale Keats si dedicò tutto alla poesia.(da: wikipedia)
William Bougereau
eroil- Messaggi : 6554
Data d'iscrizione : 25.07.16
Località : Neverwinter
Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Amo guardarti
mentre riveli in te una dolcezza
che è quella della fata che nascosta
tra gli alberi occhieggia che nessuno
la segua andando verso il suo tugurio
arredato come una reggia se tu
ne precorri l’augurio coi tuoi occhi,
scheggia impazzita tra gli altri balocchi
del destino che l’uomo chiama vita.
Cammino dietro a poche cose, quelle
meno necessarie, le più volatili,
le meno rare. Forse in mano ad esse
è il codice per leggere il messaggio
che la legge ha lasciato sul tuo tavolo,
semiaperto, semicancellato,
fra terribilità e dolcezza.
Ma se tengo le mani ad un tempo
sui due telai, è che amo riprendere
dal secondo la tela che Penelope
sta sfacendo: è solo con quel filo
– altro non ne ho: l’aspo ne fu rapito –
che sull’altro ritesso la leggenda.
Tu che la leggi strappane la benda
dei segni che l’accertano o la mettono
in forse, perché, vedi, sotto sanguina.
Piero Bigongiari
spitfire- Messaggi : 2441
Data d'iscrizione : 24.09.17
Località : sul ramo di una betulla
Re: La poesia: rime nuove rime antiche
BUONANOTTE a tutte le persone che nel corso della loro vita hanno imparato a perdonare.
Hanno saputo scordare, hanno saputo veramente allontanare l’emozione negativa che un comportamento una frase un pensiero tornando alla mente rievocava il dolore.
Perdonare è lasciare che il pensiero fluisca nella mente senza creare un’emozione ma solo un pallido ricordo, privo di rabbia e rancore.
Buonanotte a tutte queste persone che hanno scoperto che dopo il perdono la vita è più leggera e alzandosi ogni mattina possono lasciare scorrere i pensieri sapendo di non avere dimenticato ma di avere perdonato.
Web Research
Hanno saputo scordare, hanno saputo veramente allontanare l’emozione negativa che un comportamento una frase un pensiero tornando alla mente rievocava il dolore.
Perdonare è lasciare che il pensiero fluisca nella mente senza creare un’emozione ma solo un pallido ricordo, privo di rabbia e rancore.
Buonanotte a tutte queste persone che hanno scoperto che dopo il perdono la vita è più leggera e alzandosi ogni mattina possono lasciare scorrere i pensieri sapendo di non avere dimenticato ma di avere perdonato.
Web Research
Marzia- Messaggi : 293
Data d'iscrizione : 15.01.20
Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Pensiero sciolto, molto...forse.
Uno sguardo
Li vedo ancora, una rosa rossa
il cilamin di petali rosa e bianco
il tramonto tingersi di rosso
vedo, se macula ancor permetterà
l'autunnal pioggia lavar tetti e strade
vedrò ancor l'alba illuminr il giorno,
il cagnolin che tira all'estremità del guinzaglio
portar a spasso la padroncina,
del mercato il ricordo di mille colori
resterà il suon di mille voci,
guardar la tua foto al finir
della giornata.
Son diventate due le cose di cui
m'è impossibil guarire
indifferente attendo l'ultima,
quella senza continuità...
Eroil (13/10/2020)
Uno sguardo
Li vedo ancora, una rosa rossa
il cilamin di petali rosa e bianco
il tramonto tingersi di rosso
vedo, se macula ancor permetterà
l'autunnal pioggia lavar tetti e strade
vedrò ancor l'alba illuminr il giorno,
il cagnolin che tira all'estremità del guinzaglio
portar a spasso la padroncina,
del mercato il ricordo di mille colori
resterà il suon di mille voci,
guardar la tua foto al finir
della giornata.
Son diventate due le cose di cui
m'è impossibil guarire
indifferente attendo l'ultima,
quella senza continuità...
Eroil (13/10/2020)
eroil- Messaggi : 6554
Data d'iscrizione : 25.07.16
Località : Neverwinter
Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Verrà l'autunno
Tra estate e
autunno v'è settembre
a volte piove
Ogni tanto sol
arde e cambiar stagion
non se ne parla
Vendemmia l'uva
la bianca la nera
fichi mele e
In tavol pere
con frutti autunnali
vari colori
Magica fine
d'estate l'autunno è
dal ventidue
Eroil (17/09/2020)
Tra estate e
autunno v'è settembre
a volte piove
Ogni tanto sol
arde e cambiar stagion
non se ne parla
Vendemmia l'uva
la bianca la nera
fichi mele e
In tavol pere
con frutti autunnali
vari colori
Magica fine
d'estate l'autunno è
dal ventidue
Eroil (17/09/2020)
eroil- Messaggi : 6554
Data d'iscrizione : 25.07.16
Località : Neverwinter
spitfire- Messaggi : 2441
Data d'iscrizione : 24.09.17
Località : sul ramo di una betulla
Re: La poesia: rime nuove rime antiche
La meravigliosa definizione di "amicizia"
"Se un giorno ti verrà la voglia di piangere, cercami ...
Non prometto di farti ridere, ma potrei piangere con te.
Se un giorno avrai voglia di scappare, cercami ...
Non prometto di fermarti, ma potrei scappare con te.
Se un giorno non avrai voglia di ascoltare nessuno, cercami ...
Prometto di stare zitto quanto vorrai tu.
Se un giorno mi cercherai e io non risponderò più...
Vieni presto a trovarmi ...
Forse avrò tanto bisogno di te ... "
(Marin Sorescu)
"Se un giorno ti verrà la voglia di piangere, cercami ...
Non prometto di farti ridere, ma potrei piangere con te.
Se un giorno avrai voglia di scappare, cercami ...
Non prometto di fermarti, ma potrei scappare con te.
Se un giorno non avrai voglia di ascoltare nessuno, cercami ...
Prometto di stare zitto quanto vorrai tu.
Se un giorno mi cercherai e io non risponderò più...
Vieni presto a trovarmi ...
Forse avrò tanto bisogno di te ... "
(Marin Sorescu)
Ultima modifica di Annali il Gio Dic 03, 2020 1:53 pm - modificato 1 volta. (Motivazione : dimensionato caratteri testo)
spitfire- Messaggi : 2441
Data d'iscrizione : 24.09.17
Località : sul ramo di una betulla
Re: La poesia: rime nuove rime antiche
SALUTO
Nulla, spuma, vergine verso
A non designar che la coppa;
Tal si tuffa lungi una frotta
Di sirene, il dorso riverso.
Noi navighiamo, o miei diversi
Amici, io già sulla poppa
Voi sulla prua ch'apre alla rotta
Flutto di folgori e d'inverni;
Un'ebbrezza bella m'ingiunge
Senza temer beccheggio lungo
Di levar alto questo salve
Solitudine, scoglio, stella
A non importa ciò che valse
La cura bianca della vela.
Stéphane Mallarmé (1842-1898)
Sebbene la sua parabola artistica si sia compiuta completamente nella seconda parte
dell’ottocento, Etienne (poi grecizzato in Stephane) Mallarmé è stato sicuramente
il poeta che più d’ogni altro ha intuito e precorso gli sviluppi della poesia e dell’arte
contemporanea.
Sotto le mentite spoglie di una forma metrica in buona parte tradizionale, volutamente
ancorata alla regolarità del ritmo e della rima, Mallarmè ha compiuto un maniacale lavoro
di sperimentazione sulla lingua poetica, nel riuscito tentativo di affrancarla
dall’oppressione della logica narrativa e rappresentativa.
Nulla, spuma, vergine verso
A non designar che la coppa;
Tal si tuffa lungi una frotta
Di sirene, il dorso riverso.
Noi navighiamo, o miei diversi
Amici, io già sulla poppa
Voi sulla prua ch'apre alla rotta
Flutto di folgori e d'inverni;
Un'ebbrezza bella m'ingiunge
Senza temer beccheggio lungo
Di levar alto questo salve
Solitudine, scoglio, stella
A non importa ciò che valse
La cura bianca della vela.
Stéphane Mallarmé (1842-1898)
Sebbene la sua parabola artistica si sia compiuta completamente nella seconda parte
dell’ottocento, Etienne (poi grecizzato in Stephane) Mallarmé è stato sicuramente
il poeta che più d’ogni altro ha intuito e precorso gli sviluppi della poesia e dell’arte
contemporanea.
Sotto le mentite spoglie di una forma metrica in buona parte tradizionale, volutamente
ancorata alla regolarità del ritmo e della rima, Mallarmè ha compiuto un maniacale lavoro
di sperimentazione sulla lingua poetica, nel riuscito tentativo di affrancarla
dall’oppressione della logica narrativa e rappresentativa.
eroil- Messaggi : 6554
Data d'iscrizione : 25.07.16
Località : Neverwinter
Re: La poesia: rime nuove rime antiche
È tanto che non ti scrivo. Non ho tue notizie. Ma sempre
spero che un giorno tu possa tornare
nella città che hai cantato.
Come stupide navi si dissolvono gli anni.
Io recito al Wolker. Sono serena. Il passato
lo tengo lontano, sui margini, come un intruso.
C’è solo un filo di ignobile malinconia,
che trapela talvolta di sotto una porta,
ma io riesco a tagliarlo, fingendomi ottusa
e decrepita come una mummia di Strindberg.
La primavera ha inondato di bionde forsythie
la piccola casa in cui vivo, in cui studio le parti.
Com’è duro parlarsi a distanza,
quando l’armadio del cuore
vorrebbe aprirsi in un fiotto di chiacchiere.
Eppure vedrai, se verrai: dopo secoli
non avremo che dirci, vi sarà solo un attònito,
goffo, appallottolato, bruciante silenzio.
Angelo Maria Ripellino
da “Lo splendido violino verde”, Einaudi, Torino, 1976
spitfire- Messaggi : 2441
Data d'iscrizione : 24.09.17
Località : sul ramo di una betulla
Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Da:
Un sogno dentro un sogno
"Tutto quello che
vediamo, quello che
sembriamo
Non è che un sogno
dentro un sogno."
Edgar Allan Poe (1809-1849)
Edgar Allan Poe è stato uno scrittore, poeta, critico letterario, giornalista, editore
e saggista statunitense. È considerato uno dei più grandi e influenti scrittori
statunitensi della storia.
Un sogno dentro un sogno
"Tutto quello che
vediamo, quello che
sembriamo
Non è che un sogno
dentro un sogno."
Edgar Allan Poe (1809-1849)
Edgar Allan Poe è stato uno scrittore, poeta, critico letterario, giornalista, editore
e saggista statunitense. È considerato uno dei più grandi e influenti scrittori
statunitensi della storia.
eroil- Messaggi : 6554
Data d'iscrizione : 25.07.16
Località : Neverwinter
Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Quando esiliato dal nido dell’eternità,
il primo uomo,
sbalordito e pensieroso attraversava i boschi o i campi,
la luce, l’orizzonte o le nuvole
lo torturavano, rimproverandolo – ed ogni fiore
lo dardeggiava con un ricordo del Paradiso –
e, il primo uomo, il vagabondo, non poteva piangere.
Una volta, sfinito dal blu troppo chiaro
della Primavera,
con l’anima di un bambino, il primo uomo
cadde con la faccia nella polvere:
– Signore, prenditi la mia vista,
o, se puoi, annebbia i miei occhi
con un velo,
per non vedere
nè i fiori, nè il cielo, nè i sorrisi di Eva, nè le nuvole,
perché – vedi – la loro luce mi fa male.
E poi, il Misericordioso, in un momento di pietà
gli donò le lacrime.
– Lucian Blaga –
il primo uomo,
sbalordito e pensieroso attraversava i boschi o i campi,
la luce, l’orizzonte o le nuvole
lo torturavano, rimproverandolo – ed ogni fiore
lo dardeggiava con un ricordo del Paradiso –
e, il primo uomo, il vagabondo, non poteva piangere.
Una volta, sfinito dal blu troppo chiaro
della Primavera,
con l’anima di un bambino, il primo uomo
cadde con la faccia nella polvere:
– Signore, prenditi la mia vista,
o, se puoi, annebbia i miei occhi
con un velo,
per non vedere
nè i fiori, nè il cielo, nè i sorrisi di Eva, nè le nuvole,
perché – vedi – la loro luce mi fa male.
E poi, il Misericordioso, in un momento di pietà
gli donò le lacrime.
– Lucian Blaga –
spitfire- Messaggi : 2441
Data d'iscrizione : 24.09.17
Località : sul ramo di una betulla
Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Je vais te dire un grand secret…
Je vais te dire un grand secret Le temps c’est toi
Le temps est femme Il a
Besoin qu’on le courtise et qu’on s’asseye
À ses pieds le temps comme une robe à défaire
Le temps comme une chevelure sans fin
Peignée
Un miroir que le souffle embue et désembue
Le temps c’est toi qui dors à l’aube où je m’éveille
C’est toi comme un couteau traversant mon gosier
Oh que ne puis-je dire ce tourment du temps qui ne passe point
Ce tourment du temps arrêté comme le sang dans les vaisseaux bleus
Et c’est bien pire que le désir interminablement non satisfait
Que cette soif de l’œil quand tu marches dans la pièce
Et je sais qu’il ne faut pas rompre l’enchantement
Bien pire que de te sentir étrangère
Fuyante
La tête ailleurs et le cœur dans un autre siècle déjà
Mon Dieu que les mots sont lourds Il s’agit bien de cela
Mon amour au-delà du plaisir mon amour hors de portée aujourd’hui de l’atteinte
Toi qui bats à ma tempe horloge
Et si tu ne respires pas j’étouffe
Et sur ma chair hésite et se pose ton pas
Je vais te dire un grand secret Toute parole
À ma lèvre est une pauvresse qui mendie
Une misère pour tes mains une chose qui noircit sous ton regard
Et c’est pourquoi je dis si souvent que je t’aime
Faute d’un cristal assez clair d’une phrase que tu mettrais à ton cou
Ne t’offense pas de mon parler vulgaire Il est
L’eau simple qui fait ce bruit désagréable dans le feu
Je vais te dire un grand secret Je ne sais pas
Parler du temps qui te ressemble
Je ne sais pas parler de toi je fais semblant
Comme ceux très longtemps sur le quai d’une gare
Qui agitent la main après que les trains sont partis
Et le poignet s’éteint du poids nouveau des larmes
Je vais te dire un grand secret J’ai peur de toi
Peur de ce qui t’accompagne au soir vers les fenêtres
Des gestes que tu fais des mots qu’on ne dit pas
J’ai peur du temps rapide et lent j’ai peur de toi
Je vais te dire un grand secret Ferme les portes
Il est plus facile de mourir que d’aimer
C’est pourquoi je me donne le mal de vivre
Mon amour
Louis Aragon
da “Elsa”, Édition Gallimard, 1959
Je vais te dire un grand secret Le temps c’est toi
Le temps est femme Il a
Besoin qu’on le courtise et qu’on s’asseye
À ses pieds le temps comme une robe à défaire
Le temps comme une chevelure sans fin
Peignée
Un miroir que le souffle embue et désembue
Le temps c’est toi qui dors à l’aube où je m’éveille
C’est toi comme un couteau traversant mon gosier
Oh que ne puis-je dire ce tourment du temps qui ne passe point
Ce tourment du temps arrêté comme le sang dans les vaisseaux bleus
Et c’est bien pire que le désir interminablement non satisfait
Que cette soif de l’œil quand tu marches dans la pièce
Et je sais qu’il ne faut pas rompre l’enchantement
Bien pire que de te sentir étrangère
Fuyante
La tête ailleurs et le cœur dans un autre siècle déjà
Mon Dieu que les mots sont lourds Il s’agit bien de cela
Mon amour au-delà du plaisir mon amour hors de portée aujourd’hui de l’atteinte
Toi qui bats à ma tempe horloge
Et si tu ne respires pas j’étouffe
Et sur ma chair hésite et se pose ton pas
Je vais te dire un grand secret Toute parole
À ma lèvre est une pauvresse qui mendie
Une misère pour tes mains une chose qui noircit sous ton regard
Et c’est pourquoi je dis si souvent que je t’aime
Faute d’un cristal assez clair d’une phrase que tu mettrais à ton cou
Ne t’offense pas de mon parler vulgaire Il est
L’eau simple qui fait ce bruit désagréable dans le feu
Je vais te dire un grand secret Je ne sais pas
Parler du temps qui te ressemble
Je ne sais pas parler de toi je fais semblant
Comme ceux très longtemps sur le quai d’une gare
Qui agitent la main après que les trains sont partis
Et le poignet s’éteint du poids nouveau des larmes
Je vais te dire un grand secret J’ai peur de toi
Peur de ce qui t’accompagne au soir vers les fenêtres
Des gestes que tu fais des mots qu’on ne dit pas
J’ai peur du temps rapide et lent j’ai peur de toi
Je vais te dire un grand secret Ferme les portes
Il est plus facile de mourir que d’aimer
C’est pourquoi je me donne le mal de vivre
Mon amour
Louis Aragon
da “Elsa”, Édition Gallimard, 1959
spitfire- Messaggi : 2441
Data d'iscrizione : 24.09.17
Località : sul ramo di una betulla
Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Lupi e...Perseidi
Sulla collina
in punta alla roccia
dove vision
Di luna chiara
con due uu-hu u-uuh
la serenata
Vuoi iniziar
ma zittito osservi
scie luminose
In valle woolf
il guardian dei greggi
risponde due
Lunghi latrati
indirizzati non so
se a te lupo
Oppure alle
lunghe scie luminose
delle Perseidi
Eroil (10/08/2020)
Sulla collina
in punta alla roccia
dove vision
Di luna chiara
con due uu-hu u-uuh
la serenata
Vuoi iniziar
ma zittito osservi
scie luminose
In valle woolf
il guardian dei greggi
risponde due
Lunghi latrati
indirizzati non so
se a te lupo
Oppure alle
lunghe scie luminose
delle Perseidi
Eroil (10/08/2020)
eroil- Messaggi : 6554
Data d'iscrizione : 25.07.16
Località : Neverwinter
Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Dio
Non attender che Dio su te discenda
e che ti dica: Sono.
Senso alcuno non ha quel Dio che afferma
l'onnipotenza sua.
Sentilo tu, nel soffio ond'ei ti ha colmo
da che respiri e sei.
Quando, non sai perché, ti avvampa il cuore,
è Lui che in te si esprime.
R.M. Rilke (1875-1926)
Nome completo René Karl Wilhelm Johann Josef Maria Rilke, è stato uno scrittore, poeta
e drammaturgo austriaco di origine boema. È considerato uno dei più importanti poeti
di lingua tedesca del XX secolo.
+
Rilke si muove nella sua poesia in modo simile alle filosofie di Schopenhauer e soprattutto
Nietzsche, verso una radicale rottura con la naturalezza del Cristianesimo occidentale
da una parte, e con la ricerca di una spiegazione moderna e scientifica della verità dall'altra.
Qui il Dio di Rilke appare panteistico e presente in tutte le cose, e la sua religiosità sembra
più di tipo lirico-simbolico.
Non attender che Dio su te discenda
e che ti dica: Sono.
Senso alcuno non ha quel Dio che afferma
l'onnipotenza sua.
Sentilo tu, nel soffio ond'ei ti ha colmo
da che respiri e sei.
Quando, non sai perché, ti avvampa il cuore,
è Lui che in te si esprime.
R.M. Rilke (1875-1926)
Nome completo René Karl Wilhelm Johann Josef Maria Rilke, è stato uno scrittore, poeta
e drammaturgo austriaco di origine boema. È considerato uno dei più importanti poeti
di lingua tedesca del XX secolo.
+
Rilke si muove nella sua poesia in modo simile alle filosofie di Schopenhauer e soprattutto
Nietzsche, verso una radicale rottura con la naturalezza del Cristianesimo occidentale
da una parte, e con la ricerca di una spiegazione moderna e scientifica della verità dall'altra.
Qui il Dio di Rilke appare panteistico e presente in tutte le cose, e la sua religiosità sembra
più di tipo lirico-simbolico.
eroil- Messaggi : 6554
Data d'iscrizione : 25.07.16
Località : Neverwinter
Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Di Dio puoi parlare soltanto in questo modo: Lo incarni in un fiore e lo sollevi nei palmi delle tue mani, Lo trasformi in un pensiero e Lo nascondi nella tua anima, Lo assomigli ad una sorgente di acqua e Lo lasci scorrere dolcemente sui tuoi piedi, Lo trasformi in sole e lo raduni nei tuoi occhi, Lo incarni uomo e Lo preghi di sedersi accanto a te ...
Lucian Blaga
spitfire- Messaggi : 2441
Data d'iscrizione : 24.09.17
Località : sul ramo di una betulla
Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Plenilunio d'Agosto
Bianca luna tu
rimirandoti lassù
all'improvviso.
Con svolazzare
instabil t'attraversò
nero volatil.
Sembrava con te
lassù nell'immensità
il chirottero.
In ciel danzante
a cercar falena li
per cena sua.
Eroil (28/07/2020)
Lo so un po' in anticipo...ma avevo paura di perdere il ritmo...
Bianca luna tu
rimirandoti lassù
all'improvviso.
Con svolazzare
instabil t'attraversò
nero volatil.
Sembrava con te
lassù nell'immensità
il chirottero.
In ciel danzante
a cercar falena li
per cena sua.
Eroil (28/07/2020)
Lo so un po' in anticipo...ma avevo paura di perdere il ritmo...
eroil- Messaggi : 6554
Data d'iscrizione : 25.07.16
Località : Neverwinter
Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Amore, vorrei averti amato
non ora, ma in quel tempo
quando solo, per l’unica volta,
si ama. La bellezza
allora è impervia, e insieme liscia
indifesa, terribile, soltanto
chi ne è parte non vede
la dura divinità di quel dono.
Senza riparo o rete
avrei voluto amarti
perdendo la nozione che separa
la tua impazienza dal campo di grano,
il mattino dall’anno, dalla vita.
Inseguo la tua immagine
una delle lune di allora, un fuoco
un principio imperioso,
cosa solo del buio, del mistero
di anni senza conto scorsi via.
Daniele Piccini
da “Terra dei voti”, Crocetti Editore, 2004
spitfire- Messaggi : 2441
Data d'iscrizione : 24.09.17
Località : sul ramo di una betulla
Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Ho portato la mia vita fino a qui
Fino a questo punto che lotta
Sempre vicino al mare
Giovinezza sulle rocce, petto
Contro petto nel vento.
Dove mai può andare un uomo
Che non è altro che uomo
Contando con la rugiada i suoi verdi
Attimi, con le acque le visioni
Del suo udito e con ali i suoi rimorsi
Ah vita
Di un ragazzo che si fa uomo
Sempre vicino al mare quando il sole
Gli insegna a respirare là dove scomparirà
L’ombra di un gabbiano.
Ho portato la mia vita fino a qui
Bianchi addendi totale nero
Pochi alberi e pochi
Ciottoli bagnati
Dita leggere per carezzare una fronte
Quale fronte
Ha pianto tutta la notte l’attesa e non c’è più
Non c’è più nessuno
Che faccia risuonare libero il passo
Sorgere rinvigorita la voce
E sciabordare le prue nel molo scrivendo
Un nome più azzurro all’orizzonte
Pochi anni e poche onde
Remigare sensibile
Nelle baie che circondano l’amore.
Ho portato la mia vita fino a qui
Solco amaro inciso nella sabbia che scomparirà.
– Chi vide due occhi sfiorare il suo silenzio
E riunì il loro splendore cingendo mille mondi
Ricordi agli altri soli il suo sangue
Più vicino alla luce
C’è un sorriso che ripaga la fiamma –
Ma qui in luogo ignaro che svanisce
In un mare aperto e impietoso
Il successo perde le piume
Turbinio d’ali
E di attimi legati alla terra
Terra dura sotto piedi
Impazienti, terra da vertigini
Vulcano estinto.
Ho portato la mia vita fino a qui
Pietra votata all’umido elemento
Più lontano oltre le isole
Più in basso delle onde
In compagnia delle ancore
– Quando passano le chiglie fendendo impetuose
Un nuovo ostacolo e lo vincono
E con tutti i delfini albeggia la speranza
Vittoria del sole in un cuore umano –
Le reti del dubbio tirano su
Una figura di sale
Scolpita a fatica
Indifferente bianca
Che volge verso il mare l’orbita vuota degli occhi
Sorreggendo l’infinito.
Odisseas Elitis
(Traduzione di Paola Maria Minucci)
da “Orientamenti, 1940”, in “È presto ancora”, Donzelli Poesia, 2011
spitfire- Messaggi : 2441
Data d'iscrizione : 24.09.17
Località : sul ramo di una betulla
Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Il Drago
L'erto sentiero
di tornanti avvolto
sale la china
Il destrier piano
appoggia la zampa giù
l'ultimo tratto
E siam in cima
lungo collo da serpente
m'osservan occhi
Verdi sottile
riga magnetica mi
priva volontà
Ali spiegate
oscure come l'oblio
lancia in resta
All'attacco vo
l'ala cala su di noi
sto urlando nel
Risveglio senza
fiato rimenbro occhi
verdi su di me
Eroil (03/07/2020)
Nota: Sette Haiku fanno una poesia?
L'erto sentiero
di tornanti avvolto
sale la china
Il destrier piano
appoggia la zampa giù
l'ultimo tratto
E siam in cima
lungo collo da serpente
m'osservan occhi
Verdi sottile
riga magnetica mi
priva volontà
Ali spiegate
oscure come l'oblio
lancia in resta
All'attacco vo
l'ala cala su di noi
sto urlando nel
Risveglio senza
fiato rimenbro occhi
verdi su di me
Eroil (03/07/2020)
Nota: Sette Haiku fanno una poesia?
eroil- Messaggi : 6554
Data d'iscrizione : 25.07.16
Località : Neverwinter
Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Sognò che apriva gli occhi, su soli
Che s’avvicinavano al porto, ancora
Silenziosi, fari spenti; ma raddoppiati nell’acqua grigia
Da un’ombra in cui cresceva il futuro colore.
Poi si risvegliò. Che cos’è la luce?
Che cos’è dipingere qui, di notte? Intensificare
Il blu di qui, gli ocra, tutti i rossi,
Non è la morte ancor piú di prima?
Quindi dipinse il porto ma lo fece in rovina,
Si sentiva l’acqua battere al fianco della bellezza
E i bambini gridare dentro camere chiuse,
Le stelle scintillavano tra le pietre.
Ma il suo ultimo quadro, soltanto uno schizzo,
Sembra essere Psiche che, tornata,
Si è accasciata in lacrime o canticchia, nell’erba
Che s’aggroviglia alla soglia del castello d’Amore.
Yves Bonnefoy
(Traduzione di Fabio Scotto)
da “Quel che fu senza luce” (1987), in “Yves Bonnefoy, Seguendo un fuoco”, Crocetti Editore, 2003
spitfire- Messaggi : 2441
Data d'iscrizione : 24.09.17
Località : sul ramo di una betulla
Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Mihai Eminescu - Poesie
Traduzione di Ramiro Ortiz
EPISTOLA I.
Ouando, colle palpebre stanche, la sera soffio sulla candela,
solo l’orologio seguita il suo viaggio sulla lunga strada del tempo;
poiché, quando scosto le tendine, e nella stanza
la luna versa su ogni oggetto la sua luce voluttuosa,
quella luce fa sorger dalla notte del ricordo tutta un’eternità
di dolori, che noi sentiamo come in sogno, uno per uno.
O luna, signora del mare, tu scivoli sulla volta del cielo
e, ai pensieri dando vita, fai dimenticare il dolore;
migliaia di deserti risplendono al lume tuo verginale,
e migliaia di boschi rivelan nell’ombra tremolio di sorgenti.
Su quante migliaia di flutti la tua signoria si stende,
quando navighi sulla mobile solitudine dei mari!
Quante sponde fiorite, quai palazzi e qual città,
avvolti nella tua luce mostri tu a te stessa!
E in quante migliaia di case sei penetrata dalla finestra,
quante fronti chine dal pensiero, pensierosa hai guardate!
Ecco un re che ne’ suoi piani irretisce il mondo per un secolo,
mentre il povero a mala pena al domani può pensare.
Benché sorti differenti trasser fuori dell’urna del Destino,
egualmente li governa la tua luce e il genio della Morte,
poi che schiavi ovver potenti, genii o idioti
trascinan tutti la medesima servii catena di dolore.
[p. 80]
Uno scruta nello specchio come inanellarsi il crine,
l’altro scruta il vero eterno nel tempo e nello spazio.
Dalle pagine ingiallite toglie un altro fatti obliati
e nomi e date scolpisce sul rabój,
mentre il vicino dà legge al mondo calcolando dal suo banco
quanto oro il mare trasporta sulle sue navi nere.
Ecco là il vecchio Maestro, colla sua giacca consumata ai gomiti,
che, sprofondato in un calcolo senza fine, somma e somma,
e, tremante di freddo, s’abbottona la vecchia zimarra sul petto,
nasconde il collo nel bavero e colla bambagia si tura gli orecchi.
Raggrinzito com’è, curvo e miserabile,
l’universo smisurato sta nel cenno del suo mignolo,
poi che sotto la sua fronte il passato col futuro si fonde,
e la profonda notte dell’eternità ei la traduce in formule.
Come, nei tempi andati, Atlante reggeva il cielo sugli omeri,
cosi egli fa poggiare il mondo e l’eternità su di un numero.
Mentre la luna risplende sulle costole dei tomi,
migliaia di secoli indietro lo rapisce il pensiero,
lo rapisce ai principi del mondo, prima dell' essere e del non essere,
quando ogni cosa era priva di vita e volontà,
quando nulla era ignoto, benché tutto fosse ignoto,
quando, inteso da sè stesso riposava il non-inteso.
Fu voragine? abisso? immensa distesa d’acque?
Mondo conosciuto non ci fu, nè mente che lo conoscesse;
poi ch’era tutto una tenebra come un mare senza luna
e non potè vedersi, nè esistè occhio che lo vedesse;
l’ombra delle cose non fatte non aveva cominciato a diradarsi
e, paga di sè stessa, dominava la pace eterna!
Di botto un punto si muove.... primo e solo! Eccolo
che del Caos si fa madre e lui diventa il padre,
e quel punto in movimento, assai men consistente d’un atomo di spuma,
è padrone assoluto, oltre i confini del mondo.
[p. 81]
Da quell’attimo fino ad oggi, colonie di mondi perduti
sorgon dalle grige valli del Caos per vie non conosciute,
e, in sciami luminosi zampillando dall’infinito,
sono attratti nella vita da un desiderio senza fine,
e in questo gran mondo, noi figli del mondo piccolo
fabbrichiamo sulla terra città di formiche,
nazioni microscopiche, re, soldati, imperatori,
succedendo gli uni agli altri e tenendoci per grandi,
moscerini effimeri su d’un mondo che si misura col
rotiamo nell’infinito, dimenticando affatto
che questo mondo intero è un attimo sospeso,
dinanzi al quale e dietro non vediamo che tenebre.
Come danzano i corpuscoli nella luce di un raggio,
milioni di punti d’oro che muoiono collo sparir del raggio,
cosi nell’infinita, profonda notte dell’eternità
abbiamo l’attimo, abbiamo il raggio della vita presente....
Spento il raggio, tutto muore come un’ombra nelle tenebre,
poi ch’è sogno inesistente il chimerico universo.
Al presente non si ferma la mente del filosofo,
che in un attimo vola innanzi per mille secoli:
il sole, oggi si superbo, lo vede triste e consumato
nascondersi, come in una ferita, tra nere nuvole.
e i pianeti raffreddarsi e razzar ribelli nello spazio,
sottrattisi al freno della luce e del sole;
e i poli del mondo oscurarsi sprofondando nell’abisso,
e cader tutte le stelle come le foglie d’autunno;
e il tempo morto stirare il corpo e divenire eternità,
poi che nulla più accade nello spazio deserto,
e nella notte del non-essere tutto cade, tutto tace,
poi che, paga di sè stessa, ricomincia l’eterna pace...
[p. 82]···········
Cominciando dai più bassi nella scala degli umani,
e salendo dove in cima stan le teste coronate,
li vediam tutti dall’enigma di lor vita tormentati
nè sappiam quali fra loro sono i più disgraziati....
Un sol uomo è in tutti, come una cosa sola è in tutte;
al disopra d’ogni cosa si eleva chi può farlo,
mentre gli altri stan nell’ombra, col cuor pieno d’umiltà,
e si perdon nel mistero come spuma passeggierà;
che importa al Destin cieco ciò ch’ei pensano o desiderano?
Egli passa come il vento sulle stirpi degli umani!
Lo felicitin gli scrittori, sia noto a tutto il mondo
qual vantaggio viene al vecchio Maestro da tutto ciò?
L’immortalità! mi direte, e, certo, tutta la vita
come l’edera all’olmo, egli a un’idea ha avvinta.
Quando morrò - dice tra sè - il mio nome di bocca, in bocca
si tramanderanno i secoli e lo porteranno lontano,
in ogni tempo, in ogni luogo; nel cantuccio d’un cervello
troveranno col mio nome un ricovero i miei scritti!
Misero! ricordi forse tutto quanto hai veduto al mondo?
quanto è avvenuto ai giorni tuoi? quanto tu stesso hai detto?
Quasi nulla! Qua e là qualche brandello d’immagine,
un’orma di pensiero, uno straccio di carta.
E se la stessa tua vita non la ricordi appuntino
si stilleran gli altri il cervello per sapere quale è stata?
Forse un pedante dagli occhiali verdognoli, fra un secolo,
seduto fra i suoi tomi marci, marcio egli stesso,
l’atticismo della tua lingua vorrà pesar sulla bilancia,
e de’ tuoi libri la polvere soffierà via dagli occhiali,
[p. 83]
riassumendoli in due righe che finiscan col tuo nome
in una nota stitica, appiè d’un’arida pagina.
Puoi creare un mondo intero, poi ridurlo in frantumi,
su ogni cosa si depone una zolla di terra,
e la mano, che lo scettro sognò un di dell’universo,
ed i pensieri, che tutto l’orbe abbracciarono e dominarono,
fra quattro assi troveranno sicuro ricovero e amico.
Verran forse dietro la tua bara in funereo corteo,
splendido come un’ironia, con lo sguardo indifferente,
gli amici, i colleghi, le conoscenze, e.... i nemici,
e fra tutti sorgerà a parlare un vanitosetto
non a rendere onore a te, ma per metter sè in evidenza
coll’aiuto del tuo nome: ecco quello che ti attende.
E.... vedrai! I posteri saranno anche più giusti:
non potendo elevarsi fino a te, credi tu che vorranno ammirarti?
Applaudiranno certo alla biografia ingegnosa,
che cercherà dimostrare che non sei stato un gran che,
che sei stato come loro, e ciascuno ne sarà lusingato
di saper che non fosti niente più di loro,
e tutti le nari scimunite gonfieran nelle dotte adunanze,
quando di te sarà parola. Ci sarà l’intesa tacita
di lodarti a parole con una smorfia d’ironia,
ma, quando sarai caduto nelle mani d’un qualunque arfasatto,
ti emenderanno, e diranno ch’è male
qualunque cosa essi non avranno capita,
e, per giunta alla derrata, cercheran col fuscellino
per trovar quante più macchie sarà possibile nella tua vita,
e malignità e scandali pettegoli. Ecco quanto ti avvicina
a costoro.
Non la luce che avrai versata sul mondo,
ma i difetti e le colpe, la stanchezza e la debolezza,
tutte insomma le miserie che sono in fatal modo
inerenti a un povero pugno di terra,
[p. 84]
con tutte le incertezze d’un povero spirito tormentato;
più, assai più li attrarranno che quanto avrai pensato!
···········
Fra i muri e fra gli alberi che dai rami piovon fiori....
come spande la luna piena il suo calmo splendore!
E dalla notte del ricordo quanti desiderii evóca
privi ormai del lor dolore e sentiti come in sogno,
poiché apre quella porta per cui entriam nel nostro interno
ed evóca mille ombre dopo spenta la candela....
Migliaia di deserti risplendono al lume tuo verginale
e migliaia di boschi rivelan nell’ombra tremolio di sorgenti.
Su quante migliaia di flutti la tua signoria si stende,
quando navighi sulla mobile solitudine dei mari!
E su tutti quanti al mondo son soggetti al Destino
egualmente impera il raggio tuo e il genio della Morte!
spitfire- Messaggi : 2441
Data d'iscrizione : 24.09.17
Località : sul ramo di una betulla
Re: La poesia: rime nuove rime antiche
La vita – è il solo modo
per coprirsi di foglie,
prendere fiato sulla sabbia,
sollevarsi sulle ali;
essere un cane,
o carezzarlo sul suo pelo caldo;
distinguere il dolore
da tutto ciò che dolore non è;
stare dentro gli eventi,
dileguarsi nelle vedute,
cercare il più piccolo errore.
Un’occasione eccezionale
per ricordare per un attimo
di che si è parlato
a luce spenta;
e almeno per una volta
inciampare in una pietra,
bagnarsi in qualche pioggia,
perdere le chiavi tra l’erba;
e seguire con gli occhi una scintilla nel vento;
e persistere nel non sapere
qualcosa d’importante.
Wisława Szymborska
(Traduzione di Pietro Marchesani)
da “Attimo”, Libri Scheiwiller, 2004
spitfire- Messaggi : 2441
Data d'iscrizione : 24.09.17
Località : sul ramo di una betulla
Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Quale coesione d’anima tra gli alcioni del pomeriggio!
Quale calma nelle voci della terra lontana!
Il cuculo nel manto degli alberi
E l’ora mistica della cena dei pescatori
E il mare che suona la fisarmonica
Il lontano tormento della donna
Della bella che si denudò il seno
Quando il ricordo entrò nei nidi
E i lillà aspersero di fuoco il tramonto!
Con la barca e le vele della Vergine
Salparono con l’augurio dei venti
Gli amanti dei gigli esiliati
Ma la notte qua come mormorò nel sonno
Con capelli fluttuanti su un collo luminoso
O su ampie spiagge bianche
E come con la spada dorata di Orione come
Si sparse e si riversò in alto
La polvere dai sogni delle ragazze
Che odoravano basilico e menta!
Nei trivi dove si fermò l’antica maga
Bruciando con timo secco i venti
Lievi scivolarono le ombre flessuose
Reggendo in mano una brocca d’acqua silente
Facilmente come se entrassero in Paradiso
E la preghiera dei grilli tanto riempì di schiuma i campi
Che le belle apparvero vestite di luna
Per danzare nell’aia di mezzanotte…
Oh segni che passate sui fondali
Dell’acqua che regge uno specchio
Sette piccoli gigli che risplendete
Quando tornerà la spada di Orione
Troverà del pane povero sotto il lume
Ma un’anima nella brace delle stelle
Troverà grandi braccia che si aprono sull’infinito
Alghe solitarie ultimi nati del lido
Anni piccole pietre verdi
Oh piccola pietra verde – quale profeta di tempeste ti vide
Fermare la luce al nascere del giorno
La luce al nascere dei due occhi del mondo!
Odisseas Elitis
(Traduzione di Paola Maria Minucci)
da “Orientamenti”, 1940, in “Odisseas Elitis, È presto ancora”, Donzelli Poesia, 2011
spitfire- Messaggi : 2441
Data d'iscrizione : 24.09.17
Località : sul ramo di una betulla
spitfire- Messaggi : 2441
Data d'iscrizione : 24.09.17
Località : sul ramo di una betulla
Pagina 4 di 12 • 1, 2, 3, 4, 5 ... 10, 11, 12
Pagina 4 di 12
Permessi in questa sezione del forum:
Non puoi rispondere agli argomenti in questo forum.