La poesia: rime nuove rime antiche
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Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Perchè bella..la ripropongo.
Ho un fiore in mano forse.
Strano.
Nella mia vita deve esserci
stato un giardino un tempo.
Nell’altra mano stringo
una pietra.
Con fiera grazia.
Nessun sospetto
per preavvisi di mutamenti,
sentore di difese piuttosto.
Nella mia vita deve esserci
stata ignoranza un tempo.
Sorrido.
La curva del sorriso,
il cavo del mio umore,
somiglia a un arco ben teso,
pronto.
Nella mia vita deve esserci
stato un bersaglio un tempo.
E predisposizione a vincere.
Lo sguardo affondato
nel peccato originale:
assapora il frutto proibito
dell’attesa.
Nella mia vita deve esserci
stata fede un tempo.
La mia ombra, nient’altro che un gioco del sole.
Addosso un’uniforme d’incertezza.
Non ha ancora fatto in tempo a essermi
compagna o delatrice.
Nella mia vita deve esserci
stata abbondanza un tempo.
Tu non ci sei.
Ma se c’è un precipizio nel paesaggio
se io sto sull’orlo
con un fiore in mano e sorrido,
vuol dire che da un momento all’altro arriverai.
Nella mia vita deve esserci
stata vita un tempo.
Kikí Dimoulà
(Traduzione di Maria Paola Minucci)
da “L’adolescenza dell’oblio”, Crocetti Editore, 2000
Ho un fiore in mano forse.
Strano.
Nella mia vita deve esserci
stato un giardino un tempo.
Nell’altra mano stringo
una pietra.
Con fiera grazia.
Nessun sospetto
per preavvisi di mutamenti,
sentore di difese piuttosto.
Nella mia vita deve esserci
stata ignoranza un tempo.
Sorrido.
La curva del sorriso,
il cavo del mio umore,
somiglia a un arco ben teso,
pronto.
Nella mia vita deve esserci
stato un bersaglio un tempo.
E predisposizione a vincere.
Lo sguardo affondato
nel peccato originale:
assapora il frutto proibito
dell’attesa.
Nella mia vita deve esserci
stata fede un tempo.
La mia ombra, nient’altro che un gioco del sole.
Addosso un’uniforme d’incertezza.
Non ha ancora fatto in tempo a essermi
compagna o delatrice.
Nella mia vita deve esserci
stata abbondanza un tempo.
Tu non ci sei.
Ma se c’è un precipizio nel paesaggio
se io sto sull’orlo
con un fiore in mano e sorrido,
vuol dire che da un momento all’altro arriverai.
Nella mia vita deve esserci
stata vita un tempo.
Kikí Dimoulà
(Traduzione di Maria Paola Minucci)
da “L’adolescenza dell’oblio”, Crocetti Editore, 2000
spitfire- Messaggi : 2441
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Località : sul ramo di una betulla
Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Gennaio 2022
Esoterico spirituale
il ventidue è
simbol di luce
armonia e collaborazione,
dice lo stolto che bello,
sarà prezioso laborioso
sostanzioso...
considera amico mio
questo primo mese
è la sua miglior espressione.
Eroil (24/01/2022)
-Il pessimismo, voragine senza fondo-
Esoterico spirituale
il ventidue è
simbol di luce
armonia e collaborazione,
dice lo stolto che bello,
sarà prezioso laborioso
sostanzioso...
considera amico mio
questo primo mese
è la sua miglior espressione.
Eroil (24/01/2022)
-Il pessimismo, voragine senza fondo-
eroil- Messaggi : 6554
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Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Venne a trovarmi una ragazza,
tra le corolle multirazziali
mi chiese sette rose di carta
il cuore balbettava
dove le sue mani e i capelli
ci legavano in un passato circostante.
Aveva combattuto suo padre
-un gioco tra ombre-
per capire com’era successo
d’aver perso l’amore
e non aver mai chiesto niente.
Solo il cielo boreale acconsentì
svelando le sue fragilità e l’aurora:
distese le rose di carta a terra
su una tomba senza parole,
l’inchiostro cadeva dal cielo
in domande
i petali avrebbero risposto
catturando un vecchio discorso
rimasto sospeso.
Moka
da “Vuoti d’aria”, Le Mezzelane Casa Editrice, 2021
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Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Innaffia tu la pianta
e lasciami piangere.
Scrivi però le ragioni,
forse devo altro dolore.
Voglio avere la coscienza in pace
di avere sofferto per tutto.
Scrivi che piango per uno specchio.
Un tempo oggetto ornamentale,
oggi oracolo.
Per la brusca buonanotte
che danno le poche possibilità
e si dileguano.
Scrivi che piango per la tua finestra,
chiusa e senza saluti,
melanconica per nascita.
Per gli uccelli dell’ultimo decennio.
Il loro terrore delle antenne televisive.
Per il loro adattarsi
e svolazzare
tra questi alberi di ferro.
Scrivi.
Per questo sabato sera sepolto
tra due cipressi
nella chiesa di campagna.
Per la luna in lutto – indossa
una cravatta nera nuvola,
scrivi che piange.
Piango perché mi hai chiesto
se ho visto la luna piena.
No, non ho visto niente di pieno, non ho vissuto.
Piango perché i ragazzi portano lo zaino
come una conoscenza già completa,
e non entrano nel tenero rassicurante
delle ore ancora acerbe
e non giocano.
Scrivi che piango per le madri.
Le più antiche madri.
Belle ed esili,
amanti delle finestre,
arpiste della vedetta
che la morte ha colto impreparate
e sono longeve materne
nelle fotografie del salotto
e nei ricami.
Piango perché hanno acceso le luci
e la domenica gatta raggomitolata
sulla mia finestra.
Scrivi che piango per le bufere,
il poco cibo,
per tutto il Poco,
per i terremoti
senza preavviso.
Piango perché va sprecata
la notizia che mi hai dato
della prima farfalla vista ieri.
Piango perché non fa notizia l’effimero.
Scrivi. Piango
perché la sorte si è chiusa in casa,
la dilazione è arrivata al boia,
la borraccia è arrivata nel deserto,
la gioventù nella fotografia.
Piango perché chissà chi chiuderà
dei miei giorni gli occhi.
Innaffia tu la pianta
e lasciami piangere perché…
Kikí Dimulà
(Traduzione di Maria Paola Minucci)
da “L’adolescenza dell’oblio”, Crocetti Editore, 2000
spitfire- Messaggi : 2441
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Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Ricordi che ti dicevo: quando fischiano le navi non startene nel porto.
Ma il giorno che fuggiva era nostro e non avremmo mai voluto lasciarlo
Un fazzoletto amaro stava per salutare l’uggioso ritorno
Pioveva davvero molto e le strade erano deserte
Con un tenue, indefinito sapore autunnale
Finestre chiuse e la gente così dimenticata
– Perché tutti ci hanno lasciato? Perché tutti ci hanno lasciato? E stringevo le tue mani
Non aveva niente di strano il mio grido.
… Un giorno ce ne andremo in silenzio e vagheremo
Per le città tumultuose e i mari deserti
Con un desiderio acceso sulle labbra
È l’amore che abbiamo cercato e che ci hanno negato
Tu dimenticavi le nostre lacrime, la nostra gioia, i nostri ricordi
Salutando le bianche vele al vento.
Forse non resta nient’altro che questo da ricordare.
Nella mia anima sussulta l’angoscioso Perché,
Assorbo il vento della solitudine e dell’abbandono
Batto le mura della mia umida prigione e non attendo risposta
Nessuno mai toccherà la misura della mia tenerezza e della
mia tristezza.
E tu aspetti una lettera che non arriva
Una voce riecheggia lontana nella tua memoria e si spegne
E uno specchio misura cupo la tua immagine
La nostra perduta inconsapevolezza, le perdute ali.
Manolis Anaghnostakis
(Traduzione di Vincenzo Orsina)
da “Stagioni, 1945”, in ”Manolis Anaghnostakis, Poesie”, Crocetti Editore, 2021
Ma il giorno che fuggiva era nostro e non avremmo mai voluto lasciarlo
Un fazzoletto amaro stava per salutare l’uggioso ritorno
Pioveva davvero molto e le strade erano deserte
Con un tenue, indefinito sapore autunnale
Finestre chiuse e la gente così dimenticata
– Perché tutti ci hanno lasciato? Perché tutti ci hanno lasciato? E stringevo le tue mani
Non aveva niente di strano il mio grido.
… Un giorno ce ne andremo in silenzio e vagheremo
Per le città tumultuose e i mari deserti
Con un desiderio acceso sulle labbra
È l’amore che abbiamo cercato e che ci hanno negato
Tu dimenticavi le nostre lacrime, la nostra gioia, i nostri ricordi
Salutando le bianche vele al vento.
Forse non resta nient’altro che questo da ricordare.
Nella mia anima sussulta l’angoscioso Perché,
Assorbo il vento della solitudine e dell’abbandono
Batto le mura della mia umida prigione e non attendo risposta
Nessuno mai toccherà la misura della mia tenerezza e della
mia tristezza.
E tu aspetti una lettera che non arriva
Una voce riecheggia lontana nella tua memoria e si spegne
E uno specchio misura cupo la tua immagine
La nostra perduta inconsapevolezza, le perdute ali.
Manolis Anaghnostakis
(Traduzione di Vincenzo Orsina)
da “Stagioni, 1945”, in ”Manolis Anaghnostakis, Poesie”, Crocetti Editore, 2021
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Re: La poesia: rime nuove rime antiche
...Perché?
Tra dolor e abulia nella nebbia
d'incosciente realtà è li che m'attende
irridente icona della mia inutilità
un gemito mio voleva esser un perché
una fitta in più...ha inteso pietà...
nella seguente contrazione
una rabbia immensa mi sconvolge
un muto urlo perché...perché...
scivolando nell'incoscenza totale
un po' di pace.
Eroil (16/10/2021)
Tra dolor e abulia nella nebbia
d'incosciente realtà è li che m'attende
irridente icona della mia inutilità
un gemito mio voleva esser un perché
una fitta in più...ha inteso pietà...
nella seguente contrazione
una rabbia immensa mi sconvolge
un muto urlo perché...perché...
scivolando nell'incoscenza totale
un po' di pace.
Eroil (16/10/2021)
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Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Serve tornare alla poesia
al gioco crudo delle verità
occhi che frugano l’invisibile
il verso della luce oltre la crepa.
Ho conosciuto un fiore rosso sui binari
un fiore rosso sulla macchia grigia
L’ho visto un attimo soltanto
un sogno vivo tra le pietre
lo stelo come lucido ramarro
effimera bellezza di un papavero
senza nemmeno il tempo di un perché.
astrofelia franca donà
al gioco crudo delle verità
occhi che frugano l’invisibile
il verso della luce oltre la crepa.
Ho conosciuto un fiore rosso sui binari
un fiore rosso sulla macchia grigia
L’ho visto un attimo soltanto
un sogno vivo tra le pietre
lo stelo come lucido ramarro
effimera bellezza di un papavero
senza nemmeno il tempo di un perché.
astrofelia franca donà
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Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Tra l’andarsene e il restare dubita il giorno,
innamorato della sua trasparenza.
La sera circolare è già baia:
nel suo quieto viavai oscilla il mondo.
Tutto è visibile e tutto è elusivo,
tutto è vicino e tutto è intoccabile.
I fogli, il libro, il bicchiere, la matita
riposano all’ombra dei loro nomi.
Palpitare del tempo che nelle mie tempie ripete
la stessa ostinata sillaba di sangue.
La luce fa del muro indifferente
uno spettrale teatro di riflessi.
Nel centro di un occhio mi scopro;
non mi guarda, mi guardo nel suo sguardo.
Si dissipa l’istante. Senza muovermi,
io resto e me ne vado: sono una pausa.
Octavio Paz
(Traduzione di Ernesto Franco)
da “Albero interiore (1976-1987)”, in “Octavio Paz, Il fuoco di ogni giorno”, Garzanti, 1992
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Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Non amava affatto gli uccelli, i fiori, gli alberi
diventati simboli di idee, utilizzati allo stesso modo
da schieramenti opposti. Lui tentava
di riportarli al loro fondamento naturale. Le colombe, per esempio,
non emblema di un’infinità di convegni, ma begli uccelli
erotici, dal passo lento, che continuano a baciarsi
becco a becco nel mio cortile e mi riempiono le mattonelle
di escrementi e piume (mi piacciono così); o, al massimo,
piccoli postini che portano al di sopra delle pallottole
le lettere dei bambini poveri a Dio, in cui gli chiedono
scarpe e quaderni e un po’ di caramelle. I gigli
non emblemi di purezza, ma piante profumate
e sensuali, dai petali spalancati
che mostrano gli stami eretti con i pollini d’oro. E l’ulivo,
non premio di vittoria o di pace ma genitore fruttifero
che dà il buon olio per le nostre pietanze e per la lucerna,
per gli arrossamenti del neonato e il ginocchio ferito
del bambino irrequieto e disobbediente, e ancora
per il modesto lume della Madonna. E io – disse –
nient’affatto mito, eroe o dio, ma semplice operaio
al pari di te, di te e dell’altro – proletario dell’arte
innamorato sempre degli alberi, degli uccelli, degli animali e degli uomini,
innamorato soprattutto della bellezza dei pensieri puliti
e della bellezza dei corpi giovanili – un operaio
che scrive, scrive incessantemente su tutti e tutto
e ha un nome breve e facile a pronunciarsi: Ghiannis Ritsos.
Ghiannis Ritsos
Karlòvasi, 12.VIII.87
(Traduzione di Nicola Crocetti)
da “L’albero nudo”, 1987, in “Molto tardi nella notte”, Crocetti Editore, 2020
diventati simboli di idee, utilizzati allo stesso modo
da schieramenti opposti. Lui tentava
di riportarli al loro fondamento naturale. Le colombe, per esempio,
non emblema di un’infinità di convegni, ma begli uccelli
erotici, dal passo lento, che continuano a baciarsi
becco a becco nel mio cortile e mi riempiono le mattonelle
di escrementi e piume (mi piacciono così); o, al massimo,
piccoli postini che portano al di sopra delle pallottole
le lettere dei bambini poveri a Dio, in cui gli chiedono
scarpe e quaderni e un po’ di caramelle. I gigli
non emblemi di purezza, ma piante profumate
e sensuali, dai petali spalancati
che mostrano gli stami eretti con i pollini d’oro. E l’ulivo,
non premio di vittoria o di pace ma genitore fruttifero
che dà il buon olio per le nostre pietanze e per la lucerna,
per gli arrossamenti del neonato e il ginocchio ferito
del bambino irrequieto e disobbediente, e ancora
per il modesto lume della Madonna. E io – disse –
nient’affatto mito, eroe o dio, ma semplice operaio
al pari di te, di te e dell’altro – proletario dell’arte
innamorato sempre degli alberi, degli uccelli, degli animali e degli uomini,
innamorato soprattutto della bellezza dei pensieri puliti
e della bellezza dei corpi giovanili – un operaio
che scrive, scrive incessantemente su tutti e tutto
e ha un nome breve e facile a pronunciarsi: Ghiannis Ritsos.
Ghiannis Ritsos
Karlòvasi, 12.VIII.87
(Traduzione di Nicola Crocetti)
da “L’albero nudo”, 1987, in “Molto tardi nella notte”, Crocetti Editore, 2020
spitfire- Messaggi : 2441
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Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Quesito:
Pensato tra me
e discusso conclusion
non esiste se
Il parer d'altri
non faccio intervenir
invertir me con
Me medesimo
potrebbe funzionare
se un dei due
Concedendo fio
cambiasse opinione
e accettando
L'altro subire
il castigo giornatier
della calura
Risposta:
Caldo e solitudin
fresca è la pazzia
Ghirigoro rinfrescante di 5 Haiku sperando che per la legge del contrappasso quest'inverno
poi non si debba subire 36° sotto zero.(-30 in casa)
Pensato tra me
e discusso conclusion
non esiste se
Il parer d'altri
non faccio intervenir
invertir me con
Me medesimo
potrebbe funzionare
se un dei due
Concedendo fio
cambiasse opinione
e accettando
L'altro subire
il castigo giornatier
della calura
Risposta:
Caldo e solitudin
fresca è la pazzia
Ghirigoro rinfrescante di 5 Haiku sperando che per la legge del contrappasso quest'inverno
poi non si debba subire 36° sotto zero.(-30 in casa)
eroil- Messaggi : 6554
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Località : Neverwinter
Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Scriverò su carta di riso
e vi chiederò di guardarla
contro la luna
– vedrete l’anima dei chicchi
sentirete il mormorio della palude –
vi chiederò di formare con il foglio
una gabbietta
– immaginare il pappagallo
dalle piume verdi
farfugliare le mie metafore –
e infilare delicatamente la mano
per acciuffarlo
(come fosse il Senso).
Vi scongiurerò di lasciare
il cancelletto aperto
– in modo che la poesia
possa volar via –
la guarderete dileguarsi
augurandovi che ritorni:
sarà un profumo o un lampo
un fiore o uno sguardo
oppure il brivido per la lucertola
che vi sfiorerà e sfreccerà via.
Laura Chiarina
All rights reserved – 2017
e vi chiederò di guardarla
contro la luna
– vedrete l’anima dei chicchi
sentirete il mormorio della palude –
vi chiederò di formare con il foglio
una gabbietta
– immaginare il pappagallo
dalle piume verdi
farfugliare le mie metafore –
e infilare delicatamente la mano
per acciuffarlo
(come fosse il Senso).
Vi scongiurerò di lasciare
il cancelletto aperto
– in modo che la poesia
possa volar via –
la guarderete dileguarsi
augurandovi che ritorni:
sarà un profumo o un lampo
un fiore o uno sguardo
oppure il brivido per la lucertola
che vi sfiorerà e sfreccerà via.
Laura Chiarina
All rights reserved – 2017
spitfire- Messaggi : 2441
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Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Tengo in mano un fiore, forse.
Strano.
Sembra che nella mia vita
sia passato un giardino, una volta.
Nell’altra mano
tengo un sasso.
Con grazia e fierezza.
Nessun sospetto
che mi si avverta di mutamenti,
che stia saggiando difese.
Sembra che nella mia vita
sia passata l’ignoranza, una volta.
Sorrido.
La curva del sorriso,
il cavo di questa inclinazione,
assomiglia a un arco ben teso,
pronto.
Sembra che nella mia vita
sia passato un bersaglio, una volta.
E l’inclinazione alla vittoria.
Lo sguardo immerso
nel peccato originale:
assaggia il frutto
proibito dell’attesa.
Sembra che nella mia vita
sia passata la fede, una volta.
La mia ombra, solo un gioco del sole.
Indossa una divisa d’esitazione.
Non ha ancora fatto in tempo a essere
mia compagna o mia delatrice.
Sembra che nella mia vita
sia passata l’abbondanza, una volta.
Tu non appari.
Ma se c’è una forma nel paesaggio
se mi sono fermata sul suo bordo
tenendo un fiore in mano
e sorridendo,
significa che fra un po’ verrai.
Sembra che nella mia vita
sia passata la vita, una volta.
Kikí Dimulà
(Traduzione di Filippomaria Pontani)
spitfire- Messaggi : 2441
Data d'iscrizione : 24.09.17
Località : sul ramo di una betulla
Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Ci sono anche momenti in cui lasciamo
le parole d’amore e i silenzi
per parlare di poesia.
Tu riposi la voce nel passato
e ricordi il titolo di un libro,
la storia di qualche verso,
la notte giovanile di qualche cantautore,
l’importanza che hanno
i poeti e le bandiere nella tua vita.
Io ti parlo di virgole e maiuscole,
di immagini che abbondano o che mancano
e del bisogno di trovare un ritmo
che domini la storia,
come con le mani si dominano
l’umidità e le mura di un castello di sabbia.
E ricordo anche alcuni versi
in notti dove virgole e maiuscole,
metafore e ritmi,
scaldarono la mia casa,
mi offrirono compagnia,
seppero convincermi
con il tuo stesso potere seduttivo.
Lo so bene che altri poeti
si vestono da poeta,
vanno negli uffici del silenzio,
gestiscono le banche del fulgore,
calcolano con essenze
i saldi dei loro fondi interni,
sono fiaccola di re e di dèi
o sono lingua d’inferno.
Sarà che hanno l’anima.
Io mi accontento di avere te
e di avere coscienza.
Luis García Montero
(Traduzione di Gabriele Morelli)
Da Completamente venerdì, 1998
dalla rivista “Poesia”, Anno XXV, Marzo 2012, N. 269, Crocetti Editore
spitfire- Messaggi : 2441
Data d'iscrizione : 24.09.17
Località : sul ramo di una betulla
Re: La poesia: rime nuove rime antiche
L'est è rosa pallido
Sul fil di katana lama
come funambol
cammino,
non batte ciglio
l'etereo Samurai
in presa salda,
tsuka impugna e
inpassibil osserva
i passetti miei,
lenti per evitar
il baratro
sotto la lama,
un pensier
si sofferma
a chi tange,
fil di lama
o voragine?
Pensier insiste
poche gocce
non bastan più,
mezza boccetta...
L'est non è più rosa
riuscirò a dormire,
...forse.
Quando sognare all'alba aiuta a dormire...
Eroil (19/07/2021)
Sul fil di katana lama
come funambol
cammino,
non batte ciglio
l'etereo Samurai
in presa salda,
tsuka impugna e
inpassibil osserva
i passetti miei,
lenti per evitar
il baratro
sotto la lama,
un pensier
si sofferma
a chi tange,
fil di lama
o voragine?
Pensier insiste
poche gocce
non bastan più,
mezza boccetta...
L'est non è più rosa
riuscirò a dormire,
...forse.
Quando sognare all'alba aiuta a dormire...
Eroil (19/07/2021)
eroil- Messaggi : 6554
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Località : Neverwinter
Re: La poesia: rime nuove rime antiche
DONNE CHE AMANO IL MARE
Le donne che amano il mare,
se lo portano dentro,
fa parte della loro essenza.
Vivono di correnti e di alte maree,
alternando tenere carezze
alla forza della passione.
Quando sono in burrasca
diventano tempestose,
imprevedibili, difficili da affrontare.
Ci sorprendono per le improvvise
tempeste emotive,
ma quando la furia delle onde si placa,
diventano dolci, silenziose e accoglienti.
Sanno stupirci per le ricchezze
che possiamo trovare nelle loro profondità.
Perché le donne che amano il mare
sono anime burrascose e accoglienti
in cui vorremmo vivere per sempre.
( Agostino Degas)
Le donne che amano il mare,
se lo portano dentro,
fa parte della loro essenza.
Vivono di correnti e di alte maree,
alternando tenere carezze
alla forza della passione.
Quando sono in burrasca
diventano tempestose,
imprevedibili, difficili da affrontare.
Ci sorprendono per le improvvise
tempeste emotive,
ma quando la furia delle onde si placa,
diventano dolci, silenziose e accoglienti.
Sanno stupirci per le ricchezze
che possiamo trovare nelle loro profondità.
Perché le donne che amano il mare
sono anime burrascose e accoglienti
in cui vorremmo vivere per sempre.
( Agostino Degas)
Marzia- Messaggi : 293
Data d'iscrizione : 15.01.20
Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Son solo poesiole?
Non tutti percepiscono
nella mente d'ognuno
d'idee e sentimenti un pozzo,
in cui toccato
il fondo
e nel tempo scavando,
trovi solo solitudine
indifferenza
tra la gente,
dai tempo
anche loro
scaveranno,
forse...capiranno.
Eroil (10/07/2021)
È un semplice sfogo rivolto all'indifferenza del mio mondo reale...
Non tutti percepiscono
nella mente d'ognuno
d'idee e sentimenti un pozzo,
in cui toccato
il fondo
e nel tempo scavando,
trovi solo solitudine
indifferenza
tra la gente,
dai tempo
anche loro
scaveranno,
forse...capiranno.
Eroil (10/07/2021)
È un semplice sfogo rivolto all'indifferenza del mio mondo reale...
eroil- Messaggi : 6554
Data d'iscrizione : 25.07.16
Località : Neverwinter
Re: La poesia: rime nuove rime antiche
“Io non ho da darti nulla”, hai detto. “Nulla,
sono vuote le mie mani”.
Ma
il cielo sopra di me, eri tu che me lo portavi.
E la città era bella quella sera.
E tutto aveva un’aria tenera e serena. E la pioggia
come luce cristallina cadeva: fine, delicata,
come dolcezza che piove sui fiori. Una treccia di seta
stillava fin dentro il mio cuore.
Ma camminavamo lenti sulla strada, perché tu
portavi pesantezza di luce, come di granito. Perché tu
avevi le mani piene. A tal punto che
riuscivi appena a sollevare il peso. A stento
potevi muovere i passi.
Perché avevi le mani
cariche di pietre tagliate dalla
latomia del sole.
Da domani
comincerò a costruire.
Nikiforos Vrettakos
(Traduzione di Gilda Tentorio)
Da L’abisso del mondo, 1961
spitfire- Messaggi : 2441
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Re: La poesia: rime nuove rime antiche
L’amore è la paura che ci unisce agli altri.
Quando hanno soggiogato i nostri giorni e li hanno appesi come lacrime
Quando insieme a loro sono morte pietosamente deturpate
Le nostre ultime forme di sentimenti infantili
Cosa trattiene la mano che gli uomini porgono?
Sa stringere con la forza là dove la ragione ci fuorvia
Quando il tempo s’è fermato e il ricordo è stato sradicato
Come un’assurda affettazione al di là di ogni senso?
(E loro tornano indietro un giorno senza una ruga nel cervello
Trovano le loro mogli e i loro figli cresciuti
Vanno nei negozietti e nei caffè del quartiere
Leggono ogni mattina l’epos della quotidianità).
Moriamo forse per gli altri o perché cosí vinciamo la vita
O perché cosí sputiamo a uno a uno sui simulacri da nulla
E per un attimo nella loro mente asciutta passa un raggio di sole
Qualcosa come un pallido ricordo di una preistoria animale.
Vengono giorni in cui non sai piú su cosa contare
Storie d’amore e imprese finanziarie
Non trovi specchi per gridare il tuo nome
Semplici propositi di vita garantiscono un’attualità
Tedio, nostalgie, sogni, contratti, raggiri
E se penso è perché l’abitudine è piú accessibile del rimorso.
Ma chi verrà a trattenere l’impeto della burrasca che scende?
Chi conterà le gocce a una a una prima che muoiano al suolo
Prima che si confondano con il fango come le voci dei poeti?
Mendicanti di un’altra vita disertori dell’Attimo
Cercano una notte inaccessibile i loro sogni putridi.
Perché il nostro silenzio è l’esitazione tra la vita e la morte.
Manolis Anaghnostakis
(Traduzione di Filippomaria Pontani)
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Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Torno alla mia anima come il miele
che scivola in esili gocce d’oro
dal calice minimo del gelsomino.
Torno al mio cuore di ape che gira invano
con le ali appesantite dagli anni.
Ancora m’inebria il suo profumo
lo sento tra le dita
anche nelle notti di pioggia
trasportato dal vento della memoria.
Lo stringo come si stringe il fumo o la nebbia.
Rimane il cerchio del sasso
che affonda nell’acqua
e il vuoto dell’ultima foglia staccata dal ramo.
Tutto di lui miracolosamente ricordo.
Tutto in me miracolosamente ritorna.
Marcello Comitini
da “Donne sole”, Edizioni Caffè Tergeste, 2020
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Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Il falco e la preda
Mi affaccio alla finestra
pensando il ciel sarà l'ultima
cosa da veder che mi resta...
all'improvviso è li
un frullar d'ali immobil
nel ciel terso,
un rapido giro poi
chiude l'ali
nero fulmin verso il suolo,
troppo veloce da riveder
nella cabrata
un pensier alla sua preda,
se mai fu coscente
di diventar immobil alimento
lentamente chiudo la finestra.
Eroil (30/05/2021)
Mi affaccio alla finestra
pensando il ciel sarà l'ultima
cosa da veder che mi resta...
all'improvviso è li
un frullar d'ali immobil
nel ciel terso,
un rapido giro poi
chiude l'ali
nero fulmin verso il suolo,
troppo veloce da riveder
nella cabrata
un pensier alla sua preda,
se mai fu coscente
di diventar immobil alimento
lentamente chiudo la finestra.
Eroil (30/05/2021)
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Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Non si cancella sai, il volo delle rondini
il loro dire sui girotondi senza età
l’ebbrezza che non conosce ostacoli.
Ho dentro agli occhi il tocco delle ali
la metamorfosi che conta i cicli della vita
e scioglie i nodi stretti nella ruggine di ieri.
Sai, non conosce inganno il cielo
non mente all’emozione d’un rintocco
e mi sorprende ancora nell’alba consegnata
all’incanto dei bagliori, tra fiori stropicciati
dai rapidi profumi e la saggezza consacrata dell’ulivo.
Una conchiglia di luce mi racchiude
e assaporo l’ attimo – saudade-
mi sussurra azzurra l’aria
saudade – è nel volo delle rondini.
Forse sono rinata, ora,
e non sapevo d’esser morta.
Astrofelia Franca Donà
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Re: La poesia: rime nuove rime antiche
La musica che trapela dal nulla.
La musica che non si nasconde nella notte.
La musica che il cuore non cessa mai
di cifrare. In quella musica c’è un’alba,
c’è un inganno. Tutto è lo sfondo di una finestra.
Io cammino sul filo di questa musica e con lei cerco
di cullare la mia anima. Ma i suoi suoni
sono molto nascosti e non mi arrivano, o non li afferro.
A volte c’è una musica che conduce al nulla.
Anche in lei ci raggiungono l’arte e la vita.
Santiago Montobbio
(Traduzione di Amaranta Sbardella)
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Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Forse ci difenderà ancora
il canto di un uccello,
una stella che ci mostra la sua predilezione,
la linea azzurra dei monti nel tramonto d’oro
e la parola che matura nel silenzio più profondo.
Ghiannis Ritsos
(Traduzione di Nicola Crocetti)
da “Secondi”, 1988-1989, in “Molto tardi nella notte”, Crocetti Editore, 2020
spitfire- Messaggi : 2441
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Località : sul ramo di una betulla
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