La poesia: rime nuove rime antiche
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misterred
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Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Potessi essere attore
interagendo con lo scorrere del tempo
cambierei il copione della mia vita
ma in veste di spettatore come tale
inerte guarderò lo scorrere della pellicola
di un film già troppe volte visto.
by Anonimo Napoletano
interagendo con lo scorrere del tempo
cambierei il copione della mia vita
ma in veste di spettatore come tale
inerte guarderò lo scorrere della pellicola
di un film già troppe volte visto.
by Anonimo Napoletano
eroil- Messaggi : 6554
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Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Che cosa vedete adesso?
Globi di rosso, giallo, porpora.
Un momento! E adesso?
Mio padre e mia madre e le mie sorelle.
Sí. E adesso?
Cavalieri in armi, belle donne, visi gentili.
Provate questa.
Un campo di grano – una città.
Benissimo! E adesso?
Una donna giovane e angeli chini su di lei.
Una lente piú forte! E adesso?
Molte donne dagli occhi vivi e labbra schiuse.
Provate queste.
Soltanto un bicchiere su un tavolo.
Oh, capisco! Provate questa lente!
Soltanto uno spazio vuoto – non vedo nulla in particolare.
Bene, adesso!
Pini, un lago, un cielo d’estate.
Questa va meglio. E adesso?
Un libro.
Leggetemi una pagina.
Non posso. Gli occhi mi sfuggono di là dalla pagina.
Provate questa lente.
Abissi d’aria.
Ottima! E adesso?
Luce, soltanto luce che trasforma tutto il mondo in giocattolo.
Benissimo, faremo gli occhiali cosí.
Edgar Lee Masters
spitfire- Messaggi : 2434
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Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Libri
Tutti i libri del mondo
non ti danno la felicità,
però in segreto
ti rinviano a te stesso.
Lì c'è tutto ciò di cui hai bisogno,
sole stelle luna.
Perché la luce che cercavi
vive dentro di te.
La saggezza che hai cercato
a lungo in biblioteca
ora brilla in ogni foglio,
perché adesso è tua.
Hermann Hesse
da: La felicità, versi e pensieri.
Tutti i libri del mondo
non ti danno la felicità,
però in segreto
ti rinviano a te stesso.
Lì c'è tutto ciò di cui hai bisogno,
sole stelle luna.
Perché la luce che cercavi
vive dentro di te.
La saggezza che hai cercato
a lungo in biblioteca
ora brilla in ogni foglio,
perché adesso è tua.
Hermann Hesse
da: La felicità, versi e pensieri.
eroil- Messaggi : 6554
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Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Se per sfuggire alla memoria
Fossimo provvisti di ali
Molti volerebbero
Abituati a cose ben più lente
Gli uccelli impauriti
Scruterebbero il gigantesco carro
Degli uomini che fuggono disperati
Dalla propria mente
EMILY DICKINSON 1880
Fossimo provvisti di ali
Molti volerebbero
Abituati a cose ben più lente
Gli uccelli impauriti
Scruterebbero il gigantesco carro
Degli uomini che fuggono disperati
Dalla propria mente
EMILY DICKINSON 1880
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Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Ho chiesto oggi a un agente di cambio
Cosa mi danno in rubli per metà tumana.
E come posso dire in persiano
Alla bellissima Lala: «Mi piaci».
Ho chiesto oggi a un agente di cambio
Con voce più leggera del vento, più discreta
Delle acque del Van, come in persiano
Posso invocare un bacio dalla bellissima Lala.
E ancora gli ho domandato,
Nascondendo la timidezza nel profondo cuore,
Come alla bellissima Lala
Devo sussurrare: «Ti voglio».
E mi ha risposto quell’uomo
Che all’amore non servono parole
Ma cenni silenziosi
E sguardi di zaffiro.
Il bacio non ha nome,
Non resta scritto nemmeno sulle tombe.
Il bacio è una rosa rossa sospesa nel vento
E i suoi petali si sfogliano sulle labbra.
Nulla è certo in amore
Dove crescono gioia e sventura:
«Tu sei mia» possono dire soltanto le mani
Che strappano il nero chador.
Sergej Aleksandrovič Esenin
Cosa mi danno in rubli per metà tumana.
E come posso dire in persiano
Alla bellissima Lala: «Mi piaci».
Ho chiesto oggi a un agente di cambio
Con voce più leggera del vento, più discreta
Delle acque del Van, come in persiano
Posso invocare un bacio dalla bellissima Lala.
E ancora gli ho domandato,
Nascondendo la timidezza nel profondo cuore,
Come alla bellissima Lala
Devo sussurrare: «Ti voglio».
E mi ha risposto quell’uomo
Che all’amore non servono parole
Ma cenni silenziosi
E sguardi di zaffiro.
Il bacio non ha nome,
Non resta scritto nemmeno sulle tombe.
Il bacio è una rosa rossa sospesa nel vento
E i suoi petali si sfogliano sulle labbra.
Nulla è certo in amore
Dove crescono gioia e sventura:
«Tu sei mia» possono dire soltanto le mani
Che strappano il nero chador.
Sergej Aleksandrovič Esenin
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Re: La poesia: rime nuove rime antiche
ERGO UNA ROSA
Ergo una rosa, e tutto ora si illumina
come non fa la luna né può il sole:
serpe di luce ardente e attorcigliata
o vento di capelli che scompiglia.
Ergo una rosa, e grido a quanti uccelli
punteggiano di nidi e canti il cielo,
batto al suolo l’ordine che decide
l’unione dei demoni e dei santi.
Ergo una rosa, un corpo e un destino
contro il freddo della notte che avanza,
e con la linfa della rosa e col mio sangue
innalzo perennità in vita breve.
Ergo una rosa, e lascio, e abbandono
quanto mi duole di pene e di paure.
Ergo una rosa, sì, e odo la vita
in questo cantar d’uccelli sulle spalle.
José Saramago (1922-2010)
Ergo una rosa, e tutto ora si illumina
come non fa la luna né può il sole:
serpe di luce ardente e attorcigliata
o vento di capelli che scompiglia.
Ergo una rosa, e grido a quanti uccelli
punteggiano di nidi e canti il cielo,
batto al suolo l’ordine che decide
l’unione dei demoni e dei santi.
Ergo una rosa, un corpo e un destino
contro il freddo della notte che avanza,
e con la linfa della rosa e col mio sangue
innalzo perennità in vita breve.
Ergo una rosa, e lascio, e abbandono
quanto mi duole di pene e di paure.
Ergo una rosa, sì, e odo la vita
in questo cantar d’uccelli sulle spalle.
José Saramago (1922-2010)
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Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Le più belle poesie
si scrivono sopra le pietre
coi ginocchi piagati
e le menti aguzzate dal mistero.
Le più belle poesie si scrivono
davanti a un altare vuoto,
accerchiati da agenti
della divina follia.
Cosi, pazzo criminale qual sei
tu detti versi all’umanità,
i versi della riscossa
e le bibliche profezie
e sei fratello a Giona.
Ma nella Terra Promessa
dove germinano i pomi d’oro
e l’albero della conoscenza
Dio non è mai disceso né ti ha mai maledetto.
Ma tu si, maledici
ora per ora il tuo canto
perché sei sceso nel limbo,
dove aspiri l’ assenzio
di una sopravvivenza negata.
Alda Merini (1931/2009)
si scrivono sopra le pietre
coi ginocchi piagati
e le menti aguzzate dal mistero.
Le più belle poesie si scrivono
davanti a un altare vuoto,
accerchiati da agenti
della divina follia.
Cosi, pazzo criminale qual sei
tu detti versi all’umanità,
i versi della riscossa
e le bibliche profezie
e sei fratello a Giona.
Ma nella Terra Promessa
dove germinano i pomi d’oro
e l’albero della conoscenza
Dio non è mai disceso né ti ha mai maledetto.
Ma tu si, maledici
ora per ora il tuo canto
perché sei sceso nel limbo,
dove aspiri l’ assenzio
di una sopravvivenza negata.
Alda Merini (1931/2009)
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Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Quanto vorrei, oh quanto
– non visto, non sentito –
volare dietro a un raggio
là dove non esisto.
E tu nel cerchio irradia –
non c’è altra beatitudine –
e da una stella impara
che significhi luce.
Ciò che ti voglio dire
è che sto bisbigliando
e sottovoce affido
te, mia bambina, a un raggio.
Osip Ėmil’evič Mandel’štam
– non visto, non sentito –
volare dietro a un raggio
là dove non esisto.
E tu nel cerchio irradia –
non c’è altra beatitudine –
e da una stella impara
che significhi luce.
Ciò che ti voglio dire
è che sto bisbigliando
e sottovoce affido
te, mia bambina, a un raggio.
Osip Ėmil’evič Mandel’štam
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Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Dalla raccolta “La cifra” (1981), traduzione di Domenico Porzio
Elaborazione grafica a cura di Poesie in forma di rosa
Dipinto nella grafica:“Le rose sanguinanti” (1930) di Salvador Dalì
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Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Oggi cercavo un romanzo tra i mille e più sparsi per ripiani, cassetti, scatole poste ovunque persino sotto il letto, senza trovarlo... In compenso ho ritrovato il libro di poesie di Nazim Hilmet...
Aperte le pagine ho riletto questa dove il poeta turco ha concentrato tutto il suo vissuto...
NAZIM HILMET
Berlino gennaio 1962.
Sono nato nel 1902
Non sono più tornato
nella città natale
non amo i ritorni indietro
quando avevo tre anni
abitavo ad Alep
con mio nonno pascià
a 19 anni studiavo a Mosca
a 49 ero a Mosca di nuovo
e dall’età di 14 anni
faccio il poeta.
Alcuni conoscono bene le varie specie
delle piante altri quelle dei pesci
io conosco le separazioni
alcuni enumerano a memoria i nomi
delle stelle io delle nostalgie.
Ho dormito in prigioni e anche in alberghi di lusso
Ho sofferto la fame compreso lo sciopero della fame
Quando avevo trent’anni hanno chiesto
La mia impiccagione
A 48 mi hanno proposto
Per la medaglia della pace
E me l’hanno data
A 36 anni ho attraversati in sei mesi
I quattro metri quadrati
Di cemento
Della segregazione cellulare.
Ero di guardia davanti alla bare di Lenin nel ‘24
E il mausoleo che visito sono i suoi libri
Non sono rimasto schiacciato
Sotto gli idoli crollati.
Nel ’51 con un giovane compagno
Ho camminato verso la morte
Nel ’52 col cuore spaccato ho atteso la morte
Per quattro mesi sdraiato sul dorso
Sono stato pazzamente geloso delle donne che ho amato
Non ho sparlato degli amici
Dietro le loro spalle
Ho sempre guadagnato il mio pane
Col sudore della mia fronte
Che felicità
Mi sono vergognato per gli altri e ho mentito
Ho mentito per non far pena agli altri
Le mie poesie sono pubblicate
In trenta o quaranta lingue
Ma nella mia Turchia
Nella mia lingua turca
Son proibite
Il cancro non l’ho avuto
Ma non è necessario che l’abbia
Non sarò primo ministro
D’altronde non ne ho voglia
Anche non ho fatto la guerra
Non ho camminato per le vie
Sotto gli aerei in picchiata
A sessant’anni mi
Sono innamorato
In una parola compagni
anche se oggi a Berlino sono sul punto
Di crepar di tristezza
Posso dire di avere vissuto
da uomo
E quanto vivrò ancora
E quanto vedrò ancora
Chi sa.
Non c'è che dire... è molto più che una poesia...
Aperte le pagine ho riletto questa dove il poeta turco ha concentrato tutto il suo vissuto...
NAZIM HILMET
Berlino gennaio 1962.
Sono nato nel 1902
Non sono più tornato
nella città natale
non amo i ritorni indietro
quando avevo tre anni
abitavo ad Alep
con mio nonno pascià
a 19 anni studiavo a Mosca
a 49 ero a Mosca di nuovo
e dall’età di 14 anni
faccio il poeta.
Alcuni conoscono bene le varie specie
delle piante altri quelle dei pesci
io conosco le separazioni
alcuni enumerano a memoria i nomi
delle stelle io delle nostalgie.
Ho dormito in prigioni e anche in alberghi di lusso
Ho sofferto la fame compreso lo sciopero della fame
Quando avevo trent’anni hanno chiesto
La mia impiccagione
A 48 mi hanno proposto
Per la medaglia della pace
E me l’hanno data
A 36 anni ho attraversati in sei mesi
I quattro metri quadrati
Di cemento
Della segregazione cellulare.
Ero di guardia davanti alla bare di Lenin nel ‘24
E il mausoleo che visito sono i suoi libri
Non sono rimasto schiacciato
Sotto gli idoli crollati.
Nel ’51 con un giovane compagno
Ho camminato verso la morte
Nel ’52 col cuore spaccato ho atteso la morte
Per quattro mesi sdraiato sul dorso
Sono stato pazzamente geloso delle donne che ho amato
Non ho sparlato degli amici
Dietro le loro spalle
Ho sempre guadagnato il mio pane
Col sudore della mia fronte
Che felicità
Mi sono vergognato per gli altri e ho mentito
Ho mentito per non far pena agli altri
Le mie poesie sono pubblicate
In trenta o quaranta lingue
Ma nella mia Turchia
Nella mia lingua turca
Son proibite
Il cancro non l’ho avuto
Ma non è necessario che l’abbia
Non sarò primo ministro
D’altronde non ne ho voglia
Anche non ho fatto la guerra
Non ho camminato per le vie
Sotto gli aerei in picchiata
A sessant’anni mi
Sono innamorato
In una parola compagni
anche se oggi a Berlino sono sul punto
Di crepar di tristezza
Posso dire di avere vissuto
da uomo
E quanto vivrò ancora
E quanto vedrò ancora
Chi sa.
Non c'è che dire... è molto più che una poesia...
Ultima modifica di Annali il Ven Mar 02, 2018 12:47 pm - modificato 1 volta.
Re: La poesia: rime nuove rime antiche
(segreto scorrere)
Questo sentiero ci sfugge e sembra
non finire mai. Così è la sera,
la direzione del sole e la fatica
di tutti i seminati. Il paesaggio
ci fa vedere il suo volto nascosto,
la sua distanza più debole, la sua promessa
sul punto di rompersi ogni giorno.
Il tempo che ci rimane è molto prezioso,
e la sua impronta deve rimanere,
pulita e nuda, adesso, dentro la tela.
Arriva la notte e la sua venuta è sempre
più di un colore: un sentimento
molto puro e pericoloso. Il giorno
che perdiamo, la luce ormai appena visibile:
spesso sono solo ombre
che chiedono di essere trattate
con speciale dedizione, guardando
un po’ più in là della loro tristezza,
del loro argomento finale.
Perché quello che cerchiamo
finalmente è qui, nello scorrere segreto,
innamorato e dolce, del paesaggio,
nel suo inconscio in pace
e luminoso.
Vicente Valero
Poeta contemporaneo spagnolo
(1963, Ibiza Spagna)
Questo sentiero ci sfugge e sembra
non finire mai. Così è la sera,
la direzione del sole e la fatica
di tutti i seminati. Il paesaggio
ci fa vedere il suo volto nascosto,
la sua distanza più debole, la sua promessa
sul punto di rompersi ogni giorno.
Il tempo che ci rimane è molto prezioso,
e la sua impronta deve rimanere,
pulita e nuda, adesso, dentro la tela.
Arriva la notte e la sua venuta è sempre
più di un colore: un sentimento
molto puro e pericoloso. Il giorno
che perdiamo, la luce ormai appena visibile:
spesso sono solo ombre
che chiedono di essere trattate
con speciale dedizione, guardando
un po’ più in là della loro tristezza,
del loro argomento finale.
Perché quello che cerchiamo
finalmente è qui, nello scorrere segreto,
innamorato e dolce, del paesaggio,
nel suo inconscio in pace
e luminoso.
Vicente Valero
Poeta contemporaneo spagnolo
(1963, Ibiza Spagna)
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Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Il mare
Prima che il sogno (o il terrore) intrecciasse
Mitologie e cosmogonie
E che il tempo prendesse forma in giorni,
Il mare, il sempre mare, era lì, eterno.
Chi è dunque il mare? Chi è quel violento
Essere antico che rode i pilastri
Della terra ed è uno e molti mari
Ed è abisso e splendore, caso e vento?
Lo si guarda ogni volta per la prima
Volta, con lo stupore che le cose
Elementari destano: maliose
Sere, la luna, il fuoco d’un falò.
Chi è il mare, io chi sono? Lo saprò
Il giorno che tien dietro all’agonia.
Jorge Luis Borges
Da L'altro, lo stesso (1964)
Prima che il sogno (o il terrore) intrecciasse
Mitologie e cosmogonie
E che il tempo prendesse forma in giorni,
Il mare, il sempre mare, era lì, eterno.
Chi è dunque il mare? Chi è quel violento
Essere antico che rode i pilastri
Della terra ed è uno e molti mari
Ed è abisso e splendore, caso e vento?
Lo si guarda ogni volta per la prima
Volta, con lo stupore che le cose
Elementari destano: maliose
Sere, la luna, il fuoco d’un falò.
Chi è il mare, io chi sono? Lo saprò
Il giorno che tien dietro all’agonia.
Jorge Luis Borges
Da L'altro, lo stesso (1964)
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Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Sono quella che sono.
Un caso inconcepibile
come ogni caso.
In fondo avrei potuto avere
altri antenati,
e così avrei preso il volo
da un altro nido,
così da sotto un altro tronco
sarei strisciata fuori in squame.
Nel guardaroba della natura
c’è un mucchio di costumi: di
ragno, gabbiano, topo campagnolo.
Ognuno calza subito a pennello
e docilmente è indossato
finché non si consuma.
Anch’io non ho scelto,
ma non mi lamento.
Potevo essere qualcuno
molto meno a parte.
Qualcuno d’un formicaio, banco, sciame ronzante,
una scheggia di paesaggio sbattuta dal vento.
Qualcuno molto meno fortunato,
allevato per farne una pelliccia,
per il pranzo della festa,
qualcosa che nuota sotto un vetrino.
Un albero conficcato nella terra,
a cui si avvicina un incendio.
Un filo d’erba calpestato
dal corso di incomprensibili eventi.
Uno nato sotto una cattiva stella,
buona per altri.
E se nella gente destassi spavento,
o solo avversione,
o solo pietà?
Se al mondo fossi venuta
nella tribù sbagliata
e avessi tutte le strade precluse?
La sorte, finora,
mi è stata benigna.
Poteva non essermi dato
il ricordo dei momenti lieti.
Poteva essermi tolta
l’inclinazione a confrontare.
Potevo essere me stessa – ma senza stupore,
e ciò vorrebbe dire
qualcuno di totalmente diverso.
Wisława Szymborska
Un caso inconcepibile
come ogni caso.
In fondo avrei potuto avere
altri antenati,
e così avrei preso il volo
da un altro nido,
così da sotto un altro tronco
sarei strisciata fuori in squame.
Nel guardaroba della natura
c’è un mucchio di costumi: di
ragno, gabbiano, topo campagnolo.
Ognuno calza subito a pennello
e docilmente è indossato
finché non si consuma.
Anch’io non ho scelto,
ma non mi lamento.
Potevo essere qualcuno
molto meno a parte.
Qualcuno d’un formicaio, banco, sciame ronzante,
una scheggia di paesaggio sbattuta dal vento.
Qualcuno molto meno fortunato,
allevato per farne una pelliccia,
per il pranzo della festa,
qualcosa che nuota sotto un vetrino.
Un albero conficcato nella terra,
a cui si avvicina un incendio.
Un filo d’erba calpestato
dal corso di incomprensibili eventi.
Uno nato sotto una cattiva stella,
buona per altri.
E se nella gente destassi spavento,
o solo avversione,
o solo pietà?
Se al mondo fossi venuta
nella tribù sbagliata
e avessi tutte le strade precluse?
La sorte, finora,
mi è stata benigna.
Poteva non essermi dato
il ricordo dei momenti lieti.
Poteva essermi tolta
l’inclinazione a confrontare.
Potevo essere me stessa – ma senza stupore,
e ciò vorrebbe dire
qualcuno di totalmente diverso.
Wisława Szymborska
Ultima modifica di spitfire il Mer Gen 31, 2018 8:48 am - modificato 1 volta. (Motivazione : size)
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Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Pensierino serale
Penso...
A quello che nella vita ho fatto,
a quello che c'è ancora da fare.
Penso...
A quello che rifarei ma non posso,
a quello che potrei rifare.
Penso...
M'è venuto sonno buonanotte
e non pensiamoci più,
fino al canto del gallo...
Eroil
Penso...
A quello che nella vita ho fatto,
a quello che c'è ancora da fare.
Penso...
A quello che rifarei ma non posso,
a quello che potrei rifare.
Penso...
M'è venuto sonno buonanotte
e non pensiamoci più,
fino al canto del gallo...
Eroil
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Località : Neverwinter
Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Se tutto fosse vano
SE.....
Se non crediamo
nell’amicizia
Se l’amore
fosse solo
fredda parola
Se spegniamo
ogni luce
nell’Universo
Se simili
a foglie
nel vento
ci disperdiamo
Se ogni giorno
moriamo
in solitudine
Se ci alimentiamo
di speranze
frustate
o disillusioni
Se tutto
Se ogni respiro
Se le emozioni
creano il vuoto
dentro
e fuori di noi
Il mondo intero
diventerebbe
un immenso Obitorio..
Spento.. Buio
Annali
SE.....
Se non crediamo
nell’amicizia
Se l’amore
fosse solo
fredda parola
Se spegniamo
ogni luce
nell’Universo
Se simili
a foglie
nel vento
ci disperdiamo
Se ogni giorno
moriamo
in solitudine
Se ci alimentiamo
di speranze
frustate
o disillusioni
Se tutto
Se ogni respiro
Se le emozioni
creano il vuoto
dentro
e fuori di noi
Il mondo intero
diventerebbe
un immenso Obitorio..
Spento.. Buio
Annali
Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Sí, al di là della gente
ti cerco.
Non nel tuo nome, se lo dicono,
non nella tua immagine, se la dipingono.
Al di là, piú in là, piú oltre.
Al di là di te ti cerco.
Non nel tuo specchio
e nella tua scrittura,
nella tua anima nemmeno.
Di là, piú oltre.
Al di là, ancora, piú oltre
di me ti cerco. Non sei
ciò che io sento di te.
Non sei
ciò che mi sta palpitando
con sangue mio nelle vene,
e non è me.
Al di là, piú oltre ti cerco.
E per trovarti, cessare
di vivere in te, e in me,
e negli altri.
Vivere ormai di là da tutto,
sull’altra sponda di tutto
—per trovarti —
come fosse morire.
Pedro Salinas
ti cerco.
Non nel tuo nome, se lo dicono,
non nella tua immagine, se la dipingono.
Al di là, piú in là, piú oltre.
Al di là di te ti cerco.
Non nel tuo specchio
e nella tua scrittura,
nella tua anima nemmeno.
Di là, piú oltre.
Al di là, ancora, piú oltre
di me ti cerco. Non sei
ciò che io sento di te.
Non sei
ciò che mi sta palpitando
con sangue mio nelle vene,
e non è me.
Al di là, piú oltre ti cerco.
E per trovarti, cessare
di vivere in te, e in me,
e negli altri.
Vivere ormai di là da tutto,
sull’altra sponda di tutto
—per trovarti —
come fosse morire.
Pedro Salinas
spitfire- Messaggi : 2434
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Località : sul ramo di una betulla
Re: La poesia: rime nuove rime antiche
L’ore cortesi che squisite danno
le forme al tuo bel viso, onde ogni sguardo
è avvinto, quel potere empio s’avranno:
fare meschino quel ch’era gagliardo.
Il tempo senza posa estate infonde
al tristo inverno, ch’entro lei s’inuna:
gelide linfe stringono le fronde,
beltà innevata è persa in plaga bruna.
Non rimanesse estate distillata,
liquida essenza in carceri di vetro,
beltà dal proprio effetto rovinata
senza rimedio avrebbe il tempo tetro.
fior distillato, se l’inverno avanza
perde il sembiante, e non dolce sostanza.
W. Shakespeare
le forme al tuo bel viso, onde ogni sguardo
è avvinto, quel potere empio s’avranno:
fare meschino quel ch’era gagliardo.
Il tempo senza posa estate infonde
al tristo inverno, ch’entro lei s’inuna:
gelide linfe stringono le fronde,
beltà innevata è persa in plaga bruna.
Non rimanesse estate distillata,
liquida essenza in carceri di vetro,
beltà dal proprio effetto rovinata
senza rimedio avrebbe il tempo tetro.
fior distillato, se l’inverno avanza
perde il sembiante, e non dolce sostanza.
W. Shakespeare
controvento- Messaggi : 314
Data d'iscrizione : 30.09.17
Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Silentium
Taci, nasconditi ed occulta
i propri sogni e sentimenti;
che nel profondo dell'anima tua
sorgano e volgano a tramonto
silenti, come nella notte
gli astri: contemplali tu e taci.
Può palesarsi il cuore mai?
Un altro potrà mai capirti?
Intenderà di che tu vivi?
Pensiero espresso è già menzogna.
Torba diviene la sommossa
fonte: tu ad essa bevi e taci.
Sappi in te stesso vivere soltanto.
Dentro te celi tutto un mondo
d'arcani, magici pensieri,
quali il fragore esterno introna,
quali il diurno raggio sperde:
ascolta il loro canto...e taci!...
Fëdor Ivanovič Tjutčev (1830)
Taci, nasconditi ed occulta
i propri sogni e sentimenti;
che nel profondo dell'anima tua
sorgano e volgano a tramonto
silenti, come nella notte
gli astri: contemplali tu e taci.
Può palesarsi il cuore mai?
Un altro potrà mai capirti?
Intenderà di che tu vivi?
Pensiero espresso è già menzogna.
Torba diviene la sommossa
fonte: tu ad essa bevi e taci.
Sappi in te stesso vivere soltanto.
Dentro te celi tutto un mondo
d'arcani, magici pensieri,
quali il fragore esterno introna,
quali il diurno raggio sperde:
ascolta il loro canto...e taci!...
Fëdor Ivanovič Tjutčev (1830)
eroil- Messaggi : 6554
Data d'iscrizione : 25.07.16
Località : Neverwinter
Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Natale
Non ho voglia di tuffarmi
in un gomitolo di strade
Ho tanta stanchezza
sulle spalle
Lasciatemi cosi
come una cosa posata
in un angolo
e dimenticata
Qui non si sente altro
che il caldo buono
Sto con le quattro
capriole di fumo
del focolare
Giuseppe Ungaretti
Non ho voglia di tuffarmi
in un gomitolo di strade
Ho tanta stanchezza
sulle spalle
Lasciatemi cosi
come una cosa posata
in un angolo
e dimenticata
Qui non si sente altro
che il caldo buono
Sto con le quattro
capriole di fumo
del focolare
Giuseppe Ungaretti
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Località : Neverwinter
Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Dall’ombra delle cupole nella città delle cupole,
un fiocco di neve, tormenta al singolare, impalpabile,
è entrato nella tua stanza e si è fatto strada
fino al bracciolo della poltrona dove tu, alzando lo sguardo
dal libro l’hai scorto nell’attimo in cui si posava. Tutto
qui. Null’altro che un solenne destarsi
alla brevità, al sollevarsi e al cadere dell’attenzione, rapido,
un tempo tra tempi, funerale senza fiori. Null’altro
tranne la sensazione che questo frammento di tempesta,
fattosi niente sotto i tuoi occhi, possa tornare,
che qualcuno negli anni a venire, seduta come adesso sei tu, possa dire:
«È ora. L’aria è pronta. C’è uno spiraglio nel cielo».
Mark Strand
un fiocco di neve, tormenta al singolare, impalpabile,
è entrato nella tua stanza e si è fatto strada
fino al bracciolo della poltrona dove tu, alzando lo sguardo
dal libro l’hai scorto nell’attimo in cui si posava. Tutto
qui. Null’altro che un solenne destarsi
alla brevità, al sollevarsi e al cadere dell’attenzione, rapido,
un tempo tra tempi, funerale senza fiori. Null’altro
tranne la sensazione che questo frammento di tempesta,
fattosi niente sotto i tuoi occhi, possa tornare,
che qualcuno negli anni a venire, seduta come adesso sei tu, possa dire:
«È ora. L’aria è pronta. C’è uno spiraglio nel cielo».
Mark Strand
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Località : sul ramo di una betulla
Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Per te io curo questi fiori,
fulgido assente!
Si fendono le vene di corallo
della mia fucsia – ed io semino e sogno –
I gerani si tingono di chiazze –
umili margherite si frastagliano –
dirada il cactus le spinose punte
per mostrare la gola –
Stilla aromi il garofano
presto colti dall’ape –
un giacinto nascosto
sporge il capo arruffato –
esalano profumi
da fiale così tenui
che ti domandi come li serbassero –
Fiocchi di raso spargono le rose
sferiche sulla ghiaia del giardino –
pure – tu non sei qui –
e vorrei che i miei fiori
non avessero più rossi colori–
Che sia felice il fiore
e il suo signore – assente –
mi dà solo dolore –
in un calice grigio mi rinchiudo –
umilmente – per esser d’ora in poi
la tua margherita –
in lutto di te!
Emily Dickinson
fulgido assente!
Si fendono le vene di corallo
della mia fucsia – ed io semino e sogno –
I gerani si tingono di chiazze –
umili margherite si frastagliano –
dirada il cactus le spinose punte
per mostrare la gola –
Stilla aromi il garofano
presto colti dall’ape –
un giacinto nascosto
sporge il capo arruffato –
esalano profumi
da fiale così tenui
che ti domandi come li serbassero –
Fiocchi di raso spargono le rose
sferiche sulla ghiaia del giardino –
pure – tu non sei qui –
e vorrei che i miei fiori
non avessero più rossi colori–
Che sia felice il fiore
e il suo signore – assente –
mi dà solo dolore –
in un calice grigio mi rinchiudo –
umilmente – per esser d’ora in poi
la tua margherita –
in lutto di te!
Emily Dickinson
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Località : sul ramo di una betulla
Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Un giorno ch’io versavo amare lacrime; che, disciolte in dolore,
fluivano scomparendo tutte le mie speranze; e me ne stavo
solitario presso l’arido tumulo in cui, sepolta entro un angusto
spazio, era l’essenza della vita mia; solitario cosí come nessuno
fu solitario al mondo, premuto da un indicibile sgomento, ridotto
a non essere ormai se non il senso stesso della disperazione;
come giravo attorno supplichevole gli sguardi, e non
potevo muover passo né innanzi né indietro; e m’avvinghiavo
con anelito senza fine alla vita che mi fuggiva spenta; discese
dalle azzurre lontananze, giú dai vertici della mia beatitudine
trascorsa, un brivido crepuscolare.
Si strappò, di colpo, ogni legame fra la nascita e me. Fu
la catena della Luce, infranta. La malinconia confluí entro un
nuovo imperscrutabile mondo. E tu, Estasi notturna, e tu, Sonno
divino, sopravveniste.
Il paesaggio, intorno, si sollevò a poco a poco. Sul paesaggio
aliò, dissolvendosi, il mio spirito risorto. Il tumulo si
sfece in una nuvola di polvere. E oltre la nuvola io vidi, trasfigurato,
il vólto dell’Amata. Negli occhi, Le riposava l’Eterno.
Presi le mani Sue. Il pianto divenne, tra di noi, un rifulgente
vincolo infrangibile. Millenni furono spazzati in lontananza, come
uragani. Piansi al suo collo l’estasi di quella vita nuova. Fu
il primo, unico sogno. E da quell’attimo soltanto, s’infuse in
me una fede immutabile, eterna, nel Paradiso della notte.
E nella Luce sua: l’Amata.
Novalis
fluivano scomparendo tutte le mie speranze; e me ne stavo
solitario presso l’arido tumulo in cui, sepolta entro un angusto
spazio, era l’essenza della vita mia; solitario cosí come nessuno
fu solitario al mondo, premuto da un indicibile sgomento, ridotto
a non essere ormai se non il senso stesso della disperazione;
come giravo attorno supplichevole gli sguardi, e non
potevo muover passo né innanzi né indietro; e m’avvinghiavo
con anelito senza fine alla vita che mi fuggiva spenta; discese
dalle azzurre lontananze, giú dai vertici della mia beatitudine
trascorsa, un brivido crepuscolare.
Si strappò, di colpo, ogni legame fra la nascita e me. Fu
la catena della Luce, infranta. La malinconia confluí entro un
nuovo imperscrutabile mondo. E tu, Estasi notturna, e tu, Sonno
divino, sopravveniste.
Il paesaggio, intorno, si sollevò a poco a poco. Sul paesaggio
aliò, dissolvendosi, il mio spirito risorto. Il tumulo si
sfece in una nuvola di polvere. E oltre la nuvola io vidi, trasfigurato,
il vólto dell’Amata. Negli occhi, Le riposava l’Eterno.
Presi le mani Sue. Il pianto divenne, tra di noi, un rifulgente
vincolo infrangibile. Millenni furono spazzati in lontananza, come
uragani. Piansi al suo collo l’estasi di quella vita nuova. Fu
il primo, unico sogno. E da quell’attimo soltanto, s’infuse in
me una fede immutabile, eterna, nel Paradiso della notte.
E nella Luce sua: l’Amata.
Novalis
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Località : sul ramo di una betulla
Re: La poesia: rime nuove rime antiche
La gatta
Era una gatta, assai trita, e non era
d’alcuno, e, vecchia, aveva un suo gattino.
Ora, una notte, (su per il camino
s’ingolfava e rombava la bufera)
trassemi all’uscio il suon d’una preghiera,
e lei vidi e il suo figlio a lei vicino.
Mi spinse ella, in un dolce atto, il meschino
tra’ piedi; e sparve nella notte nera.
Che nera notte, piena di dolore!
Pianti e singulti e risa pazze e tetri
urli portava dai deserti il vento.
E la pioggia cadea, vasto fragore,
sferzando i muri e scoppiettando ai vetri.
Facea le fusa il piccolo, contento.
Giovanni Pascoli
Massa, 1885
(sez: Poesie famigliari
e d’altro genere, 1882-1885)
Era una gatta, assai trita, e non era
d’alcuno, e, vecchia, aveva un suo gattino.
Ora, una notte, (su per il camino
s’ingolfava e rombava la bufera)
trassemi all’uscio il suon d’una preghiera,
e lei vidi e il suo figlio a lei vicino.
Mi spinse ella, in un dolce atto, il meschino
tra’ piedi; e sparve nella notte nera.
Che nera notte, piena di dolore!
Pianti e singulti e risa pazze e tetri
urli portava dai deserti il vento.
E la pioggia cadea, vasto fragore,
sferzando i muri e scoppiettando ai vetri.
Facea le fusa il piccolo, contento.
Giovanni Pascoli
Massa, 1885
(sez: Poesie famigliari
e d’altro genere, 1882-1885)
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Località : Neverwinter
Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Danza
Nella notte del giardino
sei gitane
vestite di bianco
ballano.
Nella notte del giardino
incoronate
con rose di carta
e visnaghe.
Nella notte del giardino
i denti perlacei
scrivono l'ombra
bruciata.
E nella notte del giardino
le loro ombre
si allungano
e raggiungono il cielo
violacee.
Federico Garcìa Lorca
Nella notte del giardino
sei gitane
vestite di bianco
ballano.
Nella notte del giardino
incoronate
con rose di carta
e visnaghe.
Nella notte del giardino
i denti perlacei
scrivono l'ombra
bruciata.
E nella notte del giardino
le loro ombre
si allungano
e raggiungono il cielo
violacee.
Federico Garcìa Lorca
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Località : Neverwinter
Re: La poesia: rime nuove rime antiche
Prima del triste e difficile addio
non dire che non ci sarà altro incontro.
Ho il dono segreto e strano
di farmi da te ricordare.
In un altro paese, nell’esilio lontano
un tempo, quando verrà il tempo,
ti ripeterò con un’unica allusione,
un verso, un moto della penna.
E tu leggi come il pensiero mi ha ridato
e le tue parole di un tempo e l’ombra,
guarda di lontano come ho trasfigurati
questo giorno o quello appena trascorso.
Quale altro incontro vuoi per noi?
Con un unico verso ti restituisco
i tuoi passi, inchini, sguardi, parole –
di più da te non mi è dato.
Nina Nikolaevna Berberova
Berlino, 1923
non dire che non ci sarà altro incontro.
Ho il dono segreto e strano
di farmi da te ricordare.
In un altro paese, nell’esilio lontano
un tempo, quando verrà il tempo,
ti ripeterò con un’unica allusione,
un verso, un moto della penna.
E tu leggi come il pensiero mi ha ridato
e le tue parole di un tempo e l’ombra,
guarda di lontano come ho trasfigurati
questo giorno o quello appena trascorso.
Quale altro incontro vuoi per noi?
Con un unico verso ti restituisco
i tuoi passi, inchini, sguardi, parole –
di più da te non mi è dato.
Nina Nikolaevna Berberova
Berlino, 1923
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