notizie "astronomiche"
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L'oro di Psyche
Alla distanza di circa tre volte quella della Terra dal Sole, si trova l'asteroide Psyche 16, uno fra i dieci più grandi corpi della fascia principale, giudicato particolarmente interessante dalla comunità scientifica per la sua composizione quasi puramente metallica.
Secondo i dati ottenuti dalle osservazioni radar l’asteroide è composto principalmente di ferro e nichel, composizione simile al nucleo terrestre. Psyche, con i suoi 225 km di diametro, potrebbe essere il nucleo residuo di un pianeta, per questo motivo studiarne a fondo le caratteristiche si potrebbero ricavare interessanti nozioni sulla formazione del Sistema Solare…
Una missione NASA pare sia già programmata per il 2022 verso questo prezioso asteroide per ricavarne l’oro nascosto al suo interno…
Che nessuno si aspetti di arricchirsi nel breve,però, poiché a quanto pare i tempi per l’impresa si prospettano assai lunghi...
Lo zolfo responsabile dell'estinzione dei dinosauri?
Un gruppo di ricercatori ha presentato uno studio geologico riguardante il cratere di 180 km di diametro attribuito all’asteroide associato all’estinzione dei dinosauri, avvenuta circa 66 milioni di anni fa.
Lo studio ha rivelato la presenza di aggregati riconducibili a depositi prodotti da tsunami in caduta dentro il cratere. Materiale che sarebbe poi stato trasportato dal reflusso delle acque riempiendo la cavità poche ore dopo la collisione, deducibile dall’enorme catastrofe causata dall’asteroide di circa 10 km che cadde nello Yucatan.
In quel miscuglio di rocce, di carbone e resti pietrificati, non si ritrovano i minerali ricchi di zolfo che abbondano, invece, nelle aree circostanti il cratere e di cui certamente erano ricche le rocce dove si schiantò l’asteroide, con la potenza di 10 miliardi di bombe atomiche.
Lo zolfo è un elemento che crea un raffreddamento se immesso in atmosfera, e durante quell’evento nel Cretaceo/Terziario, ne fu vaporizzata una quantità 10 mila volte maggiore di quella prodotta dall'eruzione del Krakatoa del 1883, che indusse un raffreddamento planetario per alcuni anni di 5,5°C.
Secondo gli studiosi a innescare la grande estinzione, più che gli effetti diretti della collisione, fu quindi il clima gelido conseguente a un forte repentino e prolungato raffreddamento. Oppure, probabilmente in coincidenza con entrambi gli agenti.

Asteroidi pericolosi anticiparli si può
Con gli strumenti automatici per survey Atlas e Pan STARRS, un gruppo di astronomi dell’Università delle Hawaii, hanno dimostrato per la prima volta la possibilità di intercettare meteoroidi pericolosi con sufficiente anticipo.
I due sistemi hanno identificato il piccolo asteroide di circa 4 m, 2019MO, prima che entrasse in atmosfera nello scorso 22 giugno 2019 sopra Puerto Rico. L’oggetto era stato osservato da ATLAS Maunaloa subito dopo la mezzanotte del 22, quando era a circa 500 mila km dalla Terra.
Il sistema automatico di rilevamento e valutazione d’impatto "Scout", aveva considerato come improbabile la possibilità di collisione. Nonostante ciò era stata notata una possibile connessione fra l’asteroide e un rilevamento di infrarossi atmosferici sopra Puerto Rico circa 12 ore dopo, giunto da una stazione alle Bermuda dell’ente che controlla il rispetto del bando degli esperimenti nucleari in atmosfera, chiedendo ai colleghi di segnalare eventuali altre osservazioni di 2019MO.
Grazie alle osservazioni date è stata meglio definita la sua traiettoria, permettendo di classificare come probabile l’impatto dell’oggetto con il nostro pianeta. Ciò ha permesso di collegare con certezza l’evento registrato sopra Puerto Rico con 2019 MO. Incrociando i dati astronomici con quelli radar del servizio meteorologico portoricano, si è potuto anche individuare il punto esatto di entrata, posto sopra l’oceano a 380 km a largo di San Juan.
Nel’immagine possiamo vedere la mappa della traiettoria prevista per l'asteroide, ripresa nell’infrarosso dal satellite meteorologico GOES-16 della NOAA. L'energia dell'esplosione è stata valutata tra 3 e 5 kiloton TNT. Entrando in atmosfera, la roccia spaziale si è frantumata in tre grandi pezzi che con altri più piccoli ora si trovano sul fondo dei Caraibi, impossibili da recuperare.

Alla scoperta dell'energia oscura
Fra pochi giorni la partenza di un nuovo satellite con l'incarico di ricercare l'energia oscura, uno dei pochi tasselli ancora mancanti alla conoscenza astronomica...
Nel video l'informazione completa dell'evento...
Nel video l'informazione completa dell'evento...
La Missione Exo Mars 2020
Inaugurato a Torino dall'Agenzia Spaziale Europea (ESA) e l'Agenzia Spaziale Italiana (ASI), il Rover Operation Control Center (ROCC) della missione ExoMars 2020.
Il ROCC controllerà e monitorerà le operazioni del Rover di Exomars2020. I comandi saranno inviati al Rover tramite il Trace Gas Orbiter (TGO), lanciato nella missione ExoMars 2016,ancora in orbita intorno a Marte. La rete delle comunicazioni sarà gestita dall'ESA a Darmstadt, in Germania insieme all’Agenzia Spaziale Russa (Roscosmos). La missione porterà un Rover europeo e una piattaforma russa sulla superficie di Marte. Il veicolo sarà lanciato con un razzo Proton nel 2020 ed arriverà su Marte nel marzo del 2021.

L'asteroide che viaggia come una cometa...
“6478 Gault” è un asteroide la cui scoperta risale al 1988, dunque non una novità astronomica assoluta…
La nuova fotografia ripresa da Hubble pone in primo piano due incredibili scie di detriti, rendendola curiosamente simile a una cometa: una più lunga estesa per 800 mila chilometri, larga circa 4.800 , mentre la più corta ne misura “appena” 200 mila di lunghezza…
Si trova a 355 milioni di chilometri dal Sole, destinato forse, a detta degli astronomi, a dividersi in due corpi più piccoli, chissà fra quanti milioni di anni.


Antimateria
Anche l'antimateria ha due facce, è un'onda e una particella
Obbedisce alla fisica quantistica. L'esperimento parla italiano

Rappresentazione artistica di particelle di antimateria
(fonte: Dick Pountain, Flickr)
ANSA/Ansa
Proprio come la materia anche il suo opposto, l'antimateria, ha due facce: è nello stesso
tempo un'onda e una particella.
Vale a dire che obbedisce alle leggi bizzarre della fisica quantistica che governano il mondo
dell'infinitamente piccolo.
Lo ha dimostrato l'esperimento che per la prima volta ha ripetuto su una particella
di antimateria, il positrone (l'opposto dell'elettrone), l'esperimento che ha permesso
di scoprire la doppia natura della materia.
Il risultato, pubblicato sulla rivista Science Advances, parla in gran parte italiano e si deve
alla collaborazione fra Politecnico di Milano, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn),
Università di Milano e Centro Albert Einstein (Aec) per la Fisica Fondamentale e Laboratorio
di Fisica delle Alte Energie (Lhep) dell'Università di Berna. (ANSA).
Fonte dell'articolo:
http://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/fisica_matematica/2019/05/06/anche-lantimateria-ha-due-facce-e-unonda-e-una-particella_6bd1cf0a-283f-4c8a-99e3-024474f6b585.html
Obbedisce alla fisica quantistica. L'esperimento parla italiano

Rappresentazione artistica di particelle di antimateria
(fonte: Dick Pountain, Flickr)

Proprio come la materia anche il suo opposto, l'antimateria, ha due facce: è nello stesso
tempo un'onda e una particella.
Vale a dire che obbedisce alle leggi bizzarre della fisica quantistica che governano il mondo
dell'infinitamente piccolo.
Lo ha dimostrato l'esperimento che per la prima volta ha ripetuto su una particella
di antimateria, il positrone (l'opposto dell'elettrone), l'esperimento che ha permesso
di scoprire la doppia natura della materia.
Il risultato, pubblicato sulla rivista Science Advances, parla in gran parte italiano e si deve
alla collaborazione fra Politecnico di Milano, Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn),
Università di Milano e Centro Albert Einstein (Aec) per la Fisica Fondamentale e Laboratorio
di Fisica delle Alte Energie (Lhep) dell'Università di Berna. (ANSA).
Fonte dell'articolo:
http://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/fisica_matematica/2019/05/06/anche-lantimateria-ha-due-facce-e-unonda-e-una-particella_6bd1cf0a-283f-4c8a-99e3-024474f6b585.html
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Re: notizie "astronomiche"
SuperLuna 19 febbraio 2019: sarà la più grande dell'anno
Nuovo appuntamento 'spaziale' il prossimo 19 febbraio.
Il nostro satellite raggiungerà la fase di Luna Piena in prossimità del proprio perigeo
dando luogo a quella che comunemente viene chiamata 'SuperLuna'.
Ecco di cosa si tratta e come vedere lo spettacolo anche via streaming.
Per gli amanti degli spettacoli 'spaziali' il prossimo 19 febbraio è una data da segnare
sul calendario. Sarà infatti il giorno in cui il cielo ci regalerà la SuperLuna più grande
dell'anno. Si tratta del secondo fenomeno del 2019, con il nostro satellite che alle 10:07
del 19 febbraio raggiungerà la fase di Luna Piena in prossimità del proprio perigeo
(ovvero la minima distanza dalla Terra) a 356761 km da noi, contro una distanza media
di poco più di 384.000 km.
Per questo motivo la Luna apparirà un po' più grande e un po' più vicina del normale[...]
per saperne di più:
https://www.today.it/scienze/superluna-19-febbraio.html
Buona "luna" a tutti/e
Nuovo appuntamento 'spaziale' il prossimo 19 febbraio.
Il nostro satellite raggiungerà la fase di Luna Piena in prossimità del proprio perigeo
dando luogo a quella che comunemente viene chiamata 'SuperLuna'.
Ecco di cosa si tratta e come vedere lo spettacolo anche via streaming.
Per gli amanti degli spettacoli 'spaziali' il prossimo 19 febbraio è una data da segnare
sul calendario. Sarà infatti il giorno in cui il cielo ci regalerà la SuperLuna più grande
dell'anno. Si tratta del secondo fenomeno del 2019, con il nostro satellite che alle 10:07
del 19 febbraio raggiungerà la fase di Luna Piena in prossimità del proprio perigeo
(ovvero la minima distanza dalla Terra) a 356761 km da noi, contro una distanza media
di poco più di 384.000 km.
Per questo motivo la Luna apparirà un po' più grande e un po' più vicina del normale[...]
per saperne di più:
https://www.today.it/scienze/superluna-19-febbraio.html
Buona "luna" a tutti/e

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Re: notizie "astronomiche"

I cosmonauti russi, Kononenko e Prokopyev, hanno eseguito un'attività extra-veicolare veramente insolita, lavorando attorno al foro scoperto lo scorso agosto sulla Soyuz MS-09.
I due cosmonauti sono usciti dal modulo Pirs con il compito principale di ispezionare il modulo orbitale della capsula Soyuz MS-09 dove era stato scoperto il foro che aveva portato a una piccola perdita di atmosfera nella stazione e subito sigillato con della resina epossidica da parte dell'equipaggio senza creare altri problemi.
Erano già trascorse circa tre ore quando i due cosmonauti hanno raggiunto la Soyuz e iniziato, con uno speciale coltello e un paio di grosse cesoie a tagliare gli strati di isolante protettivo della capsula, mentre piccoli frammenti dei materiali si staccavano e svolazzavano tutt’attorno. Una visione quasi surreale, quella dei due cosmonauti che con forza strappavano pezzi di copertura termica dalla Soyuz, scoprendo alla fine il foro. Azione che ha fatto tremare più di un addetto ai lavori essendo la cosa ulteriormente peggiorata quando i due cosmonauti hanno utilizzato gli stessi attrezzi per tagliare una sottile copertura metallica che serve a proteggere i moduli dai detriti orbitali. I cosmonauti hanno poi scattato una serie di foto dettagliate del foro e della zona attorno.
La passeggiata di Kononenko e Prokophyev è durata complessivamente 7 ore e 45 minuti ed è stata la 213esima passeggiata spaziale dal 1998, in supporto all'assemblaggio e manutenzione della stazione spaziale.
Voyager 2 nello spazio interstellare
Anche la sonda Voyager 2 è entrata nello spazio intrastellare ed è, ora, completamente fuori dall’eliosfera, la bolla di particelle e campi magnetici generata dal Sole.
A differenza della sonda gemella è giunta alla meta con uno strumento operativo in più con il quale studiare meglio l’ambiente interstellare.
Ora si trova a poco più di 18 miliardi di km dalla Terra, con i segnali che impiegano circa 16,5 ore per raggiungerci, con la possibilità di poter comunicare con la sonda ancora per un certo tempo, sino a quando cioè, i generatori di elettricità a radioisotopi produrranno energia sufficiente a sostenere il funzionamento degli strumenti attivi e i pochi watt del trasmettitore
Pur con qualche acciacco dovuto ai 41 anni d’età, le due sonde godono ancora di buona salute e in grado di produrre dati scientifici di grande interesse per la comprensione di quanto concerne lo spazio interstellare del quale ancora sappiamo molto poco.
Anche se per convenzione l’ambiente fuori dell’eliosfera è definito come spazio interstellare, le due Voyager sono ancora legate alla gravità solare e lo saranno a lungo, poiché il confine si stima oltre la Nube di Oort, estesa sino a circa 100 mila UA (Unità Astronomiche). Ci vorranno almeno mille anni per giungere solo nella parte interna della nube, posta a circa 1.000 UA, e altri 30 mila per percorrerla completamente.
Ibernati... e via verso Marte...
L’azienda SpaceWorks di Atlanta, una società di ingegneria aerospaziale specializzata nella progettazione e nella valutazione di concetti avanzati per clienti pubblici e commerciali, ha ricevuto un finanziamento dalla NASA per valutare la fattibilità dell’ibernazione umana da applicare agli astronauti nei viaggi spaziali più lunghi.
John Bradford, il presidente di SpaceWorks, dichiara che al momento il limite della durata dell’ibernazione umana in questi contesti è di 14 giorni, durante i quali la temperatura interna del corpo è abbassata di circa 5°C.
A questo genere di temperature il corpo va in ipotermia e cade in uno stato di sonno riducendo il tasso metabolico dal 50 fino a 70%. Uno stato simile a quello degli animali, come gli orsi, a esempio.
Dopo le due settimane di letargo, gli astronauti potrebbero poi riprendersi, passando un paio di giorni in stato di coscienza, prima di rimettersi di nuovo in ibernazione, un ciclo da ripetere fino a quando non si giunge a destinazione.
Inoltre le capsule all’interno delle quali gli astronauti dormirebbero potrebbero essere vantaggiose anche per proteggerli dalle radiazioni.
Si pensa però che sia possibile spingere ulteriormente il limite fino a farlo arrivare anche a 30 giorni se non oltre, e sarebbe, in ogni caso, un concetto abbastanza diverso da quello noto come “crionica”: il punto difficile non è far “addormentare” gli eventuali astronauti, ma farli risvegliare senza che il corpo abbia subito dei danni.
Se il sistema della SpaceWorks, funzionasse, un viaggio su Marte si ridurrebbe da otto lunghi mesi a pochissime settimane di veglia, intercalate da 15 “dormite” di due settimane. Un vantaggio non da poco, “se, appunto, funzionasse"...Chissà già vi siano volontari in attesa…

Re: notizie "astronomiche"
Un’equipe di astronomi, guidata da Olga Cucciati dell’INAF di Bologna, ha individuato un gigantesco proto-superammasso di galassie in formazione nell’Universo primordiale, a poco più di 2 miliardi di anni dopo il Big Bang. La struttura, chiamata Hyperion, è la più grande e massiccia mai trovata quando l’universo era ancora relativamente giovane. Calcolandone l’enorme massa si ritiene sia un milione di miliardi di volte maggiore di quella del Sole.
Situato nella costellazione del Sestante, è stato identificato analizzando la raccolta di dati ottenuti dallo strumento VIMOS sul VLT (Very Large Telescope) dell’ESO, che fornisce una mappa tridimensionale, unica nella storia, della distribuzione di oltre 10.000 galassie nell’Universo distante.
“Portare alla luce questo titano cosmico aiuterà capire meglio la storia della formazione delle strutture a larga scala“.
È questo il commento finale degli scopritori l’eccezionale ammasso ancora in formazione nel giovane Universo.

Re: notizie "astronomiche"
Primo piano della materia divorata da un buco nero.
È risucchiata a un terzo della velocità della luce

Istantanea della materia che precipita nel buco nero gigante al centro della Via Lattea
(fonte: ESO/Gravity Consortium/L. Calçada)
RIPRODUZIONE RISERVATA
Copyright ANSA/Ansa
Ciuffi di gas che girano vorticosamente a una velocità pari a circa un terzo di quella della luce:
è il primo piano senza precedenti della materia che sta per essere divorata dal gigantesco buco
nero che si trova al centro della Via Lattea. L’istantanea del gas che precipita verso il punto
di non ritorno di questo mostro cosmico, con una massa pari a circa 4 milioni di volte quella
del Sole, è realizzata dallo strumento Gravity del Very Large Telescope (Vlt) dell’Osservatorio
Europeo Meridionale (Eso). I dettagli sono pubblicati sulla rivista Astronomy & Astrophysics.
L’immagine mostra dei brillamenti originati dal gas incandescente che precipita nelle fauci
del buco nero.
Gli autori hanno utilizzato congiuntamente 4 telescopi Vlt ottenendo un’istantanea molto
dettagliata, come se fosse stata realizzata da un unico grande telescopio di 130 metri
di diametro.
I buchi neri sono tra gli oggetti più affascinanti e al tempo stesso misteriosi dell’universo.
La loro attrazione gravitazionale è così intensa che nulla riesce a sfuggire al loro abbraccio
compresa la luce.
“L’immagine è un’ulteriore conferma della presenza di un buco nero supermassiccio,
Sagittarius A*, al centro della nostra galassia”, ha spiegato Reinhard Genzel, dell’Eso,
uno dei coordinatori dello studio.
“Grazie alla straordinaria sensibilità dello strumento Gravity - ha concluso - siamo riusciti
a immortalare in tempo reale la materia in orbita attorno al buco nero”.
Fonte:
http://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/spazio_astronomia/2018/11/05/primo-piano-della-materia-divorata-da-un-buco-nero-_9e4b0680-7de4-4521-877c-e9d48e8b9d42.html
Una domanda all'esperta; ma quanti anni luce fa è successo questo evento?
Non mi pare che il centro della galassia ci sia molto vicino da parlare di "istantanea".
È risucchiata a un terzo della velocità della luce

Istantanea della materia che precipita nel buco nero gigante al centro della Via Lattea
(fonte: ESO/Gravity Consortium/L. Calçada)
RIPRODUZIONE RISERVATA

Ciuffi di gas che girano vorticosamente a una velocità pari a circa un terzo di quella della luce:
è il primo piano senza precedenti della materia che sta per essere divorata dal gigantesco buco
nero che si trova al centro della Via Lattea. L’istantanea del gas che precipita verso il punto
di non ritorno di questo mostro cosmico, con una massa pari a circa 4 milioni di volte quella
del Sole, è realizzata dallo strumento Gravity del Very Large Telescope (Vlt) dell’Osservatorio
Europeo Meridionale (Eso). I dettagli sono pubblicati sulla rivista Astronomy & Astrophysics.
L’immagine mostra dei brillamenti originati dal gas incandescente che precipita nelle fauci
del buco nero.
Gli autori hanno utilizzato congiuntamente 4 telescopi Vlt ottenendo un’istantanea molto
dettagliata, come se fosse stata realizzata da un unico grande telescopio di 130 metri
di diametro.
I buchi neri sono tra gli oggetti più affascinanti e al tempo stesso misteriosi dell’universo.
La loro attrazione gravitazionale è così intensa che nulla riesce a sfuggire al loro abbraccio
compresa la luce.
“L’immagine è un’ulteriore conferma della presenza di un buco nero supermassiccio,
Sagittarius A*, al centro della nostra galassia”, ha spiegato Reinhard Genzel, dell’Eso,
uno dei coordinatori dello studio.
“Grazie alla straordinaria sensibilità dello strumento Gravity - ha concluso - siamo riusciti
a immortalare in tempo reale la materia in orbita attorno al buco nero”.
Fonte:
http://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/spazio_astronomia/2018/11/05/primo-piano-della-materia-divorata-da-un-buco-nero-_9e4b0680-7de4-4521-877c-e9d48e8b9d42.html
Una domanda all'esperta; ma quanti anni luce fa è successo questo evento?
Non mi pare che il centro della galassia ci sia molto vicino da parlare di "istantanea".

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Re: notizie "astronomiche"
Il gigante cosmico che ha modellato la Via Lattea - VIDEO
http://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/spazio_astronomia/2018/11/01/il-gigante-cosmico-che-ha-modellato-la-via-lattea-video_d82f7049-a2b5-429b-b1ec-f96242d5c720.html
Lascio alla Castellana l'onore e l'onere di trovare immagini inerenti a questo articolo.

http://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/spazio_astronomia/2018/11/01/il-gigante-cosmico-che-ha-modellato-la-via-lattea-video_d82f7049-a2b5-429b-b1ec-f96242d5c720.html
Lascio alla Castellana l'onore e l'onere di trovare immagini inerenti a questo articolo.


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Stelle madri e pianeti bambini...
Un gruppo di ricercatori ha identificato una stella giovane chiamata “CI Tau”, con quattro pianeti delle dimensioni di Giove e Saturno in orbita, una prima volta che si scopre un numero così alto di pianeti massicci in orbita in un sistema tanto giovane.
La stella ha solo due milioni di anni, giovanissima in termini astronomici, è circondata da un enorme disco di polvere e ghiaccio. Nei dischi protoplanetari è il luogo in cui si formano pianeti, lune, asteroidi e molti altri oggetti in sistemi stellari.
Il primo pianeta a essere scoperto è stato quello paragonato a un Giove caldo, un enorme pianete molto vicino alla giovane stella madre.
All'opera un team di ricercatori guidati dall’Università di Cambridge che ha utilizzato l’ALMA per cercare i “fratelli” planetari di questo Giove bambino.
CI Tau si trova a circa 500 anni luce di distanza dalla Terra, in una regione con formazione stellare molto attiva della galassia. I suoi quattro pianeti differiscono molto nelle loro orbite: il più vicino (il Giove caldo) si trova nell’equivalente dell’orbita di Mercurio, mentre le orbite più lontane sono ad una distanza più di tre volte maggiore di quella di Nettuno. I due pianeti esterni hanno circa la massa di Saturno, mentre i due pianeti interni hanno rispettivamente attorno a una e dieci volte la massa di Giove.

Rappresentazione artistica dei quattro giganti gassosi in orbita attorno a CI Tau.
Credito: Amanda Smith, Institute of Astronomy, Università di Cambridge
Re: notizie "astronomiche"
Di nuovo tempo di visite... altro asteroide che ci vorrebbe vedere da più vicino... Siamo troppo appetibili, troppo in vista...non c'è che dire...Sembra però che anche stavolta la scampiamo...

Un asteroide per Aretha Franklin
La NASA ha voluto omaggiare la grande cantante con un asteroide, si chiama 24951 Aretha, proprio come la regina del soul scomparsa lo scorso 16 agosto nella sua casa di Detroit.
L'asteroide orbita fra Marte e Giove, il suo nome 249516 Aretha, scoperto dalla missione NeoWise il 15 febbraio 2010 ha un diametro di quattro chilometri.
Sul sito del Jet Propulsion Laboratory della NASA, si legge che l’agenzia ha dedicato l’asteroide ad Aretha Franklin, che ha vinto 17 Grammy Awards, ha registrato indimenticabili hit come ‘Respect’, ‘Chain of Fools’ e ‘Think’ ed è stata insignita nel 2005 della Medaglia presidenziale della libertà.

Asteroidi gemelli
Un nuovo asteroide binario è stato scoperto all’interno del Sistema solare con la collaborazione tra osservatori partecipanti:il Golden Solar System Radar (GSSR) della Nasa in California, l’Osservatorio di Arecibo a Puerto Rico e l’Osservaatorio Green Bank (GBO) nel West Virginia.
Si tratta dell'asteroide Near-Earth 2017 EY5, scoperto il 21 dicembre 2017 grazie alle osservazioni fatte dal Morocco Oukaimeden Sky Survey, le cui caratteristiche fisiche sono state rese note solo alla fine dello scorso giugno. La certezza che potesse trattarsi di un sistema binario è arrivata dalle osservazioni del GSSR effettuate tra il 21 e il 22 giugno scorso che avevano infatti rilevato l’esistenza di due lobi distinti, ma l’orientamento dell’asteroide era tale che gli scienziati non avevano possibilità di vedere se i due corpi fossero uniti o separati. Alla fine però, ruotando, questi due corpi hanno mostrato uno spazio tra loro.
Neutrini e raggi gamma
Un solo neutrino e cambia la storia dell’astronomia, quello che ha viaggiato nello spazio per 3,7 miliardi di anni fino ad arrivare sulla Terra, dove è stato catturato lo scorso 22 settembre dall’esperimento Ice Cube, immerso nei ghiacci del polo nord. È quindi il primo neutrino che proveniente da un’altra galassia. Il neutrino, al quale è stato assegnato il nome Ic-170922A, si è reso protagonista anche di un’altra svolta storica, infatti, dalla galassia da cui arrivato, il blazar Txs 0506+056, è arrivato anche un fiotto di raggi gamma di alta energia rivelati dai telescopi spaziali Fermi e AGILE, e dal telescopio MAGIC operante alle Canarie. La scoperta, annunciata nel corso di una conferenza stampa della National Science Foundation, è stata pubblicata su Science. E’ la prima volta che riusciamo a rivelare l’emissione congiunta di fotoni e neutrini da una stessa sorgente cosmica, e gli astronomi salutano questa storica scoperta come un nuovo importante passo verso l’astronomia multi messaggero.
Un importante passo in avanti, questo, dei neutrini, come quando lo scorso agosto 2017 i rivelatori LIGO e Virgo hanno scoperto un segnale gravitazionale proveniente dalla fusione di due stelle di neutroni, un fenomeno che ha generato anche emissione luminosa osservata da moltissimi telescopi a terra e nello spazio.
Grazie alla scoperta dei neutrini da Txs 0506+056 l’Astronomia ha quindi inaugurato un nuovo capitolo che permetterà di studiare il cosmo in un completamente nuovo.

Suoni dalla spazio
Il 2 settembre 2017, due settimane prima del suo tuffo finale verso Saturno, la sonda Cassini ha registrato potenti emissioni elettromagnetiche legate a movimenti di plasma (il quarto stato della materia, composto di atomi ionizzati) tra il pianeta ed Encelado, una delle sue lune, grazie allo strumento RPWS (Radio Plasma Wave Science), che i ricercatori dell'Università dell'Iowa hanno convertito in onde sonore.
Re: notizie "astronomiche"
In una fitta cortina di nubi di polveri e gas ALMA scopre la formazione di tre esopianeti intorno alla giovane stella HD 163296. Una vera nursery nella costellazione del Sagittario, a 300 anni luce da noi, scoperta da due team internazionali con una innovativa tecnica grazie alle antenne dell’Atacama Large Millimeter Array (ALMA).
Studiando il movimento del monossido di carbonio (CO) nel disco, i ricercatori hanno evidenziato lo spostamento del gas sfruttando l’effetto Doppler dell’emissione delle masse di gas.
Un team ha identificato due pianeti a circa 12 e 21 miliardi di chilometri dalla stella, mentre l’altro team ha identificato il terzo pianeta a circa 39 miliardi di chilometri di distanza. Si tratta di una nuova tecnica che permette di stimare la massa dei protopianeti in modo più preciso e che trasforma ALMA in uno strumento per dare la caccia ai pianeti extrasolari.
Nell’immagine: Osservazione di ALMA del gas, in cui si evidenzia nel materiale la presenza di un esopianeta.

Re: notizie "astronomiche"
Ghiaccio sul cratere di Marte
Il cratere Korolev, situato nell’emisfero nord del pianeta Marte, mostrato in dettaglio con visibili depositi di ghiaccio dallo strumento CASSIS (Colour and Stereo Surface Imgaging System) a bordo della sonda Trace Gas Orbiter (TGO) di ExoMars, in orbita a circa 400 km dalla superficie del Pianeta Rosso.
CASSIS, progettato all’Università di Berna, in Svizzera, è stato realizzato in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI).
L’immagine a colori evidenzia una regione di 50 km del cratere da impatto intitolato all’ingegnere russo Sergej Korolev, al quale si devono i progetti dei primi razzi sovietici destinati all’esplorazione spaziale.
CASSIS, dopo i test di preparazione nel marzo scorso ha iniziato la sua attività alla fine di aprile.
L’immagine è una composizione di tre riprese in diversi colori scattate il 15 aprile.

Censura cosmica
Una nube di gas dalla forma “poco educata”che sarà cancellata fra qualche milione di anni, per una sorta di “censura” cosmica. Si tratta di una struttura minore chiamata con ironica irriverenza “ il dito di dio”, osservabile nell’interno della Nebulosa Eta Carinae, distante approssimativamente 8.000 anni luce dal Sole.
Il destino che l’attende sarà comune anche a nubi molecolari giganti dall’aspetto più innocente, previsioni da un nuovo studio di due ricercatori del Canadian Institute for Teorical Astrophisysics, i quali hanno individuato il colpevole del dissolvimento delle nubi di gas nella luce delle stelle, più precisamente la radiazione che emettono.
Dunque, non le esplosioni di supernova, come creduto, colpevoli sono le stelle, che con ingratitudine accorciano l’esistenza di quelle nubi che un tempo sono state le loro culle.

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