notizie "astronomiche"
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Re: notizie "astronomiche"
In una fitta cortina di nubi di polveri e gas ALMA scopre la formazione di tre esopianeti intorno alla giovane stella HD 163296. Una vera nursery nella costellazione del Sagittario, a 300 anni luce da noi, scoperta da due team internazionali con una innovativa tecnica grazie alle antenne dell’Atacama Large Millimeter Array (ALMA).
Studiando il movimento del monossido di carbonio (CO) nel disco, i ricercatori hanno evidenziato lo spostamento del gas sfruttando l’effetto Doppler dell’emissione delle masse di gas.
Un team ha identificato due pianeti a circa 12 e 21 miliardi di chilometri dalla stella, mentre l’altro team ha identificato il terzo pianeta a circa 39 miliardi di chilometri di distanza. Si tratta di una nuova tecnica che permette di stimare la massa dei protopianeti in modo più preciso e che trasforma ALMA in uno strumento per dare la caccia ai pianeti extrasolari.
Nell’immagine: Osservazione di ALMA del gas, in cui si evidenzia nel materiale la presenza di un esopianeta.

Re: notizie "astronomiche"
Ghiaccio sul cratere di Marte
Il cratere Korolev, situato nell’emisfero nord del pianeta Marte, mostrato in dettaglio con visibili depositi di ghiaccio dallo strumento CASSIS (Colour and Stereo Surface Imgaging System) a bordo della sonda Trace Gas Orbiter (TGO) di ExoMars, in orbita a circa 400 km dalla superficie del Pianeta Rosso.
CASSIS, progettato all’Università di Berna, in Svizzera, è stato realizzato in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI).
L’immagine a colori evidenzia una regione di 50 km del cratere da impatto intitolato all’ingegnere russo Sergej Korolev, al quale si devono i progetti dei primi razzi sovietici destinati all’esplorazione spaziale.
CASSIS, dopo i test di preparazione nel marzo scorso ha iniziato la sua attività alla fine di aprile.
L’immagine è una composizione di tre riprese in diversi colori scattate il 15 aprile.

Censura cosmica
Una nube di gas dalla forma “poco educata”che sarà cancellata fra qualche milione di anni, per una sorta di “censura” cosmica. Si tratta di una struttura minore chiamata con ironica irriverenza “ il dito di dio”, osservabile nell’interno della Nebulosa Eta Carinae, distante approssimativamente 8.000 anni luce dal Sole.
Il destino che l’attende sarà comune anche a nubi molecolari giganti dall’aspetto più innocente, previsioni da un nuovo studio di due ricercatori del Canadian Institute for Teorical Astrophisysics, i quali hanno individuato il colpevole del dissolvimento delle nubi di gas nella luce delle stelle, più precisamente la radiazione che emettono.
Dunque, non le esplosioni di supernova, come creduto, colpevoli sono le stelle, che con ingratitudine accorciano l’esistenza di quelle nubi che un tempo sono state le loro culle.

Re: notizie "astronomiche"
Il Very Large Telescope dell’ESO in collaborazione con altri telescopi, nel centro di un alone di luce ha ripreso fantastiche immagini di un esclusivo oggetto misterioso. Si tratta del residuo di una stella che un tempo risplendeva a circa 200.000 anni luce dalla Terra, nascosto nell’intrico di filamenti di gas nella Piccola Nube di Magellano, una delle nostre vicine galattiche.
I dati dell’osservatorio a raggi X Chandra hanno confermato la sua identità di stella di neutroni isolata, la prima trovata di là della nostra galassia.
Tiangong 1- Fine del viaggio
È finito il viaggio della Stazione Spaziale Cinese Tiangong 1, (il Palazzo Celeste) lanciata nel 2011, e rientrata sul nostro pianeta impattando con l’atmosfera. Il contatto ha provocato l’esplosione del modulo principale con i detriti che sono precipitati sull’oceano Pacifico, senza causare conseguenze del resto pronosticato dagli scienziati di tutto il mondo. A dichiarare il momento dell’impatto sono state le autorità americane attraverso il Joint Force Space Component Command (Jfscc) del Comando strategico degli Stati Uniti.
La Stazione Spaziale Cinese, pesante come un autobus di otto tonnellate, programmata per funzionare solo due anni, è rimasta in attività fino a quando, nel marzo 2016, se n’è perso ogni controllo.
Lutto nel mondo della scienza
Stephen Hawking, uno dei cosmologi più celebri degli ultimi decenni per le sue teorie sui buchi neri, la cosmica quantistica e l'origine dell'universo, è morto nelle prime ore del mattino del 14 marzo 2018 all'età di 76 anni nella sua casa a Cambridge.
Nato a Oxford l'8 gennaio 1942, descrisse se stesso come un bambino disordinato e svogliato, che non voleva neppure imparare a leggere fino all’età di otto anni.
Quando gli è stata diagnosticata la malattia degenerativa, la Sla, secondo i medici Stephen Hawking era destinato a morire in pochi anni, appena 21enne e invece ha convissuto con la sclerosi laterale amiotrofica fino a 55 anni dopo, facendo scoperte straordinarie, continuando a insegnare, simbolo straordinario del potere della mente.
Uno dei suoi contributi scientifici più importanti, che lo ha reso celebre è stato il lavoro sui buchi neri e sulla radiazione che prende il suo nome, “La radiazione di Hawking”.
Nei suoi lavori Stephen Hawking affronta il tema di un creatore o di un atto creativo per l'origine dell'universo, dichiarandosi agnostico e sostenendo che non è necessario un creatore per spiegare la nascita del cosmo, pur tuttavia ponendosi ugualmente il problema.

Hubble: luci e colori
Più che per le scoperte scientifiche il telescopio Hubble è più famoso per le immagini che ci rimanda. Infatti, non produce automaticamente immagini attraenti, ma sono rielaborate artisticamente con particolari imitazioni del cosmo e dei suoi fenomeni.
Scopriamo come con l’aiuto Di Media Inaf ~.
Video ESA/HUbble
Asteroidi: incontri ravvicinati
Ormai gli asteroidi scoperti che passano a meno di una distanza lunare dalla Terra si avvicendano più che settimanalmente e gli strumenti a disposizione permettono di individuarli con sempre più maggior precisione. Più di 1.400, tra quelli potenzialmente pericolosi, catalogati dall’inizio 2013.
L’osservatorio del Catalina Sky Survey in Arizona, la settimana prima aveva scoperto due asteroidi di dimensioni medio-piccole, entrambi destinati a passare a distanza ravvicinata nei giorni successivi.
Il primo, battezzato 2018 CC, transitato due sere dopo, a 189.000 km dalla Terra, metà della distanza lunare. Si è trattato del primo passaggio sub-lunare del mese e l’ottavo dall’inizio dell’anno. Ancora più raro l’incontro con il secondo oggetto, 2018 CB, previsto passare a soli 63.360 km dalla superficie terrestre la sera del 9, cioè ieri verso le 23:29, ora italiana, ad una distanza che lo piazza al decimo posto nella classifica dei passaggi più ravvicinati degli ultimi 12 mesi.

Partito il Falcon Heavy di Space X
Il più potente razzo vettore realizzato dall'azienda SpaceX del miliardario Elon Musk, il Falcon Heavy, è decollato con successo verso le 22 ora italiana dalla base di lancio NASA di Cape Kennedy in Florida, già base di lancio degli Space Shuttle e missioni Apollo.
Un successo che ha dimostrato la funzionalità di un razzo da record, secondo solo al Saturno V utilizzato per le missioni Apollo. Il Falcon è infatti, in grado di portare nello spazio fino a 64 tonnellate di carico, contro I 29 del Delta IV Heavy della United Launch Alliance, il vettore diretto concorrente.
Il Falcon Heavy è composto di un vettore principale e da due razzi booster secondari, che si sono staccati dopo un paio di minuti dal lancio e rientrati al suolo, atterrando quasi simultaneamente su due piattaforme a Cape Kennedy, tra l’applauso dei presenti. Il vettore principale, dopo essersi separato dal secondo stadio, sarebbe dovuto rientrare su una piattaforma nell'oceano, però per un problema ai razzi di rientro ha mancato il bersaglio andandosi a schiantare in acqua.
Sembra a bordo vi fosse un'auto Tesla Roadster personale di Musk “guidata” da un manichino in tuta da astronauta e che dopo alcune manovre compiute con successo, l'auto sia stata inviata in orbita verso Marte, forse con una spinta troppo forte, per cui, a quanto si presume, finirà per superare il pianeta e nella fascia degli asteroidi.
Probabilmente o ancor più sicuramente, si disintegrerà molto prima...
Il ghiaccio su Marte
Da tempo si conosce, grazie ai rilevamenti della sonda Mars Express, dell’ESA, eseguiti su Marte, che sotto la crosta superficiale, a pochi metri di profondità, vi sono importanti depositi di ghiaccio d’acqua. In alcune aree l’erosione del vento ha prodotto fratture ed esposto la struttura interna del corpo ghiacciato, permettendo alla sonda di fotografarle.
Analizzando queste fotografie i ricercatori terrestri hanno concluso che i depositi di ghiaccio d’acqua stratificati, potrebbero avere uno spessore di oltre 100 metri, a circa 2-3 metri sotto la superficie, forse formati da accumulo di nevicate durante i periodi geologici in cui l’asse di rotazione del pianeta era particolarmente accentuata.

Nuove missioni dalla NASA
La NASA porta a conoscenza quali saranno le missioni interplanetarie del prossimo decennio. Una scenderà sulla cometa Churyumov-Gerasimenko per raccogliere un campione, un’altra studierà la luna Titano con un drone, il Dragonfly, questo il nome del drone che sarà lanciato su Titano, alimentato da una sorgente a radioisotopi con la possibilità di spostarsi in diversi luoghi della luna analizzandone la superficie e l'atmosfera. Questa una delle due missioni che lasceranno la Terra dalla prossima metà degli anni venti per esplorare il nostro sistema solare nell’ambito del Progetto New Frontiers.
La seconda missione chiama CAESAR (Comet Astrobiology Exploration Sample Return) e sarà una sonda che si avvicina alla cometa Churyumov-Gerasimenko, dalla quale raccoglierà un campione di suolo e riportarlo a Terra. Sarà così molto interessante non solo poter analizzare il suolo cometario in un laboratorio molto sofisticato sul nostro pianeta, ma anche poter osservare cosa è avvenuto sulla cometa dopo essere stata visitata e studiata da Rosetta.

Addio, forse, all'ascensore spaziale...
Una delle più grandi ambizioni dell’astronomia è stata la possibilità di realizzare l’ascensore spaziale, lunghe file di materiale al carbonio per consentire un facile trasporto da terra fino a una piattaforma stabile nello spazio.
Dal popolare romanzo di Arthur C. Clarke, la prima ispirazione, dove si costruisce un cavo che collega il terreno e l’orbita geosincrona, il cui problema dipende dalla sua forza, poiché è difficile creare un legame lungo che non si rompa.
Nella foto l’illustrazione del Tethered Satellite System 1 (TSS-1) dallo Space Shuttle Altantis nel 1992.
Come altri cavi testati, TSS-1 non è riuscito a mantenere la sua promessa, sebbene abbia fornito indicazioni molto preziose per futuri esperimenti.

Le stranezze di pianeti extrasolari
La stranezza di un esopianeta extrasolare messa in luce da un gruppo di astronomi dell’Università di Ginevra. È GJ 436b, a 33 anni luce nella costellazione del Leone che sta perdendo la sua atmosfera, lasciandosi dietro una vera coda composta soprattutto d’idrogeno rendendolo somigliante a una cometa. Dai dati in possesso dei ricercatori, GJ 436b è un pianeta dalle dimensioni simili a quelle di Nettuno, impiega meno di tre giorni a completare l’orbita intorno alla sua stella madre, una nana rossa. La perdita dell’atmosfera sembra sia legata all’intensa radiazione emessa da quel sole e il pianeta che ruota molto vicino ai poli è sottoposto a spaventose forze mareali.

Re: notizie "astronomiche"
Analizzando i segnali radio raccolti dal Very Large Array (VLA) emessi dall’evento all’origine delle onde gravitazionali registrate il 17 agosto scorso, un team di ricercatori del National Astronomy Osservatory (Nrao), hanno descritto un’enorme struttura di materia (un bozzolo) formata con la fusione di due stelle neutroni.
All’inizio la fusione dei due oggetti ha causato un’esplosione, lanciando all’esterno un guscio sferico di materia residua, mentre nel resto della fusione le stelle sono collassate, presumibilmente, in un buco nero la cui potente gravità ha attratto a sé la materia adiacente, formando un disco in rapida rotazione che a sua volta ha originato due getti di materiale emesso a grande velocità.

Onde gravitazionali ed energia oscura
Simulazione del California Technology Institute, una rappresentazione molto rallentata della fusione di due stelle di neutroni, l’evento osservato per la prima volta, mediante le onde gravitazionali, lo scorso 17 agosto, prodotte al culmine della loro vorticosa danza con tutto lo spettro elettromagnetico, compreso il lampo gamma visto arrivare dopo appena un paio di secondi dopo
Ma ascoltiamo come spiega Media Inaf, i dubbi insorti dopo l'eccezionale avvenimento, riguardanti le teorie sull'energia oscura.
Pianeti e Intelligenza artificiale
Ora sappiamo che il nostro sistema solare non è l’unico ad avere 8 pianeti e corollario di pianeti nani. Infatti, ad averne otto c’è anche la stella Kepler 90, lontana 2.545 anni luce.
La scoperta, annunciata dalla NASA, è stata resa possibile non solo grazie all’attività del telescopio spaziale Kepler, ma anche all'intelligenza artificiale di Google, che ha analizzato i dati relativi ai 35.000 potenziali pianeti extrasolari ottenuti dal telescopio stesso.
L'ultimo esopianeta scoperto, Kepler-90i, ha un diametro del 30% superiore a quello della Terra e occupa il 3° posto per distanza dalla propria stella, che, a differenza del nostro pianeta, Kepler-90i è molto vicino a essa e orbita attorno in soli 14,4 giorni. Gli astronomi della NASA hanno calcolato che la superficie del pianeta abbia una temperatura di più di 400 gradi, troppo calda perché ospiti acqua liquida e dunque la vita.
Da anni il telescopio Kepler aveva registrato il transito di questi pianeti, trovandone 7 di loro anche senza l’ausilio di Google.
È stato per l’ottavo che c’è voluta l'intelligenza “artificiale”, riuscendo a estrarre la sua presenza dall'enorme mole di dati a disposizione. L'intelligenza artificiale di Google aveva fatto esperienza con i dati di 15.000 altri sistemi osservati da Kepler e con i relativi risultati ottenuti dagli astronomi. La collaborazione Nasa-Google ha permesso di scoprire anche un sesto pianeta in un altro sistema, quello della stella Kepler 80.

'Oumuamua (primo messaggero in hawaiano)
13 dicembre 2017
Detrito galattico o sonda aliena? 'Oumuamua sotto la lente di SETI
Il misterioso oggetto galattico che ha sfiorato la Terra nel mese di ottobre con tutta
probabilità è di origine naturale.
Ma la sua bizzarra forma allungata ha destato l'attenzione dei ricercatori del progetto SETI
che si preparano a osservarlo per 10 ore su diverse lunghezze d'onda per verificare
che non si tratti di una sonda aliena che emette segnali radio.
(Lee Billings/Scientific American)
Mi stavo chiedendo, ma la serietà della ricerca dov'è finita?
Se anche chi certe cose dovrebbe considerarle per quel che sono, vede possibili omini verdi...

Per saperne di più:
http://www.lescienze.it/news/2017/12/13/news/_oumuamua_detrito_galattico_sonda_aliena-3789305/

Detrito galattico o sonda aliena? 'Oumuamua sotto la lente di SETI
Il misterioso oggetto galattico che ha sfiorato la Terra nel mese di ottobre con tutta
probabilità è di origine naturale.
Ma la sua bizzarra forma allungata ha destato l'attenzione dei ricercatori del progetto SETI
che si preparano a osservarlo per 10 ore su diverse lunghezze d'onda per verificare
che non si tratti di una sonda aliena che emette segnali radio.
(Lee Billings/Scientific American)
Mi stavo chiedendo, ma la serietà della ricerca dov'è finita?
Se anche chi certe cose dovrebbe considerarle per quel che sono, vede possibili omini verdi...


Per saperne di più:
http://www.lescienze.it/news/2017/12/13/news/_oumuamua_detrito_galattico_sonda_aliena-3789305/

eroil- Messaggi : 5732
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Località : Neverwinter
Manovre operative sulla Iss
Paolo Nespoli dell'Agenzia Spaziale Europea e Randy Bresnik della NASA hanno catturato la navicella cargo "Cygnus" della Orbital ATK, lanciata il 12 novembre con un razzo Antares, dedita al trasporto di materiali, esperimenti e cibo per gli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale. Diversamente da quelle russe "Progress", le Cygnus non si agganciano automaticamente alla ISS, ma dopo essersi avvicinate a circa 15 metri dalla stazione orbitante sono catturate attraverso un braccio robotizzato controllato da due astronauti a bordo della stazione. A bordo di Cygnus ci sono 851 kg di materiale, 132 kg di attrezzature per le passeggiate spaziali, 34 kg di materiale informatico, oltre a 740 kg di materiale scientifico e 1240 kg di rifornimento per gli astronauti a bordo della stazione orbitante. All'esterno della Cygnus ci sono 14 piccoli satelliti chiamati "cubesat" che avranno il compito di effettuare vari esperimenti, oltre attivare comunicazioni laser.
La navicella da rifornimento rimarrà agganciata alla ISS fino al 3 dicembre per essere riempita di materiale di scarto, e poi staccata dal braccio robotizzato. Nelle ore successive saranno realizzati esperimenti per mettere a punto un sistema di aggancio dei futuri veicoli commerciali. Dopodiché verrà alzata di quota per mettere in orbita i 14 piccoli satelliti per po rientrare nell'atmosfera e bruciare negli strati più densi.

Il primo asteroide dallo spazio interstellare
Evento storico per l’Astronomia...
Scoperto il primo asteroide interstellare, proveniente, forse, da un altro sistema planetario. E’ passato il 14 ottobre nel punto della sua orbita più vicino alla Terra, 24 milioni di chilometri da noi e non lo vedremo mai più, poiché viaggiando a 44 chilometri al secondo, è già lontano, ritornato nello spazio interstellare. L’aveva avvistato il 19 ottobre il telescopio automatico PanSTARRS 1 (Osservatorio di Haleakala, isole Hawaii), quando ormai stava congedandosi da noi per sempre. Dapprima si pensò che fosse una cometa proveniente dalla Fascia di Kuiper o dalla Nube di Oort, poi la velocità e la traiettoria hanno smentito questa interpretazione.
L’oggetto, che si suppone possieda un diametro di 160 metri, è stato inizialmente registrato come C/2017 U1. (la C per cometa), appariva puntiforme come una stella di magnitudine 20. Dopo altre osservazioni seguite da parte di Alan Fitzsimmons al telescopio “Herschel” da 4,2 metri (La Palma, isole Canarie) e di Joe Masiero del Jet Propulsion Laboratory al telescopio “Hale” da 5 metri di Monte Palomar, l’orbita risultò subito iperbolica, da qui le precisazioni che non si trattava di una cometa ma di un asteroide, sicché la sua denominazione è stata modificata in A/2017 U1 (A come asteroide). Al momento della scoperta si muoveva nella costellazione della Lira, entrando nel Sistema Solare a 26 chilometri al secondo e ne sarebbe uscito all’incirca alla stessa velocità, anche dopo la “frustata gravitazionale” ricevuta da Giove.
Tra 10 milioni di anni si troverà a 850 anni luce da noi.
Dunque, “toccata e fuga” e addio per sempre A/2017 U1…

Un'epoca nuova per l'Astronomia
Stelle di neutroni e onde gravitazionali… come dove e quando spiegato dai protagonisti che in parte hanno fornito contributo alla diffusione dell’eccezionale evento…
Nascita di una Nuova Astronomia
Puntualmente...Come previsto da Albert Einstein...
Oro e Platino dallo spazio...
Oro e Platino dallo spazio...
Onde Gravitazionali "alla finestra"...
Due stelle di neutroni (pulsar) si sono fuse e nel corso della catastrofe hanno emesso onde gravitazionali per cento secondi, poi un lampo di raggi gamma di altissima energia e per una decina di giorni hanno irraggiato in tutto lo spettro elettromagnetico: raggi X, ultravioletti, luce visibile, infrarossi, onde millimetriche. Un evento eccezionale, una prima assoluta, l’atto di nascita di una nuova astronomia che scruta l’universo da tutte le “finestre” disponibili. Hanno lavorato insieme gli interferometri per onde gravitazionali Ligo e Virgo, il satellite americano per raggi gamma “Fermi”, il satellite europeo “Integral” per gamma e raggi X, il telescopio VLT dell’Osservatorio australe europeo nella banda ottica, il radiotelescopio submillimetrico europeo ALMA per le microonde. Un evento mondiale annunciato in diretta streaming da Washington, Monaco di Baviera e Venezia: ore 16 del 16 ottobre 2017, data da ricordare.
Le due pulsar si trovavano alla periferia della galassia ellittica NGC4993 nella costellazione dell’Idra, a 130 milioni di anni luce da noi, scoperta da William Herschel nel 1789. La coalescenza si è verificata il 17 agosto. Nei giorni successivi l’analisi spettrale nell’ottico ha mostrato la formazione di elementi pesanti – in particolare oro e platino – confermando la teoria della nucleosintesi. La coalescenza di due oggetti la cui densità è pari a quella del nucleo atomico (un miliardo di tonnellate per centimetro cubo) ha probabilmente generato un buco nero. Al di là del fenomeno astrofisico – mai osservato prima ed eccezionale in sé – il significato di questa straordinaria osservazione è comunque l’apertura di una nuova era nella storia dell’astrofisica e della nostra comprensione dell’universo.
Da Astronomia News
L'Esopianeta nero...
È noto come WASP-12b, riflette soltanto lo 0,064 della luce che riceve, la sua ridottissima albedo ne fa l’oggetto più nero mai sinora osservato.
La scoperta è stata fatta usando lo spettrografo del telescopio spaziale “Hubble” da ricercatori dell’università canadese McGill e dell’University of Exter, Regno Unito, con misure dirette a caratterizzare la composizione dell’atmosfera di questo esopianeta, il cui diametro è di circa il doppio di Giove.
Lontano da noi 1400 anni luce, quando illuminato dalla sua stella la superficie gassosa raggiunge i 2600 °C. Forse in ciò risiede la spiegazione della sua “oscurità”: l’alta temperatura porta, infatti, alla formazione di nubi di metalli alcalini ionizzati che a loro volta rompono le molecole d’idrogeno, con il risultato di un’atmosfera in concreto nera.
WAPS-12b è il secondo pianeta di cui si siano fatte misure di albedo. Il primo è stato HD 189733b, un altro “Giove caldo”, dall’apparente colore blu intenso.

Disegno d’artista del pianeta nero.
I primi nomi ufficiali per la superficie di Plutone
Il declassamento di Plutone da pianeta a pianeta nano è ancora argomento di discussione, intanto l’ International Astronomical Union ha approvato i primi 14 toponimi ufficiali proposti per le formazioni geologiche individuate dalla sonda “New Horizons” nel suo flyby del 2015. Alcuni sono conferme di nomi provvisori già entrati nell’uso durante la missione, altri rimangono toponimi informali. Questi quelli approvati:
Tombaugh Regio, in onore di Clyde Tombaugh (1906-1997), che scoprì Plutone nel 1930. 1930.
Burney crater in ricordo di Venetia Burney (1918-2009) che suggerì il nome “Plutone” per il pianeta quando era una studentessa di 11 anni.
Sputnik Planitia, dal nome del primo satellite artificiale, lanciato dai russi il 4 ottobre 1957.
Tenzing Montes e Hillary Montes in onore di due scalatori, il nepalese Tenzing Norgay (1914-1986) e il neozelandese Edmund Hillary (1919-2008).
Al-Idrisi Montes, in ricordo del cartografo arabo Ash-Sharif al-Idrisi (1100-1166).
Djanggawul Fossae è il nome assegnato a una complessa rete di canaloni, tratto da un albero il cui nome a sua volta trae origine dalla mitologia australiana.
Sleipnir Fossa, dal nome di un mitologico cavallo cavalcato dal dio Odino.
Virgil Fossae, dal nome del poeta latino che fa da guida a Dante nella “Divina Commedia”.
Adivun Cavus, profonda depressione battezzata con questo nome tratto dalla mitologia Inuit.
Hayabusa Terra, dalla missione giapponese (2003-2010) che per prima portò a terra un campione di asteroide.
Voyager Terra, dalle due sonde della Nasa che visitarono il sistema solare esterno e che ora stanno avventurandosi in un viaggio interstellare.
Tartarus Dorsa è una profonda cavità il cui nome è ispirato al regno degli inferi secondo la mitologia Greca.
Elliot crater, in memoria di James Elliot (1943-2011), ricercatore del MIT che con il metodo delle occultazioni stellari scoprì gli anelli di Urano e ipotizzò l’atmosfera di Plutone.

Re: notizie "astronomiche"
Osservato in dettaglio un evento cosmico estremo: una supernova e i suoi resti esplosivi che impattano su una stella compagna.
Scoperta il 10 marzo 2017cbv nella galassia NGC 5643, a 55 milioni di anni luce di distanza e chiamata SN 2017, individuata dalla survey DLT40 utilizzando il telescopio PROMPET in Cile, da Davi Sand dell’University of Arizona.
Si tratta di una supernova di tipo Ia, l’esplosione di una nana bianca, il nucleo esausto di una stella morta simile al Sole.
Credit: B.J. Fulton/Caltech

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