Grandi conquiste dello spazio
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La sonda "Juno" sempre più vicina a Giove
Il 4 luglio prossimo è il giorno in cui la sonda “Juno” (NASA) arriverà a Giove e s’inserirà in un’orbita polare intorno al pianeta più massiccio e dotato del più intenso campo magnetico. Nonostante sin dagli anni 70 del secolo scorso una flotta di sonde, da Pioneer, Voyager 1 e 2, Galileo, Ulysses, Cassini, sino a New Horizons, abbia indagato Giove e i suoi satelliti (ben 76), il pianeta gigante rimane il più misterioso del Sistema solare.
Sappiamo che emette più energia di quanta ne riceva dal Sole e ciò lo rende simile a una debolissima mini-stella mancata.
La sonda era partita dalla Terra nell’ottobre 2011 con il compito di risolvere l’enigma della struttura interna di Giove, scoprire, cioè, abbia o no, un nucleo roccioso, oltre che studiare in modo specifico la sua magnetosfera e di chiarire il bilancio energetico del pianeta, in special modo sulla dinamica e all’emissione infrarossa dei suoi sistemi nuvolosi.
L’impresa di “Juno” del 4 luglio non sarà priva di rischi, la riaccensione del motore principale per 30 minuti la inserirà in un’orbita polare mai tentata prima, con un periastro molto basso. L’attraversamento delle potenti fasce di radiazione potrebbe, infatti, essere fatale per gli strumenti a bordo della sonda, la cui elettronica sarà investita da una tempesta di particelle ad alta energia.
Riabilitare Plutone?
Plutone continua a darci informazioni di sé che tendono a riabilitarlo come pianeta a tutti gli effetti, nonostante il “declassamento” a “pianeta nano”. L’ultimo numero del “Journal of Geophysical Research – Space Physics” della American Geophysical Union (AGU) dedica un ampio articolo alle interazioni appena scoperte tra il vento solare e il materiale che sfugge dalla tenue atmosfera di Plutone. In sintesi, Plutone ha una vera e propria “coda magnetica”, del tutto analoga a quella Terra anche se, ovviamente, più piccola e meno densa e definita. L’autore della ricerca, David McComas (Università di Princeton) e colleghi hanno utilizzato i dati trasmessi dallo strumento SWAP (Solar Wind Around Pluto) a bordo della sonda della Nasa “New Horizons” transitata vicino a Plutone il 14 luglio 2015. Ne risulta che il vento di particelle atomiche solari, la cui velocità alla distanza di Plutone è compresa tra 200 e 900 chilometri al secondo, trascina con sé ioni di metano, gas che sfugge dalla crosta del pianeta nano, formando appunto una “coda” di ioni opposta al Sole che è tipica di pianeti rocciosi come il nostro, Venere e Marte. Si pensava invece che Plutone avesse piuttosto una coda simile a quella delle comete. La coda di ioni si estende per 118 mila chilometri verso l'esterno del Sistema solare. Il fronte d’urto, invece, è molto vicino al pianeta nano: la “prua” si trova ad appena 3000 chilometri dalla superficie plutoniana.
Da Astronomia News
Da Astronomia News
Re: Grandi conquiste dello spazio
Una veduta del telescopio “James Webb” con lo specchio da 6,5 metri di diametro completamente dorato. La sottilissima pellicola d’oro che ricopre lo specchio è la più eccellente superficie riflettente per la finestra del vicino infrarosso nel quale troverà applicazione il telescopio. I 18 segmenti a forma esagonale pesano ognuno venti chilogrammi, essendo quindi, un oggetto molto grande che nessun razzo vettore potrebbe contenere, sarà dispiegato nello spazio.
Il lancio, che lo porterà a un milione e mezzo di chilometri dalla Terra, contrattempi a parte, è previsto per il 2018, e sarà "l'occhio" che sostituirà il telescopio Hubble.
Notizie da Plutone
Dalla sonda “New Horizons”continuano ad arrivare i dati raccolti e memorizzati durante il suo flyby di Plutone. Un mosaico di due immagini riprese mostra decine di crateri quasi perfettamente circolari, circondati da chiari e sottili aloni costituiti da ghiaccio di metano e di acqua. Un fenomeno limitato alla sola regione visibile nel riquadro, ancora incomprensibile da spiegare, ma Plutone, molte sorprese ancora, sembra abbia in serbo per noi.
Universo profondo con Hubble
Scrutando attraverso un enorme volume di spazio il telescopio Hubble risolve numerose galassie lontane da 5 a 12 miliardi di anni luce da noi. La luce di questi remoti oggetti ha impiegato miliardi di anni per attraversare l’universo in espansione.
Facendo di queste lontane galassie testimonianze fossili di ciò che avveniva quando l’universo aveva un terzo dell’età attuale.
La prima volta di Venere
Il 5 febbraio 1974 Mariner 10 riprendeva da vicino il pianeta Venere, con un’immagine ottenuta con filtro ultravioletto. Fu in quell’occasione che potemmo ammirare per la prima volta la struttura complessa del pianeta. L’obiettivo primario della missione Mariner 10, era di servire da “fionda gravitazionale” per raggiungere Mercurio. Venere usata come “corpo”che avrebbe permesso l’accelerazione verso l’altro pianeta.
Poi tutto d'un tratto: Marte...
Ore 10.36- 14 Marzo 2016. La sonda europea Exo Mars è partita dal cosmodromo di Baikonur in Kazakistan. Sarà la prima sonda europea ad atterrare su Marte, con lo scopo di trovare traccie di vita presente o passata, e fornire analisi del pianeta per le future missioni umane.
Addio a Edgar Mitchell
Edgar Mitchell, il sesto uomo che “camminò” sulla Luna, nella missione “Apollo 14” del 1972, è morto il 4 febbraio 2016 a Lake Worth –Florida. Durante la missione trascorse nove ore fuori dal Modulo Lunare.
Nel 2008 una sua dichiarazione fatta nel corso di un’intervista radiofonica diede molto di che discutere. Disse che gli ambienti americani militari sarebbero stati a conoscenza da anni, dell’effettiva esistenza degli Ufo e di loro contatti con gli “extraterrestri”. Informazioni che sarebbero state nascoste per chissà quali oscuri motivi. È la nota “teoria del complotto”, ampiamente contrastata e contestata in alto loco.
La missione “Apollo 14” fu la terza a raggiungere il suolo lunare, nei pressi del cratere “Fra Mauro”. Dell’equipaggio, insieme a Mitchell facevano parte gli astronauti Shepard e Roosa.
Ci dobbiamo proprio andare su Marte?
Recentemente, il Congresso degli Stati Uniti ha approvato il piano di finanziamenti alla Nasa per il 2016, che si attesta a 19,3 miliardi di dollari da ripartire fra i vari settori di ricerca.
La relazione che accompagna il bilancio tuttavia richiede espressamente all’Agenzia di spendere almeno 55 milioni di dollari per un “modulo abitativo” a supporto dei programmi di esplorazione spaziale.
Il denaro dovrebbe saltare fuori dai fondi destinati al programma Advanced Exploration Systems che, per la parte di ricerca e sviluppo, ha incassato 350 milioni di dollari. Così si legge nella relazione:
“La Nasa deve sviluppare il prototipo di un modulo abitativo spaziale all’interno del programma Advanced Exploration Systems entro e non oltre il 2018. È inoltre richiesto che la Nasa fornisca al Congresso entro 180 giorni dall’approvazione (che risale al 18 dicembre) una relazione sullo stato del programma e su come ha speso i fondi a disposizione”.
Il crio-vulcano di Plutone
Plutone definito per decreto, pianeta nano, può vantare sul suo suolo, un gigante geologico: il più grande crio-vulcano del Sistema solare, che non erutta lava ma ghiaccio, con un diametro di 150 km e un’altezza di 4000 metri. Di relativamente recente formazione, è stato battezzato Wright Mons, in onore dei fratelli Wright che nel 1903 fecero volare il primo aereo.
L’eccezionale struttura è stata riconosciuta lavorando sulle immagini raccolte dalla sonda della Nasa “New Horizons", durante il veloce sorvolo di Plutone avvenuto il 14 luglio 2015. Componendole insieme è stata ottenuta l’immagine riprodotta, che mostra una regione di Plutone estesa 230 per 190 chilometri. I dati raccolti hanno permesso di colorare l’immagine e di riconoscere, con buona probabilità, il “ghiaccio sporco” eruttato. Se questa interpretazione sarà confermata, Plutone potrà entrare nel Guinness dei Primati per il settore crio-vulcani.
Re: Grandi conquiste dello spazio
Il 2015 raccontato esplorando il sistema solare e dintorni, spiegando i risultati raggiunti in molti campi della strumentazione, le ricerche e i successi della Stazione Spaziale, mentre si perfezionano le tecnologie per il progetto in vista del viaggio verso Marte.
Re: Grandi conquiste dello spazio
La sonda della Nasa “New Horizons”, mentre visitava Plutone e il suo sistema di lune, ha girato il primo videoclip oltre i confini (convenzionali) del Sistema solare. Per apprezzarlo bisogna però accontentarsi di una qualità modesta e conoscere il codice-colore per interpretarlo, perché i fotogrammi sono solo due al secondo, in bassa definizione (256 x 256 pixel) e non sono in luce visibile ma nell’infrarosso, con una strana scansione: ogni riga di pixel registra una sua specifica lunghezza d’onda, lievemente maggiore o minore della riga precedente e della seguente, ma sempre entro la banda tra 2,5 e 1,25 micron (millesimi di millimetro – il rosso dello spettro visibile termina a 0,7 micron). Lo strumento è in sostanza un particolare tipo di spettrometro, noto con l’acronimo Leisa – da Linear Etalon Imaging Spectral Array –, è stato progettato per riprendere superfici geologiche ghiacciate ed è entrato in funzione il 14 luglio 2015, quando avvenne il fly-by del sistema plutoniano.
Le Lune di Plutone
I nuovi dati inviati dalla sonda New Horizons mostrano i satelliti minori di Plutone che girano velocissimi su se stessi, forse a causa della forza esercitata dalla più grossa luna Caronte.
Le quattro lune minori del pianeta nano ruotano come trottole, arrivando, nel caso di Idra, a compiere 89 rotazioni per ogni singola orbita.
La Missione Cassini ora è maggiorenne
Il giorno 15 di questo mese di ottobre 2015, la missione "Cassini” è diventata maggiorenne.
Diciotto anni fa partiva diretta a Saturno con a bordo la navicella-lander “Huygens”, una collaborazione complessivamente da oltre da due miliardi di dollari tra la Nasa e l’Agenzia spaziale europea. Per l’ingresso di “Cassini” nella “maggiore età”, l’agenzia spaziale americana ha di nuovo diffuso questa immagine del lancio, avvenuto di notte da Cape Canaveral con un razzo Titan IVB / Centaur. Giunta al pianeta degli anelli nel giugno 2004, da allora “Cassini” ha inviato centinaia di gigabyte di dati e fornito materiale per più di tremila pubblicazioni scientifiche. La sonda “Huygens” si staccò dalla navicella madre “Cassini” il 14 gennaio 2005 e scese sul satellite Titano da dove ha inviato immagini di laghi di metano e di altre insolite caratteristiche geologiche.
La missione avrebbe dovuto concludersi nel 2008 però è stata prolungata di dieci anni ancora. La navicella ha compiuto molti sorvoli su Titano, aiutando la comprensione dei dati inviati da “Huygens”. Altra scoperta riguarda il satellite Enceladus, dove dopo tre sorvoli ravvicinati, Cassini ha osservato zampilli di ghiaccio eruttato da un’inedita topologia di geyser.
Ora sta continuando nell’esplorazione del sistema di Saturno, pianeta molto speciale per i numerosi satelliti e ancor più per i numerosi anelli che lo avvolgono.
Chandra Telescopio spaziale
Una galleria delle più belle immagini di Chandra, pubblicate dalla NASA in occasione dell’iniziativa per questo mese di ottobre, dell’American Archives Month, dedicata alla valorizzazione dei patrimoni archivistici.
Il Chandra x-ray Observatory, è stato lanciato dalla NASA nel 1999 ed ha collezionato migliaia d’immagini in tutto l’universo.
Chandra Telescopio spaziale
Chandra, il più potente telescopio ai raggi X mai realizzato, fu lanciato nel 1999 dallo Space Shuttle Columbia.
Le immagini che cattura sono 25 volte più definite di quelle riprese dai precedenti telescopi a raggi X, con la risoluzione tanto alta potrebbe leggere un segnale di stop da una distanza di oltre 19 km.
La maggior parte dei satelliti scientifici si trovano su orbite basse, solitamente a poche centinaia di km dalla Terra, mentre Chandra, che si trova su un’orbita ellittica che lo porta, nel punto più lontano, a 138.000 km da noi e nel punto più vicino a 9.600 km, arrivando dunque, a oltre un terzo della distanza Terra-Luna.
Ricorrenze - La Gemini 5
Cinquant’anni fa, il 21 agosto 1965, il “gap” che fino a quel momento aveva tenuto nella competizione con gli USA, sempre dietro all’URSS, con la Gemini 5 fu annullato.
Gli scopi principali della Gemini 5 furono quelli di testare l’affidabilità di tutti i sistemi della navicella per una durata doppia rispetto alla precedente e di analizzare le reazioni psichiche e fisiche dei due astronauti (Gordon Cooper e Charles P. Conrad) in assenza di gravità per un periodo anche superiore a quello necessario per un volo verso la Luna.
La missione durò 8 giorni e si concluse con l’ammaraggio il 29 agosto.
Un nuovo record di permanenza nello spazio era stato raggiunto a dimostrazione che l’uomo poteva sopravvivere in assenza di gravità per il periodo necessario a raggiungere la Luna.
1961: da lassù la Terra vista in blu
Il 12 aprile 1961, cosmonauta sovietico Yuri Gagarin Alexseyevich, è diventato il primo uomo ad andare nello spazio rimanendo in orbita per 108 minuti.
Nella sua astronave Vostok 1, controllato a distanza, rilasciato ad una altitudine di 200 miglia (circa 327 km).
Quando Gagarin ha raggiunto lo spazio il suo primo commento è stato:
“La Terra è blu! Tutto può esser visto molto chiaramente. "
La cometa 67P/ Churyumov- Gerasimenko al perielio
Con una spettacolare esibizione di getti di gas e polveri, emessi dal suo nucleo, la cometa 67P/ Churyumov- Gerasimenko, ha salutato il suo arrivo al perielio il 13 agosto alle 3 e 3 minuti, ora italiana.
Rosetta, da par suo, ha ripreso operando dalla distanza di 327 chilometri un’ora prima del transito, queste bellissime immagini.
Il perielio della cometa è esterno all’orbita della Terra e si trova a 186 milioni di km dal Sole (1,24 U.A). Anche se notevolmente distante, la radiazione solare ha riscaldato decisamente il nucleo cometario, con la temperatura di superficie salita di parecchi gradi, giungendo dai – 70 di un anno fa, a pochi gradi sopra lo zero.
I gas e le polveri rilasciati hanno potenziato la chioma e la coda, secondo le misure effettuate, ogni secondo la cometa rilascia nello spazio 300 chilogrammi di vapore acqueo, mille volte più di un anno fa, quando fu raggiunta dalla sonda.
Ora per prudenza, per evitare problemi all’incolumità di Rosetta, la sua orbita intorno alla cometa, è stata allontanata.
Kepler-186f, un gemello della Terra?
Il telescopio Kepler utilizzando il metodo dei transiti ha individuato, insieme con altri quattro, un pianeta extrasolare con un raggio simile al nostro, orbitante intorno alla stella nana rossa Kepler-186, distante circa 500 anni luce dalla Terra.
Si tratta di Kepler-186f, l’unico degli altri quattro pianeti, molto più grandi e più vicini alla stella, a possedere i requisiti per essere classificato nella zona abitabile, una regione temperata dove l’acqua potrebbe esistere allo stato liquido, uno dei requisiti essenziali per la nascita della vita.
Eclissi di Sole prodotta da Plutone
A dieci giorni dal flyby della sonda New Horizons, Plutone si rivela sempre più come un oggetto planetario dalla geologia tutta particolare. Ghiacciai che fluiscono come fiumi, catene montuose e alti picchi isolati, regioni nebbiose estese.
L’atmosfera svolge un ruolo importante per il pianeta nano, la densità e l’estensione dell’involucro gassoso sono state con precisione valutate grazie a un ‘eclisse di sole artificiale, con il transito della sonda nel cono d’ombra di Plutone avvenuto sette ore dopo l’incontro.
L’immagine mostra il contorno di Plutone con l’aureola della luce solare che filtra attraverso la sua atmosfera.
Sono state identificate formazioni nebbiose stratificate, qualcuna alta fino a 130 km dalla superficie, altre intermedie a 80 km, le più basse a 50 km. Gli strati aiutano a comprendere la meteorologia degli idrocarburi atmosferici che rendono rosata la superficie di Plutone: metano, acetilene etilene.
Re: Grandi conquiste dello spazio
Plutone con la prima immagine trsmessa da New Horizons a un'ora e mezza dal flyby.
Re: Grandi conquiste dello spazio
Gli scienziati della NASA grazie ai dati raccolti il 14 luglio e trasmessi da uno dei sette strumenti a bordo della sonda New Horizons, hanno scoperto una vasta zona di Plutone priva di crateri, coperta da ghiaccio di monossido di carbonio. Si trova nella zona ovest battezzata dai ricercatori “ Tombaugh Regio” in onore dello scopritore. La zona chiara sembra fosse stata già visibile nelle immagini, riprese dall’Hubble telescopio spaziale. La tenue atmosfera che circonda il pianeta nano pare sia composta soprattutto di azoto, estesa fino a 270 km sopra la superficie di Plutone.
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