Costellazioni e Miti
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La costellazione del Toro nella mitologia...
Il Toro è una delle costellazioni più antiche di cui si trovi traccia.
5.000 anni fa, il punto Gamma che indica l'equinozio di primavera si trovava proprio in questa costellazione, nei pressi della stella Aldebaran.
Diversi riferimenti si trovano negli scritti dei Sumeri, dove la figura zodiacale assumeva connotazioni mitologiche e si rendeva protagonista di storie d’amore conflittuali.
Per gli antichi egizi invece i tori erano figure mitologiche da venerare.
Nell’antica Grecia il mito del Toro fu associato al Minotauro, frutto del tradimento consumato da Pasifa con il sacro Toro di Creta, alle spalle del marito Minosse.
C’è anche un’altra storia che riconduce a Zeus e alle sue metamorfosi: pare infatti che il padre degli dei si fosse innamorato della principessa fenicia Europa e che decise di sedurla, ricorrendo a ogni mezzo possibile.
Accadde che un bel giorno la bella Europa, mentre si trovava sulla spiaggia in compagnia delle sue ancelle, vide arrivare un bellissimo toro bianco, animale in cui Zeus nel frattempo si era trasformato per non destare sospetto nella principessa.
La fanciulla, ignara della vera natura dell’animale, ne fu talmente attratta da salirvi in groppa e da lasciarsi trasportare al galoppo attraversando il mare, fino a raggiungere l’isola di Creta.
Ma una volta giunti a destinazione l’ingenua fanciulla fece un’amara scoperta: Zeus infatti le si manifestò nelle sue reali sembianze.
Dall’unione infelice nacquero Minosse, Radamanto e Sarpedonte...
Rembrandt Harmensz. van Rijn The Abduction of Europa_- Google_Art_Project
Costellazioni del mese di Gennaio 2024...
“Quelle stelle che nel Nord, nelle notti chiare, sono lacrime ghiacciate tra miliardi di altre, la via lattea di gennaio come caramelle d'argento, veli di gelo nell’immobilità, che lampeggiano, pulsando al ritmo lento del tempo e del sangue dell'universo.” - Jack Kerouac, libro Maggie Cassidy -
Il mese di gennaio ci offre una miriade di astri e asterismi, due sono le costellazioni tipiche di questo periodo l'Auriga e il Toro, facilmente identificabili sulla volta celeste, con le loro luminose stelle principali. L'Auriga è è una costellazione settentrionale dalla caratteristica forma di pentagono, attraversata nella parte centrale da una porzione di Via Lattea in direzione opposta a quella del centro galattico con diversi ammassi e nebulose...
Particolarmente interessante da osservare nel cielo di gennaio e per tutto l’inverno è quello del Toro, una delle costellazioni della fascia dello Zodiaco, facilmente riconoscibile per la sua forma a V e per la stella principale Aldebaran, una gigante arancione grande 40 volte il Sole che con la sua magnitudine +0,95 rappresenta la quattordicesima stella più luminosa del cielo notturno...
Stelle del Triangolo estivo...
Le tre appariscenti stelle che lo formano sono la più luminosa Vega, Deneb e Altair, tutte e tre facenti parte di altrettante costellazioni contenenti storie di antichi e affascinanti miti...
Vega, nella costellazione della Lira è la sua stella principale. La Lira, strumento musicale costruito dal dio Ermes (Mercurio per i romani) fu donato ad Apollo per risarcirlo di una mandria da lui rubata. Piacque tanto ad Apollo che mai più pensò di riavere i suoi capi di bestiame. Più tardi il dio lo donò a Orfeo suo protetto, nelle cui mani divenne uno strumento di persuasione verso persone animali piante oggetti, convincendo con la sua musica Ade, custode e dio degli inferi, a favorire la sua discesa nel regno dei morti per riprendersi l’amata Euridice e riportarla nel mondo dei vivi. Sfortunatamente per entrambi, Orfeo non rispettò la clausola di non voltarsi a guardarla finché giunti alla superficie terrestre ed Euridice fu trascinata nuovamente nell’Ade...
Lui, Orfeo, visse da disperato e quando morì trasmigrò nei campi Elisi, mentre il suo magico strumento, la Lira, fu incastonato dagli dei in cielo.
Partendo da Vega, nel Triangolo estivo, nel lato più corto si trova Deneb, stella massiccia e brillante 67.000 volte più del Sole, benché appaia meno luminosa di Vega essendo molto distante dalla Terra. Il suo nome deriva dall’arabo “dhanab al- dajaja” cioè: coda di gallina...
La stella appartiene alla costellazione del Cigno, dove troviamo un’altra storia d’amore mitologica tra dei e umani. Narra di Zeus invaghito di Leda, moglie del re Tindaro e della sua trasformazione in cigno per circuirla. Dall’unione nacquero due coppie di gemelli: da Zeus Elena e Polluce, immortali, e da Tindaro Clitennestra e Castore, mortali...
Il terzo vertice del triangolo estivo è la stella Altair, “al-nasr al-tair”: Aquila o anche Avvoltoio volante. Si trova nella costellazione dell’Aquila ed è posta sulla testa, in rappresentanza del re degli uccelli, il più maestoso e importante. Zeus assunse le sue sembianze per rapire un giovane e bellissimo pastore, Ganimede, portandolo con sé nell’Olimpo e facendo di lui il coppiere degli dei...
L’Aquila punta in picchiata verso la costellazione dell’Acquario, che rappresenta proprio il giovane con la coppa: Zeus gli donò l’immortalità trasformandolo in costellazione per farsi perdonare di averlo rapito...
Il cielo estivo è pieno di battaglie di eroi mitologici e di amori perduti, molte altre storie da raccontare…
Re: Costellazioni e Miti
La leggenda dell'Acquario...
Ha per protagonista il portatore d'acqua Ganimede, pastorello tanto buono e gentile che gli fu donata l'ambrosia, il cibo degli dei, per renderlo immortale. Un giorno, mentre custodiva le pecore giocando con il cane Argo Zeus inviò a prelevarlo la sua gigantesca Aquila per portarlo al tempio degli dei e farne il suo portatore d'acqua preferito...
Sulla Terra l'acqua scarseggiava e Ganimede ormai certo di godere del favore di Zeus gli chiese di lasciargli aiutare quella gente tanto bisognosa. Il dio, solitamente non molto generoso, si lasciò commuovere e gliene diede permesso, ma Ganimede consapevole che rovesciando in un sol colpo una grande quantità di acqua sulla terra sarebbe stato pericoloso, così la fece cadere sotto forma di pioggia...
Il Capricorno...
I greci chiamavano la creatura immortalata fra le stelle del Capricorno, “la capra cornuta”, identificadola con Pan, il dio protettore della campagna con le corna e le zampe caprine.
Divinità dai natali oscuri, trascorreva parte del suo tempo dando la caccia alle ninfe e spaventando la gente con il suo grido possente, da cui trasse origine l’espressione “timor panico”. Uno dei suoi figli, nato dall’unione con Eufeme, nutrice delle Muse, fu identificato con la costellazione del Sagittario.
Per i filosofi platonici il Capricorno era “ il ponte verso gli dei”, poiché attraverso questa costellazione, a loro dire, passavano le anime dei defunti per ascendere al cielo.
I poeti latini chiamarono la costellazione con numerosi appellativi, tutti riferiti al Sole, poiché al loro tempo, l’astro transitava nel Capricorno il giorno del Solstizio d’inverno.
La costellazione dell’Auriga.
L’Auriga, il cocchiere, fin dai tempi più antichi è stato rappresentato come il protettore dei pastori. Appare raffigurato con una capretta fra le braccia mentre attraversa il cielo sul proprio carro, identificata poi nella capra Amaltea. Mitologicamente, infatti, Capella, la stella alfa della costellazione è Amaltea, la capretta che fece da balia a Zeus quando bambino viveva con il pastore sul monte Ida, portato dalla madre Gea allo scopo di sottrarlo al padre Saturno che, nel timore di essere spodestato dai figli era solito mangiarli.
Una leggenda narra che Zeus, avendo rotto senza volerlo il corno di una capra per farsi perdonare riempì il corno di ogni cosa buona: è quello chiamato corno dell’abbondanza o cornucopia.
I pastori di tutto il mondo sanno che quando la costellazione dell’Auriga è visibile in cielo la pioggia è vicina, che l’erba crescerà abbondante e che le pecore avranno da cibarsi.
I campi della Via Lattea nella costellazione dell’Auriga, di formazione pentagonale, attraversano l’emisfero galattico formando il nucleo di questa parte di cielo.
Lo sviluppo di questo percorso comprende alcuni degli ammassi aperti più belli della parte nord della sfera celeste. Una fila attraversa diagonalmente l’Auriga e comprende M36, M37, M38, oltre a numerosi ammassi attorniati da altri oggetti di vario genere.
La sua stella maggiore, Capella (Alfa Aurigae) è una stella multipla spettroscopica ed è la sesta stella più luminosa del cielo, una gigante colore giallo oro, di magnitudine 008. Si trova a 45 anni-luce dalla terra.
Le sue quattro componenti sono Capella A e Capella B , due stelle gialle che formano uno dei sottosistemi di cui è composta. Si stima siano 90 e 70 volte più luminose del Sole.
L’altra stella binaria che completa il sistema multiplo è Capella H, che comprende due stelle nane rosse.
Ercole antica costellazione
Raffigurata su tavolette mesopotamiche del VII secolo a.C. fu in seguito adottata dai Greci. Elencata da Tolomeo fra le 48 costellazioni classiche fu descritta come figura di uomo inginocchiato e nominata come "Engonausi" da Eudosso, per i latini divenne "Genuflexus".
La figura inginocchiata è la trasfigurazione celeste di Eracle, (Ercole) l'eroe sottoposto dal fato e dal volere degli dei, a innumerevoli prove. Semidio, figlio di Zeus e Alcmene, una mortale, incontrò l'odio di Era che lo rese folle fino a uccidere i propri figli... Per espiare queste gravi colpe, ritrovato il senno, affrontò al servizio di Euristeo re di Tirinto le celebri "12 fatiche".
La stella alfa della costellazione è "Ras Algethi", una supergigante rossa di quasi 500 volte più brillante del Sole, distante dalla Terra 360 anni luce. Il suo diametro angolare corrisponde a 570 milioni di Km.
Chioma di Berenice (Coma Berenices)
La leggenda
Berenice era una bella donna dotata di splendidi capelli.
Era la sposa di del re egizio Evergete. Quando il re partì per una pericolosa missione di guerra, la regina fece voto di sacrificare la propria chioma alla dea della bellezza in cambio del ritorno del marito. Egli tornò sano e salvo, così che Berenice mantenne fede al suo voto e rinunciò ai bellissimi capelli, che Zeus, ammirato dalla loro bellezza, volle porre fra le stelle.
Appare come un ammasso dalla luce debole e dall’aspetto filamentoso in vicinanza della stella Arturo ( Boote)e di Cor Caroli ( Canes Venatici).
La chioma di Berenice è diventata il simbolo del sacrificio che tutti dovrebbero essere portati a compiere per amore.
La costellazione
Spesso si parla del superammasso di galassie della Vergine e della Chioma come fossero una cosa sola, mentre in realtà, benchè non si avverta una soluzione di continuità nel pullulare di galassie passando da una costellazione all'altra, c'è una sorvrapposizione prospettica: l'ammasso della Vergine che in parte sconfina nella Chioma di Berenice è in realtà molto più vicino.
La Chioma di Berenice si presenta come un ammasso ricco di galassie, oltre mille, ma tutte molto fioche e dalle minori dimensioni apparenti, essendo distanti mediamente a 350 milioni di anni luce.
Alfa Comae, la stella principale è appena di magnitudine 4,2 ed è una stella doppia.
L'ammasso noto come Mel 111, con riferimento al catalogo compilato dall'astronomo Melotte, costitusce la maggior parte della costellazione.
E' uno degli ammassi aperti più vicini, dopo quelli delle Iadi e dell'Orsa Maggiore: 250 anni luce. Al suo interno si contano 37 stelle la cui luminosità effettiva va da 50 volte quello del Sole. Non contiene stelle giganti.
Il gruppo è più vecchio delle Pleiadi.
Un altro ammasso globulare è M53. Brilla come 200 mila Soli ed è molto lontano, 65 mila anni luce.
NCG 5033 è un ammasso molto debole formato solo da 3400 stelle, quindi figura come ammasso globulare anomalo, poichè per esserlo a pieno titolo dovrebbe contenerne da 100.000 a 500.000. Il suo diametro è di 100 anni luce.
M 4 è una larga galassia a spirale, chiamata anche "occhio nero", in quanto vicino al centro del suo ovale dal chiarore lattiginoso si nota una fascia scura, dove forse stanno nascendo nuove stelle. Tra le galassie è al dodicesimo posto per luminosità in tutto il cielo.
M 99 ha l'aspetto di una girandola vista frontalmente. Scoperta nel 1781 mostra uno dei più veloci moti di allontanamento del gruppo: 2400 km al secondo. La sua massa è di 50 miliardi di Soli, la distanza di circa 5o milioni di anni luce. Nei suoi bracci a spirale sono apparse due supernovae , una nel 1967 e una nel 1972.
M 100 è la galassia più grande dell'ammasso Vergine Chioma, con un diametro di 120 mila anni luce e la massa di 160miliardi di Soli. Supera dunque la nostra Via Lattea. Si allontana a 1600 km al secondo.
NCG 4889 è il membro più brillante della Chioma, toccando la tredicesima magnitudine, quasi dieci volte più di tutti quelli descritti sino ad ora..
Infine , prima di lasciare la Chioma di Berenice con i suoi abbissi pieni di galassie, dobbiamo ricordare che in questa costellazione si proietta il polo settentrionale della galassia. Intorno a questo punto sembrano girare tutte le stelle della Via Lattea, incluso il Sole, che impiega 250 milioni di anni a compiere un'orbita completa.
La costellazione "Cani da Caccia"
Nel 1690 l’astronomo polacco Johannes Hevelius popolò il cielo con 11 nuove costellazioni, tra le quali 7, (Scudo, Cani da caccia, Leone minore, Lince, Sestante, Lancerta, Volpetta) sopravvivono tuttora.
Una tra le figure di cui Hevelius era maggiormente affezionato era quella dei Cani da Caccia, visibile tra la Grande Orsa e Boote, assegnando addirittura il nome ai cani, chiamando Asterion quello più a nord, indicato da deboli stelline, e Chara, quello a sud, disegnato dalle due stelle più brillanti della costellazione: Chara (B Canum Venaticorum) e Cor Caroli (A Canum Venaticorum).
Lo strano nome di Cor Caroli fu dato alla stella a seguito dei moti antimonarchici, quando il re Carlo I d’Inghilterra fu deposto e poi giustiziato nel 1649.
Il 29 maggio 1660 la monarchia fu nuovamente restaurata e nuovo monarca fu proclamato Carlo II, figlio legittimo del sovrano decaduto.
Il giorno seguente la restaurazione del nuovo re il medico di corte sostenne di aver notato lo splendore vivido di una stella ancora sconosciuta che, con riflessi purpurei, s’illuminava in cielo tanto da indurlo a credere che la stella rappresentasse il cuore pulsante del compianto padre del nuovo sovrano.
Probabilmente, fu a seguito di quella curiosa storia che il cartografo inglese Francis Lamb attribuì a quella stella il nome di Cor Caroli.
La costellazione dell'Ariete (Aries)
L’ariete era il montone di Zeus, signore dei cieli, il suo vello non era di lana bianca bensì d’oro.
Un giorno il dio osservando dall’alto gli uomini della Terra vide due bambini in pericolo di vita. Immediatamente mandò l’ariete a salvarli. Dopo di ciò, Zeus lo collocò in cielo, libero di pascolare accanto a Pegaso, il cavallo alato.
Ai tempi dei primi astronomi nella costellazione dell’Ariete si trovava il punto dell’equinozio di primavera, cioè l’intersezione tra l’eclittica e l’equatore celeste.
L’Ariete segnava quindi l’inizio dei riti della fecondità, con l’avvio di un nuovo ciclo stagionale. Gli egizi videro nelle sue stelle la favolosa Fenice, l’uccello che rinasce dalle proprie ceneri.
La lenta precessione degli equinozi, il lento oscillare dell’asse della Terra ha spodestato l’Ariete dalla sua antica posizione di privilegio. In venti secoli il punto equinoziale è slittato di ben 30 ° rispetto alle costellazioni zodiacali e oggi si trova nei Pesci, dove il sole arriva con un mese di anticipo rispetto all’Ariete.
( per l’astrologia, però, è come se il moto di precessione non esistesse…) .
Alfa Arietis si chiama Hamal, brilla come 70 soli e si trova a 75 anni-luce. Si avvicina a noi a 14 chilometri il secondo.
Beta Arietis è Sheratan, luminosa come 17 Soli, a 52 anni- luce. Scoperta per via spettroscopica da Vogel nel 1903, ha un’orbita eccentrica e un periodo di rotazione di 197 giorni.
Gamma Arietis si chiama Mesarthim, è di colore bianco ed è una delle stelle doppie più conosciute, scoperta da Hooke nel 1664 mentre scandagliava il cielo per inseguire una cometa. La sua distanza è di 160 anni-luce. La componente a sud è anche una stella variabile magnetica con un periodo di due giorni e mezzo e forti righe spettrali di silicio.
30 Arietis è un’altra stella doppia, entrambi gli astri gialli, la distanza di circa 190 anni-luce.
53 Arietis è una curiosa “stella in fuga”appartenente allo sciame associato alla nebulosa di Orione. Potrebbe essere stata espulsa dal gruppo 5 milioni di anni fa in seguito all’esplosione di una supernova con la quale formava, forse, una binaria.
La leggenda del Drago
I Caldei, che vivevano nella regione che sta tra il Tigri e l’Eufrate, credevano che prima della separazione del mare dal cielo esistesse un mostruoso signore dell’oscurità e del male: un drago. Sfidato dalla luce del Sole e dagli dei che emersero dal mare del caos, il drago si dimostrò tanto potente e spaventoso che essi dovettero arrendersi. Il male sembrava destinato a vincere finché apparve il dio della luce. Era dotato dei poteri di tutti gli dei e grazie alla sua forza ebbe la meglio sul drago. La luce vinse sul buio e il bene sul male, così il drago fu scagliato nel cielo e trasformato in costellazione.
Drago è una delle costellazioni più estese, con la coda tra i due Carri e la testa sopra Ercole.
La sua stella alfa si chiama Thuban, che è stata la stella polare dell’antico Egitto. Pare che la grande Piramide di Giza sia stata costruita in modo che il raggio della luce s’infilasse in un’apertura che conduceva al sepolcro del faraone. La distanza dalla terra è di 215 anni luce e la sua luminosità assoluta è pari a 135 volte quella del Sole.
Beta Draconis si chiama Rastaban ed è 600 volte più luminosa del Sole ad una distanza di circa 300 anni luce.
Gamma Draconis, Etamin, brilla come 145 Soli, dista 110 anni luce e si avvicina a noi a 25 km il secondo. Riveste importanza storica poiché nel 1795 cercando di misurare la sua parallasse, l’astronomo Bradley a Greenwich, scoprì l’aberrazione della luce, prima prova diretta del moto orbitale della Terra, quella che Galileo aveva tentato di dimostrare.
Delta Draconis si trova a 120 anni luce, mentre Zeta Draconis a circa 600 anni luce è una gigante 1500 volte più luminosa del Sole. Eta Draconis è una doppia stretta a 75 anni luce.
Eta Draconis chiamata Ed Asic si trova a 100 anni luce ed è 45 volte più luminosa del Sole.
Mu Draconis è una interessante binaria a lungo periodo, notata per la prima volta da Herschel nel 1779. Compie una rivoluzione completa in 1090 anni.
AG Dracaconis merita attenzione anche se di scarsa magnitudine perché appartiene alle stelle simbiotiche, una convivenza tra due stelle e una nebulosa che deriva da materia dispersa nello spazio dagli astri stessi. AG Draconis va soggetta a ricorrenti esplosioni che ne fanno aumentare la luminosità di molte volte. L’ultima esplosione è avvenuta mentre era attivo il satellite IUE per osservazioni nell’ultravioletto.
Dalla regione del Drago si irradiano due piogge meteoriche, la prima quelle delle Draconidi, dura dal 27 al 30 giugno. La cometa da cui derivano è la Pons-Winnecke.
La seconda pioggia di meteore è quella delle Quadrantidi, che va dal 28 dicembre al 4 gennaio, con la punta massima di 30 meteore all’ora. E’ l’unica pioggia meteorica che non porta il nome della costellazione dove si trova il suo radiante.
Costellazione La Lucertola
La Lucertola è una costellazione poco estesa, introdotta da Hevelius nel 1690 con la pubblicazione del suo Prodomus astronomiae. In precedenza, in questa regione del cielo stretta tra Andromeda e il Cigno, Augustin Royer, architetto del re Sole, aveva collocato un asterisma che chiamò: “ lo scettro e la mano della giustizia”, in onore del Delfino del re. Più tardi Bode, vi sistemò un altro asterismo in onore di Federico II di Prussia
La sua stella più luminosa si chiama Alfa Lacertae, classe A colore bianco, distanza 90 anni luce. Beta Lacertae colore arancio, distanza 170 anni-luce.
Nova Lacertae 1936: fu avvistata nel 1936 a sud- est della costellazione di Cefeo e due giorni dopo raggiunse una grande luminosità. In pochi giorni la luminosità aumentò di 175 volte, un primato anche per la categoria delle “nove veloci”. L’espansione degli strati esterni della stella esplosa avvenne alla velocità di 350 km al secondo, la più alta in assoluto. Tre settimane dopo l’improvvisò falò, la stella era già scesa di molte magnitudini. Attualmente è assestata sulla magnitudine quindicesima. La distanza probabile è di 540 anni-luce, che comporta una luminosità al picco, di 300 mila Soli.
BL Lacertae è un oggetto peculiare divenuto prototipo di una nuova classe di oggetti celesti. La prima identificazione è avvenuta nel 1968, quando una radiosorgente venne riconosciuta come controparte ottica, in una stellina di tredicesima magnitudine, ritenuta fin dal 1929 una stella variabile. Ricerche successive fatte Monte Palomar hanno rivelato che in realtà non si tratta di una stella ma di una galassia ellittica caratterizzata da variazioni luminose analoghe a quelle osservate nelle quasar. Dal 1974, sono stati identificati numerosi oggetti classificabili nella famiglia di BL Lacertae.
Costellazioni e Miti
La costellazione della Vergine (Virgo)
Le stelle della Vergine sono collegate al mito della costellazione della Bilancia. Infatti in questo gruppo è collegata Astrea, dea della giustizia fuggita in cielo al termine dell’età dell’oro, offesa e inorridita per le malefatte degli esseri umani.
Il mito più suggestivo è quello che mette in relazione la costellazione con la vicenda della bella Proserpina, figlia di Demetra( o Cerere) dea della campagna e delle messi.
Racconta che Plutone, il dio degli inferi, si sentiva molto solo nel mondo delle tenebre, quindi, un po’ per colmare il vuoto un po’ perché colpito dalla bellezza di Proserpina, decise di rapirla per farne sua sposa. Così, mentre la fanciulla era intenta a cogliere fiori nei prati intorno a Enna, nella Sicilia sacra alla madre, il dio la rapì. Demetra, disperata per la scomparsa della figlia chiese aiuto agli astri del cielo.
L’Orsa Maggiore non riuscì a darle aiuto, perché il ratto era stato compiuto durante il giorno, mentre il suo compito era quello di montare la guardia al polo celeste solo nelle ore notturne. Allora chiese informazioni al dio Sole( Elio) che fu in grado di rivelarle quanto accaduto.
Per rappresaglia, nei confronti del fratello Plutone e di tutti gli dei che non avevano impedito il ratto di Proserpina, Demetra si disinteressò dei raccolti, i campi non diedero più frutti e la terra inaridì, con la conseguenza della fame e della desolazione per tutti. Zeus fu costretto a convocare Demetra e il fratello Plutone per porre rimedio alla vicenda, ma ormai era troppo tardi per riportare la figlia in vita perché avendo mangiato i semi di melograno non poteva fare ritorno nel mondo dei vivi.
Demetra non volle sentir ragioni e avrebbe sempre sottratto alla terra la sua protezione, con le conseguenze disastrose.
Il padre degli dei, Zeus, dopo questa minaccia fu costretto a trovare un compromesso e decise che Proserpina avrebbe trascorso metà dell’anno ( autunno e inverno) sotto terra insieme al marito, per ritornare dalla madre in primavera e in estate, le stagioni della rinascita e dei raccolti. Poiché Demetra era la dea delle messi, spesso raffigurata con una spiga in mano, in latino “spica”, la stella più luminosa della costellazione della Vergine venne chiamata Spica.
Quanti chicchi di grano nella miriade di stupende galassie si trovano entro i confini di questa costellazione!
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