Le rune, grande lascito di Odino
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Re: Le rune, grande lascito di Odino
Valori magici delle rune...
Nauthiz la runa numero dieci rappresenta le necessità emotive e occulte create nel corso della vita costituente "l'Ombra", quella parte oscura di noi contenente tutto ciò che si reprime, che non si vuole ammettere, che nascondiamo, rifiutandolo quando lo troviamo negli altri.
Questa runa è utile per ripulire l'ambiente dalle negatività, se si desidera ottenerne aiuto per i processi di mutamento e trasformazione interiore andrebbe tenuta sotto il cuscino per la notte intera...
Kenaz: la fiaccola, fuoco controllato o luce che si porta con sé per illuminare l'oscurità circostante: è questo il significato della sesta runa. Per analogia con il fuoco che si può trasportare rappresenta anche il fuoco interiore della creatività,oltre quello delle passioni umane e dei desideri.
La runa Kenaz inoltre, è la musa ispiratrice per le arti e le lettere...
Re: Le rune, grande lascito di Odino
Le rune servivano ad attirare la fortuna, il coraggio e la felicità; favorivano amori e unioni, guarivano dalle malattie e proteggevano i villaggi dalle calamità naturali. Anche al giorno d’oggi vengono usate come talismani tracciando su qualsiasi oggetto il simbolo che ci interessa. I simboli sono in tutto 24, ed esiste poi una runa senza nome che corrisponde al Destino.
Grazie, Annali...non conoscevo le rune..
Grazie, Annali...non conoscevo le rune..
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Le rune, grande lascito di Odino
Tra gli dei della mitologia nordica, Odino occupa un posto di rilievo: dall’alto del suo trono poteva osservare il mondo intero e controllare la pioggia.
Nonostante tutto il suo potere, però, Odino non era soddisfatto di sé e questa sua inquietudine, lo spinse a ricercare in silenzio e in solitudine, la suprema saggezza.
La leggenda narra che si ritirò nella foresta, e appeso ai rami del sacro frassino, l’yggdrasil, iniziò un rigoroso digiuno, in attesa del segnale che gli indicasse la via della conoscenza.
Trascorsi nove giorni, sul suolo vide tracciate le immagini delle ventiquattro rune e, in quell’istante seppe di trovarsi all’inizio della sua trasformazione iniziatica.
Gli antichi popoli, germanici, scandinavi e anglosassoni, consideravano le rune grande lascito di Odino, pertanto ritenute dotate di magici poteri di protezione e conoscenza.
Come talismani personali erano incise su armi, scudi e muri delle case, tuttavia, furono i druidi, sacerdoti celtici a conferire maggior importanza alle rune, impiegandole come oracoli nelle pratiche rituali di divinazione.
L’alfabeto formato dai ventiquattro segni grafici runici fu chiamato Futhark, equivalente fonetico, in lettere romane, delle iniziali dei primi sei segni o rune: Feoh, Uruz, Thurisaz, Ansuz, Raidho e Kenaz. Oltre possedere un valore fonetico erano allo stesso tempo ideogrammi, ovvero ogni figura esprimeva tanto un suono quanto un’idea o un’immagine.
A coloro in grado di recitare correttamente l’alfabeto runico erano attribuiti poteri mistici.
I megaliti che recavano le iscrizioni runiche rimanevano avvolti da un’aurea di rispettoso mistero, già di per sé evocato dall’etimologia della parola “runa”, derivante dall’antico vocabolo germanico runer che significa “segreto”, e dalla voce dell’inglese arcaico run, a sua volta associata all’idea di mistero, di segreto bisbiglio.
L’arte di prevedere il futuro grazie alle rune si estese per tutta l’Europa, specialmente nel nord, raggiungendo, i paesi scandinavi, le isole britanniche e persino la remota Islanda.
Il medioevo fu l’epoca di maggior splendore per le rune, soprattutto fra i vichinghi che ebbero un particolare legame con queste pietre, utilizzate per compiere esoterici riti. Quando il cristianesimo si estese e arrivò fino al nord, si cercò di distruggerne ogni segno, riuscendo solo in parte nell’intento perché, sebbene l’uso delle rune si fosse quasi esaurito nel resto dell’Europa, in Islanda l’arte divinatoria con le rune continuò a essere praticata.
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