Sala di lettura...
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Re: Sala di lettura...
...E mi risveglio drago, direte: "E ce lo dici dopo due giorni?" Ma vi pare semplice?
Si perché voi vi addormentate, ragionieri e vi svegliate pollivendoli tutti i giorni?
Ho spaventato anche le carnivore, perché al risveglio m'è scappato un ruggito (rutto?)
infuocato e le ho quasi incenerite. Mi sa che dovrò ripagare un divanetto del 600.
Ma comunque il problema è un'altro, e adesso? Per uscire dovrei abbattere una parete
e non ci provo per evitare le ire della Castellana, anche se la sala di lettura è abbastanza
ampia nelle mie attuali sembianze ci sto stretto e se mi muovo devo fare attenzione
a non rompere niente e a non pestare le carnivore...
Si perché voi vi addormentate, ragionieri e vi svegliate pollivendoli tutti i giorni?
Ho spaventato anche le carnivore, perché al risveglio m'è scappato un ruggito (rutto?)
infuocato e le ho quasi incenerite. Mi sa che dovrò ripagare un divanetto del 600.
Ma comunque il problema è un'altro, e adesso? Per uscire dovrei abbattere una parete
e non ci provo per evitare le ire della Castellana, anche se la sala di lettura è abbastanza
ampia nelle mie attuali sembianze ci sto stretto e se mi muovo devo fare attenzione
a non rompere niente e a non pestare le carnivore...
eroil- Messaggi : 6554
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Re: Sala di lettura...
Dopo aver controllato che nel salone d'accoglienza del Castello non ci sia più nessuno
ho chiuso porte, portoni e sollevato il ponte levatoio, sono entrato (accompagnato dalle
onnipresenti carnivore) nella sala di lettura, in serata ho avuto l'accortezza di accendere
il camino ed ora è l'unico ambiente riscaldato del Castello.
Dalla libreria ho già scelto l'antico trattato che voglio consultare prima di addormentarmi.
Mi sdraio sul divano, un soffice cuscino, una coperta per aiutare il persistere del tepore
sprigionato dal camino, inforco gli occhiali apro il libro e...
ho chiuso porte, portoni e sollevato il ponte levatoio, sono entrato (accompagnato dalle
onnipresenti carnivore) nella sala di lettura, in serata ho avuto l'accortezza di accendere
il camino ed ora è l'unico ambiente riscaldato del Castello.
Dalla libreria ho già scelto l'antico trattato che voglio consultare prima di addormentarmi.
Mi sdraio sul divano, un soffice cuscino, una coperta per aiutare il persistere del tepore
sprigionato dal camino, inforco gli occhiali apro il libro e...
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La ballata del vecchio marinaio...
La Ballata del vecchio marinaio mirabilmente illustrata da Gustave Dorè e raccontata a viva voce con musica di sottofondo... Da brrrividi...
La ballata del vecchio marinaio
"The Rime of the Ancient Mariner" (1978) sta tra le colonne del Romanticismo, della poesia moderna ma anche della narrativa contemporanea e dell’horror.
Samuel T. Coleridge, racconta in versi la storia di un vecchio marinaio che si ritrova alla deriva, in Antartide, con la sua nave dopo una terribile tempesta.
Un albatro guida la sua nave fuori dalle acque australi, ma il marinaio si macchia di un orribile misfatto uccidendo l’uccello.
Da quel momento iniziano le disgrazie, tra cui l’incontro con una nave fantasma, sulla quale si trovano la Morte e la Morte-in-vita (Life-in Death). Ha inizio il gioco a dadi, la cui finalità è la vita o la morte dell’equipaggio e del protagonista.
Il vecchio marinaio assiste alla fine, a mano a mano, dei suoi compagni, ma lui è destinato a sopravvivere, solo e sperduto nel mare, per scontare il peccato d’aver ucciso l’albatros.
Re: Sala di lettura...
Bella domanda; diciamo che è nella terra di mezzo, ovvero, nel senso che è una risposta
allegorica ad un invito, la contro risposta non so se prenderla per una offesa o riderci su.
L'altrove dove è finito, se si può definire, il mini racconto...lascia perdere.
allegorica ad un invito, la contro risposta non so se prenderla per una offesa o riderci su.
L'altrove dove è finito, se si può definire, il mini racconto...lascia perdere.
eroil- Messaggi : 6554
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Re: Sala di lettura...
titolo: Il ritorno...
Interessante... vorrei sapere però, se si tratta dell'inizio o della fine della storia...
Non lo hai specificato nemmeno dove nell'altrove l'hai postato...
Interessante... vorrei sapere però, se si tratta dell'inizio o della fine della storia...
Non lo hai specificato nemmeno dove nell'altrove l'hai postato...
Re: Sala di lettura...
Il ritorno
Lo scontro tra il mio gruppo e gli avversari è quasi concluso, sono riuscito a
sconfiggere il cavaliere della Fratellanza Arcana, i miei fratelli d'arme
stanno concludendo vittoriosi i loro duelli, per cui mi accingo ad entrare nel
tempio della fratellanza per prenderne possesso...∟▲¥╝... Mi tolgo il visore
della realtà virtuale, la richiesta di attenzione dell'AI è impellente, devo rispondere.
╗╣┐¬▼░...ops, scusa, traduco: "Goiln", è il mio nome, "Dammi attenzione"
scrive l'AI, rispondo: "Siamo quasi arrivati?" ¶ "Si!" Chiedo qual'è la distanza:
►☼◄ "Unità astronomica d'avvicinamento?" ¢▓ "Un OL." (un'ora luce)
Con un sospiro indosso il visore di comando e mi connetto in simbiosi con il veicolo
per coordinare il rientro a terra.
Ma poi...sarò mai partito?
Lo scontro tra il mio gruppo e gli avversari è quasi concluso, sono riuscito a
sconfiggere il cavaliere della Fratellanza Arcana, i miei fratelli d'arme
stanno concludendo vittoriosi i loro duelli, per cui mi accingo ad entrare nel
tempio della fratellanza per prenderne possesso...∟▲¥╝... Mi tolgo il visore
della realtà virtuale, la richiesta di attenzione dell'AI è impellente, devo rispondere.
╗╣┐¬▼░...ops, scusa, traduco: "Goiln", è il mio nome, "Dammi attenzione"
scrive l'AI, rispondo: "Siamo quasi arrivati?" ¶ "Si!" Chiedo qual'è la distanza:
►☼◄ "Unità astronomica d'avvicinamento?" ¢▓ "Un OL." (un'ora luce)
Con un sospiro indosso il visore di comando e mi connetto in simbiosi con il veicolo
per coordinare il rientro a terra.
Ma poi...sarò mai partito?
Ultima modifica di eroil il Dom Ott 28, 2018 12:25 am - modificato 1 volta.
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Non aprite quella porta...
Sembra il titolo di quel vecchio film che mi aveva un pochino spaventata ...ma in fondo sapevo fosse solo un film...L'ho messo perché rispecchia esattamente quello che in sala lettura, mentre mi aggiravo per controllare, mi è successo...sì, davanti a quella porta che non avrei dovuto aprire...
Non ho seguito il consiglio e... mano sulla maniglia...
...sono entrata e la luce bianca m'investe. Socchiudo gli occhi mentre un sottile senso di stordimento mi costringe a stringere i pugni per non vacillare.
La grande lucente porta alle mie spalle si rinchiude con un leggero tonfo.
Sono qui, in un luogo dove solo la fantasia avrebbe potuto trasportarmi.
Davanti a me, a una ventina di passi, figure vestite di bianco, sedute in arzigogolati scranni trasparenti, fissano i loro occhi nei miei.
Sembrano ben disposti... in fondo mi hanno prelevata senza preavviso e senza previo mio consenso.
Ora la curiosità prevale sullo sbalordimento. Mantengo lo sguardo fermo, gli occhi vaganti dall'uno all'altro, senza più timore.
Una specie di sorriso aleggia sulle loro labbra, piccole, sottili, allungate fin quasi al limite degli zigomi appuntiti.
Fanno cenno di avvicinarmi e mi invitano a prendere posto su di un'alta sedia ricoperta di un soffice manto candido.
Il bianco predomina ovunque.
Nessuno ancora parla mi osservano e basta, sembrano in attesa, allora azzardo una domanda: - Perché sono qui? -
Gli occhi brillano d'interesse mentre uno di loro risponde:
- Tu lo hai desiderato espressamente, non ricordi? -
- Io? e quando lo avrei fatto? - Trasecolo....
- Ogni sera. Ogni notte. Alzi gli occhi al cielo e vorresti scalarlo per raggiungere una stella...-
Mi vedono? ma come fanno?
- Niente è impossibile per noi. La nostra civiltà è avanti millenni rispetto alla vostra! -
- Vedo, non ho difficoltà ad ammetterlo! Ma perché mi avete voluta qui? -
- Abbiamo qualche domanda da farti, prima di rivelazioni importanti per voi terrestri. -
- Domande a me? Di che genere? Non sono una scienziata...-
- Lo sappiamo, però sono domande semplici, non servono menti eccelse. -
“Oh! Grazie tante”,penso!
- Ecco la prima domanda: Pensi che l'umanità meriti di sopravvivere? -
Cielo! A me una simile domanda? Che staranno pensando di fare?
- Di fare? Nulla. Che vai a pensare? -
Mi leggono dentro. A che vale allora farmi domande, mi chiedo.
- Non vuoi rispondere? -
- Ma certo che voglio rispondere! Non posso parlare a nome dell'umanità, Non lo saprei fare, ma il singolo vuole sopravvivere. Ha dei buonissimi motivi per desiderare di sopravvivere. -
- E perché il singolo manifesterebbe la volontà di sopravvivere? -
- Perchè abbiamo tutti qualcuno per cui vogliamo continuare a vivere. Siamo esseri pieni d'amore! -
Ad un cenno, una luce baluginò nell'aria e un caleidoscopio di immagini si profila dinnanzi a me.... scene di guerre, orrori e orribili carneficine.... consumate in ogni epoca e luogo sulla Terra.
Mi si stringe il cuore inorridita. La storia di intere ere umane sfila davanti ai miei occhi.
- Di questo amore parli? -
Non c'era rimprovero, solo tristezza nella domanda.
Che dire? Parlare di Dio? Del suo intento di crearci a sua immagine? Questo ci han fatto credere...ma dove si è smarrita questa somiglianza?
- Non siamo in grado di trarre insegnamenti dal passato...-farfuglio a disagio.
Si alzano, mi invitano a fare altrettanto.
- Ora vai. Per le rivelazioni c'è ancora tempo. La storia dell'universo non conosce inizio o fine e la Terra non sparirà da essa. L'uomo non cesserà di esistere, ma per ora non possiamo dirti altro. Ti chiameremo quando sarete pronti.-
- Saremo "chi?" - Chiedo.
Nessuna risposta….
Re: Sala di lettura...
Per non far la cozza su di una panchina ai giardini m'incamminai col buon Alighieri
l'idea era d'andar al bar per un caffè, od un buon gelato, solo che secondo me i posti
e le persone che frequenta sono un po' strani...
« Poi si rivolse, e parve di coloro
che corrono a Verona il drappo verde
per la campagna; e parve di costoro
quelli che vince, non colui che perde »
(Divina Commedia, Inferno XV, vv.121-124)
l'idea era d'andar al bar per un caffè, od un buon gelato, solo che secondo me i posti
e le persone che frequenta sono un po' strani...
« Poi si rivolse, e parve di coloro
che corrono a Verona il drappo verde
per la campagna; e parve di costoro
quelli che vince, non colui che perde »
(Divina Commedia, Inferno XV, vv.121-124)
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Re: Sala di lettura...
Miscredente
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Re: Sala di lettura...
Certo che ho saputo quando potremo incontrare l'amico Godot:
Il giorno del, poi/il mese del che, verrà/l'anno del, mai
E vedrai, sarà puntualissimo...
Il giorno del, poi/il mese del che, verrà/l'anno del, mai
E vedrai, sarà puntualissimo...
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Re: Sala di lettura...
Caspiterina, Eroil! Leggendoti m'è venuto subito da pensare stessi facendo considerazioni "serie" su una qualche avventura o disavventura, capitate alla fermata d'autobus...
No, una delle solite presenze che si prendono la libertà, uscite dalle pagine dei libri, di intrufolarsi tra noi frequentatori del castello...Hai per caso saputo quando esattamente potremo incontrare l'amico Godot???
Re: Sala di lettura...
Un normale ritorno alla realtà...forse
Riemergo dall'intricata nebbia dei miei pensieri e mi ritrovo alla fermata del 54 in attesa
del bus, ancora un po' frastornato mi guardo attorno, sono solo, ed è strano questa linea
porta direttamente in città ed è usatissima dai pendolari e in mattinata dalle massaie
che si recano al mercato, mi accorgo che anche il traffico automobilistico è molto rado
sto per consultare l'orologio quando..."Hei giovanotto..." chi ha esclamato quelle parole
è un signore distinto che sta avvanzando nella mia direzione, "Dico a lei, ha un minuto?
Dovrei chiederle un favore" continua l'uomo mentre mi si avvicina, in automatico e per
pura cortesia rispondo, "Dica...se posso" mentre penso, sta a vedere che vuole rifilarmi
un "pacco."
Lui sorride, "Ecco qui" dice porgendomi un biglietto, "Deve incontrare due persone
e comunicare loro il testo li sopra scritto" guardo il foglietto ma non trovo nessuna traccia
di scrittura, "Cosa...mi sta prendendo in giro?" esclamo incominciando ad arrabbiarmi
"Assolutamente no, gradirei solo quella piccola cortesia..." l'interrompo esasperato,
"Ma si rende conto che qui sopra non c'è scritto niente?" "E poi" proseguo cercando
di rendergli il biglietto, "Perché dovrei incontrare persone mai viste? Si rende conto
dell'assurdità della richiesta?"
Lui contina serafico, "Le incontrerà stia sereno, non ha niente di cui preoccuparsi ciò che
dovrà dire lo saprà in loro presenza".
Ora sono veramente arrabbiato e quasi urlo, " Ma quale stia "sereno" non voglio più discutere
con Lei..." in quel momento arriva il bus.
l'uomo sale sulla vettura, io cerco di seguirlo ma non ci riesco, si gira ed esclama, "Su, vada
e porti a termine l'impegno preso" "Ma quale impegno..." urlo cercando di seguire il pulman.
E...sto camminando in una desolata strada di campagna, sul cui ciglio due individui stanno
discutendo animatamente mi avvicino smettono di discutere e mi guardano, mi fermo di fronte
a loro...un attimo di stallo poi mi ricordo del biglietto, tutto d'un fiato leggo ciò che c'è scritto
"Il Signor Godot oggi non verrà, ma verrà domani" riprendo a camminare cercando di realizzare
ciò che era appena successo...davanti a me la porta aperta del bus 54 e l'autista che mi
sollecita incavolato, "E allora sale o resta a terra?" "N...no ho dimenticato..."
lo sbuffo della porta che si richiude mi fa fare un passo indietro ma sento ugualmente
il commento dell'autista, "Si, hai dimenticato il cervello, mi domando a che servano gli ospizi..."
e naturalmente anche la risata di tutti i passeggeri.
Un brusco risvegilo mi riporta alla realtà nella libreria del Castello...che poi essere qui, fantasia
e realtà o realtà e fantasia si fondono in un caleidoscopio imprescindibile...si questo luogo, sta
diventando pericoloso, devo parlarne con la Castellana.
Riemergo dall'intricata nebbia dei miei pensieri e mi ritrovo alla fermata del 54 in attesa
del bus, ancora un po' frastornato mi guardo attorno, sono solo, ed è strano questa linea
porta direttamente in città ed è usatissima dai pendolari e in mattinata dalle massaie
che si recano al mercato, mi accorgo che anche il traffico automobilistico è molto rado
sto per consultare l'orologio quando..."Hei giovanotto..." chi ha esclamato quelle parole
è un signore distinto che sta avvanzando nella mia direzione, "Dico a lei, ha un minuto?
Dovrei chiederle un favore" continua l'uomo mentre mi si avvicina, in automatico e per
pura cortesia rispondo, "Dica...se posso" mentre penso, sta a vedere che vuole rifilarmi
un "pacco."
Lui sorride, "Ecco qui" dice porgendomi un biglietto, "Deve incontrare due persone
e comunicare loro il testo li sopra scritto" guardo il foglietto ma non trovo nessuna traccia
di scrittura, "Cosa...mi sta prendendo in giro?" esclamo incominciando ad arrabbiarmi
"Assolutamente no, gradirei solo quella piccola cortesia..." l'interrompo esasperato,
"Ma si rende conto che qui sopra non c'è scritto niente?" "E poi" proseguo cercando
di rendergli il biglietto, "Perché dovrei incontrare persone mai viste? Si rende conto
dell'assurdità della richiesta?"
Lui contina serafico, "Le incontrerà stia sereno, non ha niente di cui preoccuparsi ciò che
dovrà dire lo saprà in loro presenza".
Ora sono veramente arrabbiato e quasi urlo, " Ma quale stia "sereno" non voglio più discutere
con Lei..." in quel momento arriva il bus.
l'uomo sale sulla vettura, io cerco di seguirlo ma non ci riesco, si gira ed esclama, "Su, vada
e porti a termine l'impegno preso" "Ma quale impegno..." urlo cercando di seguire il pulman.
E...sto camminando in una desolata strada di campagna, sul cui ciglio due individui stanno
discutendo animatamente mi avvicino smettono di discutere e mi guardano, mi fermo di fronte
a loro...un attimo di stallo poi mi ricordo del biglietto, tutto d'un fiato leggo ciò che c'è scritto
"Il Signor Godot oggi non verrà, ma verrà domani" riprendo a camminare cercando di realizzare
ciò che era appena successo...davanti a me la porta aperta del bus 54 e l'autista che mi
sollecita incavolato, "E allora sale o resta a terra?" "N...no ho dimenticato..."
lo sbuffo della porta che si richiude mi fa fare un passo indietro ma sento ugualmente
il commento dell'autista, "Si, hai dimenticato il cervello, mi domando a che servano gli ospizi..."
e naturalmente anche la risata di tutti i passeggeri.
Un brusco risvegilo mi riporta alla realtà nella libreria del Castello...che poi essere qui, fantasia
e realtà o realtà e fantasia si fondono in un caleidoscopio imprescindibile...si questo luogo, sta
diventando pericoloso, devo parlarne con la Castellana.
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Re: Sala di lettura...
Una domenica notte in "Sala di lettura."
Ecco lo sapevo, basta attardarsi un attimo in sala di lettura...vabbè, è una vasta biblioteca
contenente libri moderni e tomi antichi ma la Castellana ha il vezzo di minimizzare
"Ecco la nosta piccola sala di lettura" esclama con la sua voce armoniosa introducendo
i visitatori, potete immaginare il loro stupore.
Stavo dicendo? A si; mi sono giustappunto attardato per cercare qualcosa da leggere
ho trovato un libretto di un'opera di Gaetano Donizzetti, tratto dall'omonima tragedia
teatrale di Victor Hugo, "Lucrezia Borgia" mi avvio verso l'uscita e scopro di aver fatto
la fine del buon Dante, "...ché la diritta via era smarrita."
Più che la via per me è smarrita l'uscita, attimo di panico, poi faccio "buon viso a cattivo
gioco", (proverbio calcistico Torinista) per fortuna la sala è attrezzata con comodi divani
con un sospiro mi accomodo e non avendo altro da fare inizio la lettura.
Sto leggendo il primo atto quando percepisco nella sala una strana presenza, infatti si sta
avvicinando una figura femminile ha un incedere deciso, come se tutto ciò che la circonda
fosse di sua propietà, è bella di viso indossa un vestito lungo sino al pavimento e un mantello
appoggiato sulle spalle...eppure io l'ho già vista da qualche parte, guardo in giro e tra uno
scaffale e una finestra scorgo un quadro;
pare sia il ritratto di Lucrezia Borgia del pittore Bartolomeo Veneto, dato che la signora
in avvicinamento e il quadro sono identici...
Mi alzo e dopo aver eseguito un profondo inchino esclamo, "Quale onore Madonna Lucrezia
cosa la porta in questo umile maniero?" Mi guarda arrabbiata, "Cavagliere!" esordisce quasi
urlando,"Come vi permettete di leggere quel...quel Libello diffamatorio nei miei confronti?"
Sbianco e balbetto, " Ma...Madonna, son cose scritte anni e anni dopo, magari travisate
e ingigantite da leggende popolari..." pare calmarsi, piega leggermente il capo e sorridendo
"Cavaliere vuoi bere qualcosa?" e mi allunga una coppa intarsiata, "Ehm, no grazie non bevo
dopo una certa ora...la mia religione non me lo permette."
Una risata cristallina commenta la mia affermazione, ne approfitto, " Comunque Madonna
storicamente Voi siete considerata una mecenate, ricordate gli anni di Ferrara?" ci pensa
su con aria meditabonda e sorridendo, "Si sono stati belli e profiqui ero attorniata
da umanisti, poeti e musicisti, spesso nella loro più concreta veste dei funzionari del Duca"
e prosegue, "Ecco quello che dovete fare leggere cose di me positive, non quelle...cose!"
metto via il libretto e l'assicuro che lo farò, in quel momento sento il pigolio delle piantine
le ho tutte attorno felici e saltellanti.
Le ho istruite ad usare le radici per deambulare e ora cerco di insegnare loro a parlare...oddio
propio parlare non ci riuscirebbero mai, ma almeno a farsi capire.
Madonna Lucrezia è sparita, e se ci sono qui le piantine dovrebbe esserci anche l'uscita
mi avvio, alla porta mi volto ancora una volta verso il salone vicino a me una voce sussurra
"Cavagliere, sicuro di non voler assaggiare un po' di vino?"
Sorpreso dico un "No" secco e mi precipito verso il ponte levatoio, seguito da un pigolio
che assomiglia ad un ciao, ciao...e da una risatina molto contenuta, come si conviene
ad una Dama del 1500!
Ecco lo sapevo, basta attardarsi un attimo in sala di lettura...vabbè, è una vasta biblioteca
contenente libri moderni e tomi antichi ma la Castellana ha il vezzo di minimizzare
"Ecco la nosta piccola sala di lettura" esclama con la sua voce armoniosa introducendo
i visitatori, potete immaginare il loro stupore.
Stavo dicendo? A si; mi sono giustappunto attardato per cercare qualcosa da leggere
ho trovato un libretto di un'opera di Gaetano Donizzetti, tratto dall'omonima tragedia
teatrale di Victor Hugo, "Lucrezia Borgia" mi avvio verso l'uscita e scopro di aver fatto
la fine del buon Dante, "...ché la diritta via era smarrita."
Più che la via per me è smarrita l'uscita, attimo di panico, poi faccio "buon viso a cattivo
gioco", (proverbio calcistico Torinista) per fortuna la sala è attrezzata con comodi divani
con un sospiro mi accomodo e non avendo altro da fare inizio la lettura.
Sto leggendo il primo atto quando percepisco nella sala una strana presenza, infatti si sta
avvicinando una figura femminile ha un incedere deciso, come se tutto ciò che la circonda
fosse di sua propietà, è bella di viso indossa un vestito lungo sino al pavimento e un mantello
appoggiato sulle spalle...eppure io l'ho già vista da qualche parte, guardo in giro e tra uno
scaffale e una finestra scorgo un quadro;
pare sia il ritratto di Lucrezia Borgia del pittore Bartolomeo Veneto, dato che la signora
in avvicinamento e il quadro sono identici...
Mi alzo e dopo aver eseguito un profondo inchino esclamo, "Quale onore Madonna Lucrezia
cosa la porta in questo umile maniero?" Mi guarda arrabbiata, "Cavagliere!" esordisce quasi
urlando,"Come vi permettete di leggere quel...quel Libello diffamatorio nei miei confronti?"
Sbianco e balbetto, " Ma...Madonna, son cose scritte anni e anni dopo, magari travisate
e ingigantite da leggende popolari..." pare calmarsi, piega leggermente il capo e sorridendo
"Cavaliere vuoi bere qualcosa?" e mi allunga una coppa intarsiata, "Ehm, no grazie non bevo
dopo una certa ora...la mia religione non me lo permette."
Una risata cristallina commenta la mia affermazione, ne approfitto, " Comunque Madonna
storicamente Voi siete considerata una mecenate, ricordate gli anni di Ferrara?" ci pensa
su con aria meditabonda e sorridendo, "Si sono stati belli e profiqui ero attorniata
da umanisti, poeti e musicisti, spesso nella loro più concreta veste dei funzionari del Duca"
e prosegue, "Ecco quello che dovete fare leggere cose di me positive, non quelle...cose!"
metto via il libretto e l'assicuro che lo farò, in quel momento sento il pigolio delle piantine
le ho tutte attorno felici e saltellanti.
Le ho istruite ad usare le radici per deambulare e ora cerco di insegnare loro a parlare...oddio
propio parlare non ci riuscirebbero mai, ma almeno a farsi capire.
Madonna Lucrezia è sparita, e se ci sono qui le piantine dovrebbe esserci anche l'uscita
mi avvio, alla porta mi volto ancora una volta verso il salone vicino a me una voce sussurra
"Cavagliere, sicuro di non voler assaggiare un po' di vino?"
Sorpreso dico un "No" secco e mi precipito verso il ponte levatoio, seguito da un pigolio
che assomiglia ad un ciao, ciao...e da una risatina molto contenuta, come si conviene
ad una Dama del 1500!
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I libri
I cercatori di conchiglie.
Nel mio pomeriggio dedicato espressamente al riordino della stanzetta, come la chiamo, dei libri, anche se poi è una specie di zona di disbrigo… mi sono imbattuta, o meglio mi è capitato fra le mani un romanzo letto non ricordo nemmeno guanti anni fa… forse una decina o anche meno, però lo ricordo con molto piacere… Un grande romanzo sotto tutti gli aspetti…
Il titolo: “I cercatori di conchiglie” di Rosamunde Pilcher.
Ho iniziato a sfogliarlo dall’inizio e poi via via sempre più avanti… pagine e pagine divorate come non avessi aspettato altro che rileggerle.
Ho cercato sempre di trovare il tempo da dedicare alla lettura, adottando un criterio selettivo, non sempre prediligendo quello universalmente consacrato come capolavoro, il più delle volte scelto per empatia con i personaggi e scrittori, gli autori preferiti dei quali mai persa una nuova edizione…
Dunque tornando al romanzo della Pilcher mi è piaciuto molto rileggerlo… ambientato in Cornovaglia, sullo sfondo la Seconda guerra mondiale, la vita di un’ eccezionale figura femminile, la sessantenne Penelope Keeling con i suoi ricordi, gli entusiasmi, le sue amarezze, le sue emozioni, i suoi figli, la sua parte di amore e di vita ancora da vivere...
Il titolo del romanzo è lo stesso del quadro di Lawrence Stern, pittore molto stimato e padre di Penelope.Ed è a causa delle opere d’arte del nonno, che i suoi figli, spesso dimentichi della madre o in aperta critica con il suo stile di vita, si rifaranno vivi per accampare diritti.
Da rifare incursioni nella stanzetta dei libri... custode di tanti tesori...
Ultima modifica di Annali il Dom Mar 11, 2018 1:50 am - modificato 1 volta. (Motivazione : correzione)
Re: Sala di lettura...
Si faranno nascere uomini perfetti? *
Il castello stasera è stato più silenzioso del solito, assenze giustificate essendo stata serata festiva…e fuori tira un vento gelido che mi ha fatto desistere dal lasciarlo… In fondo c’è tanto da leggere che non mi annoierò di certo. Infatti il tempo fila via veloce mentre controllo e sistemo gli scaffali. E naturalmente tra un intervallo e l’altro mi diletto nella ri-lettura di alcune pagine ripescate dal fondo…
Mi domando, finito di leggere questa notizia:… “Nell’anno 1969 un’equipe di tre scienziati è riuscita per la prima volta nella storia della biologia, a isolare e a osservare un gene, e cioè l’elemento base dei cromosomi, la particella di sostanza che determina e trasmette i caratteri ereditari degli esseri viventi”… che cosa hanno fatto questi tre scienziati e cosa significa la scoperta per l società…
“Vuole davvero saperlo in parole povere?”
Nell’udire quella voce proveniente chissà da dove, sobbalzo e inciampo in una pila di libri… Oddio… ma chi c’è?
“Eccole: hanno trovato la chiave per aprire una cassaforte chiusa dal tempo della creazione, nella quale sono custoditi i segreti i segreti di base per cui lei ha gli occhi verdi, un naso quasi perfetto e quel tale atteggiamento che aveva suo padre e forse anche il suo trisavolo. Lei sa cos’è un gene?”
Cerco di fare chiarezza nella mente prima di rispondere: “Sì, più o meno so che gli organismi dai più semplici ai più complessi sono formati da cellule, in ogni un nucleo una sostanza nella quale ci sono i cromosomi”. (sin qui penso di esserci arrivata)…
“Giusto. I cromosomi sono come dei fili di cotone annodati, questi piccoli nodi sono i geni. Ora, avendo la possibilità di valutare esattamente quali caratteri produrrà il gene isolato, in futuro saremo in grado di predeterminare o addirittura prefabbricare il carattere di un nascituro.”
Mi guardo intorno spaesata. Incerta su cosa fare: scappare a gambe levate o stare ad ascoltare…”Prefabbricare il carattere??? Se ne è occupata la letteratura fantascientifica, caro signore, della fabbricazione dell’uomo… siamo forse al livello di Frankenstein???”
“Obiezione prevedibile da parte di coloro che non sono scienziati. la prefabbricazione dei caratteri attraverso lo studio dei geni potrebbe far sì che nulla di negativo possa caratterizzare l’uomo”.
Assumo atteggiamento scettico “ Quindi la società del futuro potrà “costruire” gli uomini come vorrà?”
“Naturalmente… e questa non sarà più fantascienza. La società futura potrà costruire uomini intelligentissimi, bravissimi, e non soltanto ma con determinate particolari caratteristiche a seconda della necessità del momento, ossia programmare una generazione di scienziati, filosofi e perché no, anche di guerrieri.”
Sbalordisco senza pudore spalancandogli gli occhi in faccia “Ma si rende conto…?”
“Di che cosa?che non ci spaventi il significato morale della nostra scoperta?”
“Lei ha detto che l’uomo potrà essere creato secondo le esigenze della società. Le pare etico oltre che morale?”
“Certo. Ma tutto è relativo. Ferma restando la libera espressione dell’individualità, con tutte le sue caratteristiche spirituali, scientifiche, artistiche, inventive, gli uomini saranno conformati fisicamente e dal punto di vista del carattere secondo “i gusti”, diciamolo così, della società nella quale sono destinati a vivere.”
“Ma qui il problema diventa politico, e allora le domando: finora le società violente hanno dominato sugli uomini, sull’individualità con l’oppressione fisica, in futuro, creando uomini che per la loro natura, artificiale o no, obbediscano alle determinazioni della società costituita, sarà possibile ottenere qualsiasi cosa per chi sta al potere?”.
“Qualsiasi cosa certamente no. Ammettiamo nascano uomini come voleva Hitler, superuomini. Il superuomo fisiologicamente e biologicamente perfetto, sarebbe anche un uomo che non accetta la schiavitù. Chiaramente le dico che scoperta la chiave del gene noi potremo modificare il carattere ma mai i valori spirituali. Potremo anche strutturare una società di giganti e di superintelligenti. All’uomo sarà rimasto un mondo estremamente bello e vario, ma l’uomo si ritroverà in un baratro ancora molto profondo, e allora, come l’uomo primitivo, come l’uomo del medioevo e come l’uomo di oggi, andrà in cerca della sua spiritualità. E anche lui dovrà porsi le domande di sempre: chi sono io, che cos’è il mondo, da dove provengo. E sarà questo il suo riscatto”.
“Quest’ultima cosa non l’ho capita, può spiegarmela semplicemente?”
La voce tace. Sparito e non gli ho neppure chiesto chi fosse…
Nel silenzio calato improvvisamente mi gela sin dentro le ossa… fuori la notte ammanta e nasconde dietro le ombre scure il fulgore delle stelle…
* Nota…Nel campo della medicina ogni giorno si compiono prodigi stupefacenti che consentono di salvare vite, di sconfiggere malattie e sofferenze e di prolungare l’esistenza media dell’umanità. Ma l’isolamento del gene pur essendo meno spettacolare di un trapianto di organi o di una rianimazione, apre la vita a conseguenze enormi sulle qualità delle future generazioni, conseguenze che potranno essere meravigliose o terribili.
Era forse "Lui"???
Re: Sala di lettura...
Il Re brutto
E ti pareva, eccolo che si sta avvicinando con quel suo passo strano, e dice d'aver
combattuto a fianco del Re di Micene...certo che a raccontar storie è un campione
ma è il nostro Re, s'è fermato all'ombra sotto una pianta al limite del campo, mi chiama
"Ehi! Pastore" lascio il gregge alla vigile attenzione dei cani e m'incammino per raggiungerlo.
Mentre mi avvicino l'osservo, ha le braccia troppo lunghe, le mani troppo nodose le gambe
storte e quando sorride si vedono i denti irregolari, gli dei non sono stati magnanimi con lui
però gli hanno dato il dono del narratore.
Il fatto è che qui in patria nessuno lo vuole ascoltare, anche perché passano in Itaca tanti
cantori che in pratica raccontano le stesse cose, dicono scritte da un certo Omero in un poema
chiamato...Iliade.
Gli sono davanti e con un mezzo inchino, "Mio re, hai bisogno di qualcosa?" "Si siedi qui e ascoltami"
dice indicando il terreno al suo fianco cerco una scusa, "Ma le pecore..." m'interrompe "Dove
vuoi che vadano, siamo su di un'isola gira e rigira torneranno sempre qui" in effetti devo dargli
ragione e poi le pecore sono sue, mi siedo e lo guardo, "Dunque..." esordisce "...ti racconto
una cosa, e se per caso capita qui un'Adeo che racconta gli stessi fatti io lo strozzo,
mi sei testimone." Che dire in fin dei conti è lui il Re Odisseo, seriamente annuisco.
E così iniziò l'Odisseo,"Vi racconto una storia di pirati e di un vello che gronda oro, volete
sentirla?..."
E come sempre quando il Re racconta la realtà scompare e ci si trova coinvolti nel racconto
sono su di una spiaggia seduto dietro al Re, al fianco del mio fratello di spada, siamo due
guerrieri Achei al seguito del Re Odisseo attorno a noi gli equipaggi di tre navi li vicino spiaggiate
stanno incitando l'Odisseo a continuare il racconto.
"Allora ero giovane,quasi un ragazzo" disse " La nave era la Sangue del Falco capitanata
da un uomo avido e malvagio, costui aveva saputo d'una storia d'un vello d'oro custudito
in una grotta dove una guaritrice aiutava gli abitanti dei vicini villaggi, ed era intenzionato
a trovarla per impossessarsi del vello che pare elargisse oro senza mai esaurirsi."
il Re fece una pausa, si portò la brocca del vino alle labbra e bevve.
Nessuno fiatò l'incantesimo della sua storia persisteva.
Posata la brocca a terra continuò,"Mentre costeggiavamo la Licia una magica foschia
avvolse la nave, remavamo adagio aspettandoci di sentire il fondo marino grattare la chiglia
ma non accadde. Al giungere dell'alba la nebbia scomparve e ci trovammo lungo un vasto
fiume che scorreva in mezzo ad una catena montuosa.
"Il vello è vicino" gridò il comandante "Lo sento! Mi chiama!"
Trovammo un posto per approdare e ci mettemmo alla ricerca della grotta, al fine la trovammo
e c'era una grande folla di persone seduta li fuori, erano villici e avevano portato doni di cibo
per la guaritrice.
Guardai dentro, Lei stava parlando con un vecchio più in fondo sulla parete della grotta c'era
il vello che brillava come un fuoco, tutti lo vedemmo e cademmo nel suo incantesimo.
Solo il capitano ne fu immune, si avvicinò e affondò la spada nel corpo della donna che cadde a terra con un grido, poi strappo il vello dalla parete e cose fuori verso la nave.
Quando tornai alla nave ero molto arrabbiato e avevo deciso di affrontare il capitano molti di noi
avevano avuto la stessa idea.
Trovammo il capitano seduto su di una sedia con il vello sulle ginocchia e lo sentimmo gridare
"Aiutatemi abbiate pietà" vidi le sue mani si erano trasformate in oro non parlo di polvere d'oro
ma di solido metallo, vedemmo l'oro avvanzare gradatamente lungo le sue braccia.
Restammo immobili, l'oro lo ricoprì tutto persino i capelli divennero fili d'oro. Alla fine togliemmo
il vello dalle sue ginocchia non un granello d'oro era rimasto, era solo un vello di lana."
"Che cosa avete fatto allora?" chiese un marinaio.
"Non c'era niente da fare, facemmo a pezzi il comandante e ce lo dividemmo.
Ho adoperato la mia parte per costruirmi la mia prima nave, ma ne ho conservato un pezzetto
per ricordare a me stesso i rischi dell'avidità."
Odisseo affondò la mano nella sacca al suo fianco e ne estrasse un dito d'oro massiccio
che tirò all uomo più vicino, "Passalo agli altri e fallo vedere a tutti, che nessuno lo tenga
troppo a lungo è maledetto."
Il marinaio guardò il dito poi lo passò al compagno vicino, il dito passò di mano in mano e quando
mi arrivò, l'osservai bene era perfetto in ogni particolare, dall'unghia rotta alle pieghe
delle nocche, lo porsi al fratello di spada, "Non lo voglio" disse tirandosi indietro.
In fine il dito fu restituito ad Odisseo che lo rimise nella sacca.
Finita la storia tornò tutto come prima il prato le pecore e la pianta che ci faceva ombra
"È una bella storia" dissi "Dove hai trovato davvero quel dito d'oro?" "È il mio" dice muovendo
il suo dito indice, "Mi sono fatto fare un calco da un orafo e poi l'ho riempito d'oro."
Mi congedai con un inchino, "Grazie per la storia mio Re, ora se permetti torno al gregge..."
mi sorrise e disse,"Vai pure, io resto qui all'ombra ancora per un po'"
Mentre mi allontano penso che questa storia io l'ho già sentita, spero che nessun Adeo
passi da Itaca e inizi a raccontare di un certo Giasone...
In memoria di David Gemmell (1948-2006 scrittore) che rese più umana l'Iliade e l'Odissea
Nota: È vero Castellana, l'altra "formula" era poco Star e tanto Gate
E ti pareva, eccolo che si sta avvicinando con quel suo passo strano, e dice d'aver
combattuto a fianco del Re di Micene...certo che a raccontar storie è un campione
ma è il nostro Re, s'è fermato all'ombra sotto una pianta al limite del campo, mi chiama
"Ehi! Pastore" lascio il gregge alla vigile attenzione dei cani e m'incammino per raggiungerlo.
Mentre mi avvicino l'osservo, ha le braccia troppo lunghe, le mani troppo nodose le gambe
storte e quando sorride si vedono i denti irregolari, gli dei non sono stati magnanimi con lui
però gli hanno dato il dono del narratore.
Il fatto è che qui in patria nessuno lo vuole ascoltare, anche perché passano in Itaca tanti
cantori che in pratica raccontano le stesse cose, dicono scritte da un certo Omero in un poema
chiamato...Iliade.
Gli sono davanti e con un mezzo inchino, "Mio re, hai bisogno di qualcosa?" "Si siedi qui e ascoltami"
dice indicando il terreno al suo fianco cerco una scusa, "Ma le pecore..." m'interrompe "Dove
vuoi che vadano, siamo su di un'isola gira e rigira torneranno sempre qui" in effetti devo dargli
ragione e poi le pecore sono sue, mi siedo e lo guardo, "Dunque..." esordisce "...ti racconto
una cosa, e se per caso capita qui un'Adeo che racconta gli stessi fatti io lo strozzo,
mi sei testimone." Che dire in fin dei conti è lui il Re Odisseo, seriamente annuisco.
E così iniziò l'Odisseo,"Vi racconto una storia di pirati e di un vello che gronda oro, volete
sentirla?..."
E come sempre quando il Re racconta la realtà scompare e ci si trova coinvolti nel racconto
sono su di una spiaggia seduto dietro al Re, al fianco del mio fratello di spada, siamo due
guerrieri Achei al seguito del Re Odisseo attorno a noi gli equipaggi di tre navi li vicino spiaggiate
stanno incitando l'Odisseo a continuare il racconto.
"Allora ero giovane,quasi un ragazzo" disse " La nave era la Sangue del Falco capitanata
da un uomo avido e malvagio, costui aveva saputo d'una storia d'un vello d'oro custudito
in una grotta dove una guaritrice aiutava gli abitanti dei vicini villaggi, ed era intenzionato
a trovarla per impossessarsi del vello che pare elargisse oro senza mai esaurirsi."
il Re fece una pausa, si portò la brocca del vino alle labbra e bevve.
Nessuno fiatò l'incantesimo della sua storia persisteva.
Posata la brocca a terra continuò,"Mentre costeggiavamo la Licia una magica foschia
avvolse la nave, remavamo adagio aspettandoci di sentire il fondo marino grattare la chiglia
ma non accadde. Al giungere dell'alba la nebbia scomparve e ci trovammo lungo un vasto
fiume che scorreva in mezzo ad una catena montuosa.
"Il vello è vicino" gridò il comandante "Lo sento! Mi chiama!"
Trovammo un posto per approdare e ci mettemmo alla ricerca della grotta, al fine la trovammo
e c'era una grande folla di persone seduta li fuori, erano villici e avevano portato doni di cibo
per la guaritrice.
Guardai dentro, Lei stava parlando con un vecchio più in fondo sulla parete della grotta c'era
il vello che brillava come un fuoco, tutti lo vedemmo e cademmo nel suo incantesimo.
Solo il capitano ne fu immune, si avvicinò e affondò la spada nel corpo della donna che cadde a terra con un grido, poi strappo il vello dalla parete e cose fuori verso la nave.
Quando tornai alla nave ero molto arrabbiato e avevo deciso di affrontare il capitano molti di noi
avevano avuto la stessa idea.
Trovammo il capitano seduto su di una sedia con il vello sulle ginocchia e lo sentimmo gridare
"Aiutatemi abbiate pietà" vidi le sue mani si erano trasformate in oro non parlo di polvere d'oro
ma di solido metallo, vedemmo l'oro avvanzare gradatamente lungo le sue braccia.
Restammo immobili, l'oro lo ricoprì tutto persino i capelli divennero fili d'oro. Alla fine togliemmo
il vello dalle sue ginocchia non un granello d'oro era rimasto, era solo un vello di lana."
"Che cosa avete fatto allora?" chiese un marinaio.
"Non c'era niente da fare, facemmo a pezzi il comandante e ce lo dividemmo.
Ho adoperato la mia parte per costruirmi la mia prima nave, ma ne ho conservato un pezzetto
per ricordare a me stesso i rischi dell'avidità."
Odisseo affondò la mano nella sacca al suo fianco e ne estrasse un dito d'oro massiccio
che tirò all uomo più vicino, "Passalo agli altri e fallo vedere a tutti, che nessuno lo tenga
troppo a lungo è maledetto."
Il marinaio guardò il dito poi lo passò al compagno vicino, il dito passò di mano in mano e quando
mi arrivò, l'osservai bene era perfetto in ogni particolare, dall'unghia rotta alle pieghe
delle nocche, lo porsi al fratello di spada, "Non lo voglio" disse tirandosi indietro.
In fine il dito fu restituito ad Odisseo che lo rimise nella sacca.
Finita la storia tornò tutto come prima il prato le pecore e la pianta che ci faceva ombra
"È una bella storia" dissi "Dove hai trovato davvero quel dito d'oro?" "È il mio" dice muovendo
il suo dito indice, "Mi sono fatto fare un calco da un orafo e poi l'ho riempito d'oro."
Mi congedai con un inchino, "Grazie per la storia mio Re, ora se permetti torno al gregge..."
mi sorrise e disse,"Vai pure, io resto qui all'ombra ancora per un po'"
Mentre mi allontano penso che questa storia io l'ho già sentita, spero che nessun Adeo
passi da Itaca e inizi a raccontare di un certo Giasone...
In memoria di David Gemmell (1948-2006 scrittore) che rese più umana l'Iliade e l'Odissea
Nota: È vero Castellana, l'altra "formula" era poco Star e tanto Gate
Ultima modifica di eroil il Mar Feb 27, 2018 10:24 pm - modificato 1 volta.
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Re: Sala di lettura...
In Cauda Venenum
M'è capitato di addormentarmi, o d'averlo pensato, comunque sta il fatto che mi ritrovo
nel salone d'un antico castello seduto a capotavola di un lungo tavolaccio spoglio
con ai lati tante sedie vuote, sono in momenti come questo e che ultimamente mi capitano
spesso, in cui vagano liberamente nella mia mente pensieri ed immagini di vita vissuta
alle volte della mia, altre volte non so di chi.
È come guardarsi nello specchio con un altro specchio alle spalle, ed avere così la
moltiplicazione infinita della propria nuca e dei propri occhi, nell'infinità delle rifrazioni
si ha l'impressione, o la certezza che alcuni occhi, i quali ti fissano...non siano i tuoi...
Il culmine di questa riflessione è la condizione in cui l'uomo non è più l'artefice del suo
destino esiste anche l'imprevisto e ci sono delle situazioni in cui l'uomo nella sua vita
non ne è direttamente responsabile.
Stavo rimurginando sul mio pensato, quando percepisco alla mia destra una presenza
in effetti s'è accomodato al mio fianco un personaggio vestito in modo strano, antico...
i capelli lunghi gli arrivavano sulle spalle, barba e baffi incorniciano il viso e mi guarda
sorridendo, "Sa messere che anch'io tempo fa ho condiviso il suo ultimo pensiero?"
esordisce in un italiano per me arcaico, ma stranamente comprensibile, superato l'attimo
di stupore timidamente chiedo,"Con chi ho l'onore...signor..." mi fissa un attimo poi,"Strano
modo d'esprimersi messere, e anche strano abbigliamento il Vostro" stavo per esternare
che anch'io trovavo lui "strano" ma continuò imperterrito,"Son Ludovico Ariosto di casato
ed esimio cittadino di Ferrara, e Voi sareste?"
Imbarazzato e sull'orlo d'una crisi isterica, realizzando l'abbigliamento e l'acconciatura
del personaggio, circa il 1500 o giù di li balbetto,"Ecco io sono solo un ospite in questo
castello, e mi son perso tra sale e saloni sono qui in attesa che qualcuno mi trovi e mi
indichi l'uscita" poi velocemente aggiungo "È un onore incontrarla signor Ariosto
sa le sue opere sono materia d'insegnamento nelle scu...ehm, dalle mie parti" mi guarda
scuotendo il capo, "mi pareva che foste straniero dalla parlata all'abbigliamento, presumo
un mercante d'oriente...anche se pensandoci non ricordo orientali come Voi" ora incuriosito
dico,"veramente viaggio anche per veder gente e paesi e poter raccontare storie quando
torno in patria".
Mi guarda strano e dice,"Libero ove si puote viaggiare, Vede io ho scritto racconti ambientati
in luoghi in cui non son mai stato, Chi vuole andare a torno, a torno vada: vegga Inghelterra
Ongheria, Francia e Spagna, a me piace abitar la mia contrada."
Prendo fiato per rispondere ma lui continua;"M'ero giusto fermato a pensar come iniziare
a scrivere di cauallier, potreste voi messere da uomo di mondo qual siete dare un giudizio?
Ecco; le donne i cauallier’ l’arme gli amori/Le corteſie l’audaci īpreſe io canto/Che furo al tēpo
che paſſaro i Mori...che ve ne pare?"
Sto per urlare, ma la luce dell'alba penetra nei finestroni della sala e tutto svanisce...
frastornato guardo fuori e vedo il ponte levatoio, ecco l'uscita, mi incammino un po' irrigidito
per la notte passata all'addiaccio, mi sarebbe piaciuto aiutare l'Ariosto, ma so per certo
che anche a due mani il poema cavalleresco l'Orlando furioso non sarebbe cambiato d'una virgola.
M'è capitato di addormentarmi, o d'averlo pensato, comunque sta il fatto che mi ritrovo
nel salone d'un antico castello seduto a capotavola di un lungo tavolaccio spoglio
con ai lati tante sedie vuote, sono in momenti come questo e che ultimamente mi capitano
spesso, in cui vagano liberamente nella mia mente pensieri ed immagini di vita vissuta
alle volte della mia, altre volte non so di chi.
È come guardarsi nello specchio con un altro specchio alle spalle, ed avere così la
moltiplicazione infinita della propria nuca e dei propri occhi, nell'infinità delle rifrazioni
si ha l'impressione, o la certezza che alcuni occhi, i quali ti fissano...non siano i tuoi...
Il culmine di questa riflessione è la condizione in cui l'uomo non è più l'artefice del suo
destino esiste anche l'imprevisto e ci sono delle situazioni in cui l'uomo nella sua vita
non ne è direttamente responsabile.
Stavo rimurginando sul mio pensato, quando percepisco alla mia destra una presenza
in effetti s'è accomodato al mio fianco un personaggio vestito in modo strano, antico...
i capelli lunghi gli arrivavano sulle spalle, barba e baffi incorniciano il viso e mi guarda
sorridendo, "Sa messere che anch'io tempo fa ho condiviso il suo ultimo pensiero?"
esordisce in un italiano per me arcaico, ma stranamente comprensibile, superato l'attimo
di stupore timidamente chiedo,"Con chi ho l'onore...signor..." mi fissa un attimo poi,"Strano
modo d'esprimersi messere, e anche strano abbigliamento il Vostro" stavo per esternare
che anch'io trovavo lui "strano" ma continuò imperterrito,"Son Ludovico Ariosto di casato
ed esimio cittadino di Ferrara, e Voi sareste?"
Imbarazzato e sull'orlo d'una crisi isterica, realizzando l'abbigliamento e l'acconciatura
del personaggio, circa il 1500 o giù di li balbetto,"Ecco io sono solo un ospite in questo
castello, e mi son perso tra sale e saloni sono qui in attesa che qualcuno mi trovi e mi
indichi l'uscita" poi velocemente aggiungo "È un onore incontrarla signor Ariosto
sa le sue opere sono materia d'insegnamento nelle scu...ehm, dalle mie parti" mi guarda
scuotendo il capo, "mi pareva che foste straniero dalla parlata all'abbigliamento, presumo
un mercante d'oriente...anche se pensandoci non ricordo orientali come Voi" ora incuriosito
dico,"veramente viaggio anche per veder gente e paesi e poter raccontare storie quando
torno in patria".
Mi guarda strano e dice,"Libero ove si puote viaggiare, Vede io ho scritto racconti ambientati
in luoghi in cui non son mai stato, Chi vuole andare a torno, a torno vada: vegga Inghelterra
Ongheria, Francia e Spagna, a me piace abitar la mia contrada."
Prendo fiato per rispondere ma lui continua;"M'ero giusto fermato a pensar come iniziare
a scrivere di cauallier, potreste voi messere da uomo di mondo qual siete dare un giudizio?
Ecco; le donne i cauallier’ l’arme gli amori/Le corteſie l’audaci īpreſe io canto/Che furo al tēpo
che paſſaro i Mori...che ve ne pare?"
Sto per urlare, ma la luce dell'alba penetra nei finestroni della sala e tutto svanisce...
frastornato guardo fuori e vedo il ponte levatoio, ecco l'uscita, mi incammino un po' irrigidito
per la notte passata all'addiaccio, mi sarebbe piaciuto aiutare l'Ariosto, ma so per certo
che anche a due mani il poema cavalleresco l'Orlando furioso non sarebbe cambiato d'una virgola.
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Re: Sala di lettura...
Un castello di sabbia
Se la poesia mi potesse aiutarea sperare
che tutto ciò che ho lasciato indietro
sarà uguale
quando ritornerò
dal grande viaggio...
Se la poesia mi potesse aiutare
a credere
che i nostri anni sono conservati
in una banca di massima sicurezza
e la mia giovinezza non sarà violata
da nessuno e da niente...
Se la poesia mi potesse aiutare
a conservare
il tuo sorriso immutato e l’ambra della palpebra...
Allora, sì!
allora giocherò la mia carta migliore,
allora scommetterò tutto
per la tranquillità del tuo bacio
viandante,
radicato in ogni fermata
della mia tristezza in attesa.
per ogni nostro abbraccio
un bambino costruirà
un castello di sabbia...
Amelia Stanescu
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Pagine scelte - Lev Tolstoj:Il Principe Andrea
Con quell’immenso affresco di vita russa che è il suo romanzo “Guerra e pace”, il grande scrittore russo ha espresso la misura del suo ingegno creativo e della sua grande sensibilità storica.
Pochi hanno saputo cogliere, come lui, nel proprio tempo, i segni del declino di una società e l’affacciarsi di una nuova umanità.
Il principe Andrea è il protagonista e il simbolo di questo travaglio. Il giovane aristocratico avverte l’inesorabile decadere della sua classe e dei privilegi che la sostengono, ma egli stesso non sa staccarsene. Solo vicino alla morte, ferito nel campo di Austerlitz, dove i francesi hanno battuto i russi, con lo sguardo rivolto all’immensità del cielo, ascoltando la voce di Napoleone disperdersi nel nulla, intuisce la sublime verità che lo sorregge da tutte le piccole cose della terra.
"Che è questo? Cado? Le mie gambe si piegano" pensò; e cadde sulla schiena. Aperse gli occhi, sperando di vedere come fosse finita quella lotta dei francesi con gli artiglieri, desiderando di sapere se l'artigliere rossiccio fosse ucciso o no, se i cannoni fossero presi o portati in salvo. Ma non vide nulla. Al di sopra di lui non c'era nulla, non c'era che il cielo - un cielo alto, non luminoso, ma, ciò nonostante, incommensurabilmente alto, con nuvole grigie che quietamente strisciavano su di esso. "Come è calmo, tranquillo e solenne! Non è affatto come quando correvo" pensò il principe Andrea, "non è come quando correvamo, gridando, e ci battevamo; non è affatto come quando il francese e l'artigliere con le facce furiose e spaventate l'un l'altro lo scovolò; ben diversamente da allora vanno le nubi per questo cielo alto, infinito. Come mai non ho veduto prima questo cielo sublime? E come sono felice di averlo finalmente conosciuto! Sì! Tutto è vano, tutto è illusione, tranne questo cielo infinito. Non esiste nulla, tranne esso. Ma nemmeno esso esiste; non esiste nulla, tranne il silenzio, la quiete, il riposo. E sia lodato Iddio!…"
In quel medesimo luogo dove era caduto con l’asta della bandiera tra le mani, giaceva il principe Andrea Bolkònski, perdeva sangue e, senza saperlo si lamentava con gemito sommesso, querulo, infantile.
Verso sera cessò di lamentarsi e tacque del tutto. Non potè mai sapere quanto fosse durato quel deliquio, ad un tratto si sentì di nuovo in vita e straziato da dolore cocente e lancinante al capo.
“ Dov’è quel cielo alto ch’io finora non conoscevo e che oggi ho veduto?” fu il suo primo pensiero.” Pensò “ sì, io non sapevo nulla, nulla, fino ad ora. Ma dove sono?”.
Rimase in ascolto e udì un calpestio di cavalli che si avvicinava e il suono di alcune voci che parlavano in francese. Aperse gli occhi. Al di sopra di lui era di nuovo quel medesimo, profondo cielo con le nuvole galleggianti che si erano alzate ancora di più, attraverso le quali si scorgeva un’immensità azzurreggiante. Non volse il capo e non vide coloro che, come capiva dallo scalpitio e dalle voci, si avvicinavano e si fermavano vicino a lui.
Quei cavalieri erano Napoleone e due aiutanti di campo che lo accompagnavano. Bonaparte dava gli ordini e osservava gli uccisi e i feriti rimasti sul campo.
“De beaux hommes” (bella gente!) esclamò guardando un granatiere russo ucciso che, con la faccia contro terra e la nuca annerita, giaceva bocconi, con un braccio disteso, discosto dal corpo e già irrigidito.
Scostandosi di qualche passo, si fermò vicino al principe Andrea che giaceva supino con l’asta della bandiera discosta da lui. (la bandiera, come trofeo, era stata già presa dai francesi)
“Voilà une belle mort!” (ecco una bella morte!) disse Napoleone guardando Bolkònski.
Il principe Andrea comprese che quelle parole si riferivano a lui ed erano pronunciate da Napoleone. Aveva udito quelle parole come avrebbe udito il ronzio di una mosca. Il capo gli scottava; sentiva di perdere il suo sangue e vedeva al di sopra di sé il cielo lontano, alto ed eterno. Sapeva che quell’uomo era Napoleone, il suo eroe, ma in quel momento gli sembrava un uomo immensamente piccolo e miserabile, in paragone a ciò che accadeva ora fra la sua anima e quel cielo alto, infinito. Gli era del tutto indifferente chi fosse l’uomo che era là quasi sopra di lui, e che cosa dicesse di lui; era contento soltanto che degli uomini si fossero fermati accanto e desiderava soltanto che quegli uomini lo aiutassero e lo facessero tornare alla vita, che gli pareva così bella, perché egli la comprendeva ora così diversamente. Raccolse tutte le forze per muoversi e proferire un suono qualsiasi. Agitò debolmente la gamba ed emise un gemito flebile e doloroso che impietosì anche lui.
“Ah, è vivo” disse Napoleone, “ sollevate questo giovane, (ce jeune homme), e portatelo al posto di medicazione”.
Detto ciò, Napoleone spinse il cavallo incontro al maresciallo Lannes, che, toltosi il cappello, sorridendo e in atto di congratularsi della vittoria, gli si avvicinava.
Re: Sala di lettura...
Mi è mancata per tanto tempo una certa disperazione. Quella che probabilmente sentono i toreri quando, nel mattino della corrida, guardano il sole che sorge all'orizzonte. Avete mai pensato che soltanto chi teme di non vederla più, sa dolorosamente quanta bellezza esiste nella luce che infiamma il cielo?
Noi altri, invece, possiamo solo permetterci di essere disincantati, indifferenti, di immergerci direttamente, dopo che ci siamo svegliati, nelle nostre ambizioni e nelle nostre vanità.
Non so per chi scrivo, ma so perché scrivo. Scrivo per giustificarmi. Agli occhi di chi? Ho già detto, ma anche se divento ridicolo, lo posso dire ancora una volta: agli occhi del bambino che ero.
Riflessioni, Octavian Paler
Noi altri, invece, possiamo solo permetterci di essere disincantati, indifferenti, di immergerci direttamente, dopo che ci siamo svegliati, nelle nostre ambizioni e nelle nostre vanità.
Non so per chi scrivo, ma so perché scrivo. Scrivo per giustificarmi. Agli occhi di chi? Ho già detto, ma anche se divento ridicolo, lo posso dire ancora una volta: agli occhi del bambino che ero.
Riflessioni, Octavian Paler
spitfire- Messaggi : 2441
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Località : sul ramo di una betulla
Re: Sala di lettura...
Conosciamo cosi' poco di loro... oltre alle bistecche ... latte e formaggi...Annali ha scritto:Lo sapevate che anche le mucche hanno una vita sociale?Non lo sapevo finché non letto il libro di Rosamund Young: “La vita segreta delle mucche”.
spitfire- Messaggi : 2441
Data d'iscrizione : 24.09.17
Località : sul ramo di una betulla
Re: Sala di lettura...
Lo sapevate che anche le mucche hanno una vita sociale?
Non lo sapevo finché non letto il libro di Rosamund Young: “La vita segreta delle mucche”.
Alla fattoria di Kite’s Nest, nella campagna inglese, le mucche, ma non solo, tutti gli animali vivono in piena libertà: scelgono il luogo dove pascolare e come trascorrere il loro tempo.
Nel suo racconto, l’autrice accompagna il lettore tra i campi della tenuta di famiglia, svelando come le mucche amano, giocano e costruiscono amicizie per la vita, comunicano con le persone e hanno i loro cibi preferiti.
Scopriamo così il mondo e la vita degli animali da una visione totalmente nuova.
Re: Sala di lettura...
Grazie, Spitfire, adoro i fiori e in particolare le margherite, un fiore bellissimo nella sua semplicità.
Spero tu riesca a trovare il libro: credo si trovi in ogni libreria abbastanza fornita. Oppure acquistandolo dalla rete.
Adesso ho in mano una raccolta di racconti di Raymond Carver, americano,scrittore, poeta, saggista. Secondo me, immenso. Stile particolarissimo, asciutto, essenziale, diretto, unico.
Il libro che sto leggendo si chiama "Di cosa parliamo quando parliamo d'amore".
Appena lo terminerò, vi renderò partecipi delle mie impressioni. Ho già letto molto altro di Carver, e ogni volta mi ha spiazzata. In modo geniale.
Spero tu riesca a trovare il libro: credo si trovi in ogni libreria abbastanza fornita. Oppure acquistandolo dalla rete.
Adesso ho in mano una raccolta di racconti di Raymond Carver, americano,scrittore, poeta, saggista. Secondo me, immenso. Stile particolarissimo, asciutto, essenziale, diretto, unico.
Il libro che sto leggendo si chiama "Di cosa parliamo quando parliamo d'amore".
Appena lo terminerò, vi renderò partecipi delle mie impressioni. Ho già letto molto altro di Carver, e ogni volta mi ha spiazzata. In modo geniale.
controvento- Messaggi : 314
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