notizie "astronomiche"
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Nascita di un sistema planetario
Tre strumenti molto diversi tra loro ma che integrano perfettamente le loro informazioni: il radiotelescopio nella banda sub-millimetrica ALMA nel deserto di Atacama, il gigantesco telescopio binoculare da 8,4 + 8,4 metri LBT in Arizona e un potente computer in grado di simulare il comportamento di un disco di polveri e gas intorno a una stella giovane, ci permettono di vedere in diretta la nascita di un sistema planetario . La stella è HL Tauri, distante da noi 450 anni luce, ed è stata “fotografata” esattamente un anno fa con ALMA: mostrava, vari nettissimi cerchi alternatamente chiari e scuri di materiale vorticante intorno all’astro. Le zone scure furono interpretate come quelle in cui i pianeti stanno formandosi, ripulendo lo spazio da polveri e gas.

Il ciclo delle macchie solari
In un periodo pari a circa 11 anni, il numero di macchie solari osservate aumenta da quasi zero a forse 100 o più e poi diminuisce tornando indietro di nuovo a quasi zero allorché il successivo ciclo sta per avviarsi. Il minimo solare del nostro Ciclo (numero 24) si verificò il 4 gennaio 2008, quando un gruppo di macchie solari con la polarità corretta del Ciclo 24, apparve ad alte latitudini.
La causa subordinata a un ciclo di macchie solari resta ancora uno dei grandi misteri della fisica.
Sappiamo che in passato si sono si verificati grandi eventi solari, il più significativo avvenuto nel settembre 1859, noto come Evento Carrington, dall’astronomo che lo rilevò, quando una massiccia ondata solare colpì la Terra.
Il Sole rilasciò una quantità enorme di energia non solo come luce visibile ma anche come intensi raggi x e raggi gamma, espulsioni di massa coronale (bolle giganti o nubi di gas o plasma elettricamente carico, indicate come CME) che furono sparate a velocità misurate in milioni di chilometri all’ora verso il nostro pianeta. Il contenuto di 10 miliardi di tonnellate o più di gas coronale, viaggiando a quelle velocità, tradotto in energia cibernetica equivale a quasi 10.000 megaton di TNT
È difficile immaginare oggi l’impatto socioeconomico di un evento a livello Carrington. Nel 1859 si era appena cominciata a sviluppare una dipendenza high-tech, il telegrafo era la meraviglia tecnologica dell’epoca, non c’erano luci elettriche ad alto voltaggio che s’incrociassero sui continenti, né satelliti sensibili in orbita intorno alla Terra.
Allo stato attuale, adesso che il Sole sta accrescendo la sua attività nel ciclo solare 24, secondo gli studi, una sua tempesta potrebbe causare il guasto o danni permanenti a grandi trasformatori ad altissima tensione, con conseguenti crolli nella rete elettrica e black-out che potrebbero durare per anni. Senza energia sarebbe colpita anche una necessità come l’acqua, tutti gli apparecchi elettrici smetterebbero di funzionare. Oltre a ciò, anche i sistemi di comunicazione elettronica e i sistemi satellitari sarebbero notevolmente perturbati, i satelliti potrebbero letteralmente lasciare le loro orbite. Il sistema bancario, quello governativo e giudiziario, dipendendo dall’informatica e dalla comunicazione globale crollerebbero, e che dire delle centrali nucleari? Quando l’elettricità si interrompe e le pompe di raffreddamento non possono più mantenere fresco il reattore, questo può surriscaldarsi, fondere o esplodere, immettendo nell’ambiente i materiali radioattivi.
In conclusione, la probabilità che un altro Evento Carrington si verifichi entro il prossimo decennio, è superiore a quanto si possa immaginare?

Ultima modifica di Annali il Sab Nov 21, 2015 1:49 pm - modificato 1 volta.
Le aurore su Marte
La sonda Maven lanciata due anni fa per lo studio degli strati superiori dell’atmosfera di Marte ha fornito nuovi indizi sulla sua composizione. Le indicazioni riguardano i processi che hanno agito sul pianeta rosso nelle sue epoche primordiali, rilevando una composizione costante di anidride carbonica, argon, biossido di carbonio e una quantità di ossigeno più elevato di quanto stimato in precedenza.
La parte più spettacolare che Maven ci mostra è l’aurora osservata nell’emisfero nord del pianeta, negli strati bassi dell’atmosfera. Le aurore su Marte, a differenza di quelle terrestri, possono essere causate dal campo magnetico residuo della crosta marziana, creando un effetto visivo più esteso e regolato.
Nano sonde spaziali
Cinque sonde spaziali modulari di dieci cm di lato ciascuna, chiamati “Cube Sat”, accompagneranno la missione dell’ESA AIM (Asteroid Impact Mission), il cui obiettivo scientifico è l’impatto con un piccolo asteroide per conoscerne la composizione della superficie, la densità e la struttura interna, osservare i pennacchi che si solleveranno nell’impatto e di fare atterrare un piccolo sismografo.
Sarà il contributo europeo alla missione americana AIDA, la cui meta è l’asteroide doppio Didymos, della categoria dei NEO, i pianetini con orbita vicina a quella Terra. Scopo primario della missione è provare a modificare con un impatto l’orbita dell’elemento minore di quel sistema binario. Un test in vista di un’eventuale difesa della Terra da pericolosi asteroidi.

Il satellite Swift e i raggi gamma
Il traguardo di “Swift”: mille lampi gamma, raggiunto il 27 ottobre 2015. Per 150 secondi è arrivato un potente fiotto di energia partito 12 miliardi di anni fa, quando l’universo aveva circa un miliardo e mezzo di anni. La caratteristica di “Swift” è la velocità di reazione con cui avvisa direttamente ai ricercatori l’avvistamento di un lampo di raggi gamma.
La scoperta di un lampo di raggi gamma estremo, GRB111209, durato tre ore nel dicembre del 2011, grazie al satellite Swift destò lo stupore tra gli astrofisici. Le analisi condotte sulla radiazione emessa hanno rilevato che l’esplosione è avvenuta alla distanza di 8 miliardi di anni luce rilasciando una sterminata energia: un miliardo di miliardi di miliardi di volte di quella consumata in un anno da tutti gli abitanti della Terra. Un altro sorprendente evento, oltre al lampo di raggi gamma, è stato messo in luce, (è il caso di dirlo!) quando l’Osservatorio dell’ESO a La Silla, in Cile, ha catturato nella luce visibile e nell’infrarosso, la luce dell’esplosione di una supernova.
Quante Terre nel futuro?
Un recente studio teorico afferma che quando il nostro sistema solare si formò 4,6 miliardi di anni fa esisteva solo l’8% dei pianeti potenzialmente abitali che si formeranno nel corso della vita dell’universo. La maggior parte dei pianeti abitali, perciò, deve ancora nascere.
Conclusione che si basa sulla valutazione dei dati raccolti dal telescopio spaziale Hubble e dal cacciatore di pianeti Kepler.
Da quanto sostengono i ricercatori, le terre del futuro si formeranno con maggiori probabilità all’interno dei sistemi che avranno a disposizione tutto gas non ancora utilizzato, per la creazione di stelle e sistemi planetari.
La nostra civiltà arrivata presto nell’evoluzione dell’universo e potendo utilizzare i grandi osservatori spaziali, ha avuto modo di tracciare le proprie origini partendo dal Big Bang, e passando per l’evoluzione delle galassie, arrivare fino a oggi.
La prova osservativa del Big Bang e dell’evoluzione del cosmo come ora conosciuta, codificata nella radiazione magnetica, potrebbe essere quasi cancellata in un trilione di anni a causa dell’espansione dello spazio, così che, le civiltà che sorgessero nel futuro, probabilmente non avrebbero la possibilità di conoscere come sia nato ed evoluto l’universo.

L'Europa prepara lo sbarco su Marte
Europa e Russia si preparano ad andare insieme su Marte con una doppia missione. Andranno a caccia della vita sul pianeta rosso, per questo motivo nominata “ExoMars” (Exobiology on Mars).
Inizierà nel gennaio 2016, decollando con un razzo russo dalla base di Bajkonur, previsto arrivo dopo nove mesi di viaggio. Il veicolo porterà anche un modulo dimostrativo, battezzato Schiaparelli, nome in onore del grande astronomo italiano, che testerà il sistema d’ingresso nell’atmosfera marziana, di discesa o d’atterraggio.
Precederà la missione ExoMars 2018, arrivo previsto per il 14 gennaio 2019. Il modulo di discesa farà atterrare un rover sulla superficie per iniziarne l’esplorazione prevista per 218 giorni marziani (circa 230 giorni terrestri).
La regione dell’atterraggio, proposto dopo lo studio delle quattro regioni più promettenti dal punto di vista della ricerca di tracce di vita nel lontano passato, sembra puntare su Oxa Planum.
I siti presi in esame per l’esplorazione sono tutti interessanti scientificamente per la presenza nel passato di acqua allo stato liquido e si trovano nel raggio di un km dal punto di atterraggio.

Premi Nobel per la fisica
Il canadese Arthur B. McDonald e il giapponese Takaaki Kajita sono i vincitori del Premio Nobel per la fisica 2015. La motivazione è molto sintetica: il riconoscimento, quasi un milione di euro, è stato assegnato “per la scoperta delle oscillazioni del neutrino, le quali dimostrano che i neutrini hanno massa”. E’ la consacrazione di una scoperta importante nella fisica delle particelle e forse ancora di più in astrofisica. I neutrini vengono emessi in quantità enormi nelle reazioni di fusione nucleari che tengono accese le stelle, in quantità ancora maggiori nelle esplosioni di supernove, e circolano ancora i neutrini “fossili” che uscirono dal Big Bang all’origine dell’universo.


Il cielo e tutte le stelle di Gaia
Il cielo e le stelle di Gaia
Il 21 agosto2015, il satellite astronomico europeo Gaia, ha compiuto il suo primo anno di attività nello spazio a 1,5 milioni di chilometri dalla Terra. Oltre i dati raccolti durante la sua missione, riassunti in cifre impressionanti, traducibili in miliardi di misure di posizione, fotometriche, e rilievi spettrali, offre un’eccezionale prima visione globale del cielo a 360 gradi.
Domina il campo la Via Lattea, vista di taglio attraverso il piano galattico, estesa per 100.000 anni luce e “spessa” poche migliaia, con un nucleo denso di stelle, i bracci della spirale e la materia oscura interposta . Spiccano in basso, (nell’immagine) la Grande e la Piccola Nube di Magellano, visibili anche alcuni ammassi globulari, mentre a nord e sud del piano galattico il cielo appare buio, concretamente privo di stelle.
Gaia scansiona continuamente tutto il cielo per misurare posizione moto proprio, distanza, luminosità e velocità delle stelle, con una precisione mai raggiunta prima.

Marte e la sua perduta atmosfera
Parti dell’antica atmosfera di Marte rimasta intrappolata chimicamente dentro pietre e rocce, offrono la possibilità di analizzarla, come fatto a suo tempo con le bollicine di aria trovate nei ghiacci dell’Antartide, grazie alle quali si è ricostruita la quantità di anidride carbonica e quindi il clima della Terra sino a un milione di anni fa.
Le immagini combinano le informazioni fornite da due strumenti della NASA “Mars Reconnaissance Orbiter”, dove mostrano una zona delle “Nili Fossae”, nell’emisfero nord del pianeta, con depositi ricchi di carbonati. Il colore verde indica l’abbondanza del carbonio, il marrone le sabbie ricche di olivina, il colore porpora le rocce basaltiche.
Dalle analisi emerge che l’atmosfera di Marte nel passato non conteneva più del doppio dell’anidride carbonica accertata ora.
Da chiarire come possa un pianeta ricco di acqua, con fiumi impetuosi che hanno scavato valli e crepacci, sia passato al clima secco e arido che presenta ora.

Il nostro nome nello spazio?
Da "Astronomia News
La Nasa offre a tutti un viaggio virtuale su Marte con la sua prossima missione verso il pianeta rosso, che farà atterrare il robot “InSight”, progettato per lo studio della struttura geologica di Marte. Basta accontentarsi di trasferire su Marte solo il proprio nome e cognome, e inviarli entro l’8 settembre all’indirizzo:
http://go.usa.gov/3Aj3G
I nomi ricevuti dalla Nasa saranno trascritti in un microchip a bordo del rover, che partirà nel marzo 2016 dalla Vandenberg Air Force Base in California e scenderà su Marte nove mesi dopo, il 28 settembre.
Per promuovere le proprie attività a livello popolare, l’ufficio stampa della Nasa non è nuovo a questo genere di iniziative. L’ultimo caso risale allo scorso mese di dicembre, quando nomi e cognomi di 1.380.000 persone viaggiarono a bordo della prima missione della nuova navicella della Nasa “Orion”.
Informazioni sulla missione “InSight”:
http://insight.jpl.nasa.gov/home.cfm

Cannibalismo nello spazio
Scoperto un sistema binario a raggi X formato dalla copia più giovane mai studiato fino a oggi. Una stella a neutroni che sta a poco a poco inglobando la sua compagna è stata studiata per mezzo del Chandra X Ray Observatory della NASA, rivelando i deboli resti della supernova che ha formato la stella, la cui età non supererebbe i 2500 anni, un’età molto giovane confrontata con quella dell’universo.
Le osservazioni condotte da un team di esperti hanno evidenziato una nebulosa incandescente che si è creata dall’esplosione della stella, dove all’interno appare il nucleo collassato della stella ancora aggrappata alla sua ex compagna.
Denominata con il nome Circinus X1, si trova a circa 24.000 – 30.000 anni luce dalla Terra, si tratta di una scoperta straordinaria, un unico esempio finora trovato di un simile sistema, dove una stella in via di formazione e un buco nero o una stella di neutroni orbitano a distanze molto ravvicinate tra loro. Da questa interazione si produce un’ingente quantità di raggi X.

Scoperto un "giovane" Giove
Scoperto un’esopianeta simile a Giove, molto più giovane e con una massa da due a cinque volte maggiore. Denominato 51 Eridani b, è il primo individuato con il nuovo strumento GPI, in funzione sulle Ande in Cile.
Il GPI (Gemini Planet Imaginer) è stato progettato nello specifico per scoprire e analizzare l’atmosfera di deboli giovani pianeti, visualizzandoli direttamente mentre orbitano intorno alle loro stelle, e non solo in modo indiretto per mezzo dei transiti.
L’immagine di 51 Eridani b è stata ottenuta dal telescopio il 21 dicembre 2014, con la brillante stella centrale 51 Eridani, una stella che si è accesa solo 20 milioni di fa.
Di questo Super Giove l’analisi spettrale rivela una forte presenza di metano, gas che troviamo abbondante anche nell’atmosfera dei nostri pianeti giganti gassosi, dunque, per quanto riguarda la composizione dell’atmosfera, 51 Eridani b è l’esopianeta più simile a Giove sino ad ora scoperto.

Incontri ravvicinati di estremo tipo
Il tuffo di una pulsar nel disco di polveri e gas che circonda una stella molto luminosa, potrebbe essere un fenomeno al quale assistere nei primi mesi del 2018.
L’interazione fra la materia del disco, la pulsar e campi magnetici rispettivi, dovrebbe dare origine a una serie di fuochi d’artificio con emissioni di energie osservabili nelle bande dell’ultravioletto, raggi x e gamma.
Il sistema binario si trova distante 5.000 anni luce dalla Terra, la stella MT91 213, è 15 volte più massiccia e 10 mila volte più luminosa del Sole. La pulsar, conosciuta come J20132, orbita intorno alla stella impiegando 25 anni per compiere un giro completo.
Per non perdere questo spettacolo dell’incontro ravvicinato tra due oggetti estremi, si stanno già pianificando punti di osservazioni con i migliori telescopi dallo spazio e da Terra.

Re: notizie "astronomiche"
Ieri, 30 giugno 2015 si è celebrata la prima Giornata Mondiale degli Asteroidi con l’obiettivo di attirare l’attenzione su di un tema di grande interesse scientifico.
In coincidenza con la celebrazione termina anche il periodo favorevole all’osservazione del pianetino doppio Didymos sul quale nei mesi scorsi i telescopi sparsi in tutto il mondo hanno puntato quest’oggetto, appartenente alla famiglia dei NEA, scoperto nel 1996.
È costituito di un corpo principale del diametro di 800 metri e un secondo di 170 metri (nome informale Didymoon).
L’Agenzia Spaziale Europea congiuntamente alla NASA, avrebbero in progetto per i prossimi anni, una missione per far impattare un proiettile sul satellite di Didymos alterandole l’orbita per testare la possibilità di deviare asteroidi in possibile rotta di collisione con la Terra.
Il ritorno di Icaro
Oggi il più famoso degli asteroidi, Icaro, ritorna a visitare la Terra, a una distanza, però, di tutta sicurezza, cioè a circa otto milioni di km, alle 17,39 (ora italiana). Dall’Italia sarà visibile dopo il tramonto e si muoverà alla velocità relativa di circa 30 km il secondo. Possibilità di averlo a portata d’”occhio” sarà solo per i telescopi professionali.
Icaro, un sasso cosmico gigante, (1,5 km di diametro) è stato scoperto nel 1949, il suo nome ricorda l’Icaro della mitologia che con le sue ali di cera si avvicinò troppo al Sole.
Quando si avventura nel nostro Sistema Solare, si avvicina alla nostra stella a circa 30 milioni di km di distanza, alla Terra nel 1968 si era avvicinato più di quanto farà oggi, cioè passò “sfiorandola” a 6,5 milioni di km.
Fu quella l'occasione, in cui per la prima volta un asteroide si osservò con il radar, che si mise a punto il progetto “Icarus”, per studiare un modo di deviare o distruggere un asteroide nel caso entrasse rotta di collisione con la Terra.

Re: notizie "astronomiche"
Marte in 3D
La NASA con un “ lampo di genio”ha pensato al miglior modo d’impiantar casa su Marte! Perché, s’è detta, spendere per trasportate materiali da costruzione sul pianeta? Quindi indice una gara “d’appalto” aperta a chi interessi costruire con stampanti in 3 D, futuristici alloggi per i futuri astronauti.
Re: notizie "astronomiche"
Progress è precipitato nel Pacifico
Il cargo spaziale russo, Progress M-27M, non rappresenta più un pericolo vagante essendosi disintegrato rientrando nell’atmosfera terrestre sopra il Pacifico. La maggior parte della struttura del cargo dovrebbe essersi distrutta nell’impatto con l’atmosfera, ma piccoli pezzi potrebbero essere rimasti intatti ed essere precipitati nell’oceano.
A comunicarlo è stata l’agenzia spaziale russa Roscomos.
Ricordiamo che Progress avrebbe dovuto agganciare la Stazione Spaziale Internazionale, in orbita a 420 km dalla Terra, ma dopo il blackout delle comunicazioni non fu possibile alcuna manovra per correggerne l’orbita deviata.

Re: notizie "astronomiche"
C'è un cratere in più su MARTE!
La sonda Messenger ha terminato la sua vita impattando sul pianeta, creandovi un cratere che si stima abbia un diametro di 15 metri.
Il suo ultimo giorno è iniziato con la trasmissione di dati e immagini riprese da 70 metri dalla superficie di Mercurio, captate dalla’antenna Deep Space Network di Madrid, altre immagini riprese da 34 metri di quota e ricevute mezz’ora dopo dall’antenna parabola in California, concludendo così, la sua missione intorno al pianeta più vicino al Sole.
Dalla sua entrata in orbita la sonda ha spedito oltre 250 mila foto di quel mondo lontano e caldissimo, consentendo di fare scoperte importanti, compresa quella della presenza di ghiaccio d’acqua in alcuni luoghi permanentemente in ombra.
Complessivamente, Messenger, ha percorso 4105 orbite intorno a Mercurio dal suo arrivo nei pressi del pianeta, il 17 marzo 2011.
Una delle immagini inviate nell'ultima fase, prima dell'addio di Messenger alla Terra

La sonda Messenger ha terminato la sua vita impattando sul pianeta, creandovi un cratere che si stima abbia un diametro di 15 metri.
Il suo ultimo giorno è iniziato con la trasmissione di dati e immagini riprese da 70 metri dalla superficie di Mercurio, captate dalla’antenna Deep Space Network di Madrid, altre immagini riprese da 34 metri di quota e ricevute mezz’ora dopo dall’antenna parabola in California, concludendo così, la sua missione intorno al pianeta più vicino al Sole.
Dalla sua entrata in orbita la sonda ha spedito oltre 250 mila foto di quel mondo lontano e caldissimo, consentendo di fare scoperte importanti, compresa quella della presenza di ghiaccio d’acqua in alcuni luoghi permanentemente in ombra.
Complessivamente, Messenger, ha percorso 4105 orbite intorno a Mercurio dal suo arrivo nei pressi del pianeta, il 17 marzo 2011.
Una delle immagini inviate nell'ultima fase, prima dell'addio di Messenger alla Terra

Re: notizie "astronomiche"
MESSENGER: fine missione anticipata
Non ce la farà a rispettare i tempi previsti per la sua rimanenza nell’orbita di Mercurio, i suoi giorni sono contati, la mancanza di carburante, nonostante gli espedienti trovati dai tecnici sottoposti al suo controllo, ne anticipa la fine.
Ancor meno di due settimane e poi sarà lo schianto sul pianeta.
Messenger è la seconda sonda nella storia dell’esplorazione spaziale ad aver visitato il più interno dei pianeti del Sistema Solare.
Re: notizie "astronomiche"
Ripresa da Hubble una delle forme geometriche più perfette create nello spazio.
Iras 23166+1655 è una nebulosa planetaria che circonda il sistema binario LL Pegasi A, nella costellazione di Pegaso. Si ritiene che gli anelli equidistanti della spirale siano la conseguenza della morte di una stella del sistema binario e che il materiale di ogni strato espulso nello spazio si allontani alla velocità di 50.000 km/h.
A differenza delle stelle più massicce che terminano la loro vita esplodendo in supernova, LL Pegasi si sta invece disfacendo, perdendo nel corso degli anni i suoi strati più esterni.

Re: notizie "astronomiche"
I filamenti che legano le galassie.
Che le galassie siano unite in una sorta di rete cosmica non è la novità, da tempo è cosa nota.
Ora, grazie all’inaspettato rintracciamento di un quasar di particolare brillantezza, si è potuto osservare, per la prima volta dal “vivo” il gas idrogeno distribuito sui filamenti cosmici, la struttura che tiene insieme le galassie, i gas, la materia oscura, in un immagine che mostra l’universo quando aveva meno di 3 miliardi di anni.
L’evento è stato registrato utilizzando il Keck Observatory sulla cima del vulcano Mauna Kea, Hawaii, nelle immagini in mostra, una nube di gas lunga 1,5 milioni di anni luce.
I ricercatori, in un articolo comparso su “Nature”, spiegano che questa è la prima rivelazione mai eseguita in una nube su scale che vanno ben oltre una galassia, un’osservazione che fornisce una visione straordinaria della struttura complessiva del nostro universo.
La luce del quasar è come un fascio luminoso, e nel caso specifico ha giocato la fortuna che la radiazione fosse orientata verso la nebulosa, causando il bagliore del gas.
Il filamento scoperto contiene fino a dieci volte la quantità di gas prevista, pari a un peso equivalente a mille miliardi di stelle come il nostro Sole.

Re: notizie "astronomiche"
NuSTAR – Caccia ai buchi neri.
Il Nuclear Spectroscopic Telescope Array (NuSTAR), lanciato in orbita da un atollo del Pacifico il giugno scorso, sta inviando alla Terra le sue prime immagini. L’innovativa tecnologia, con il suo sistema di specchi consentirà di osservare, per la prima volta, l’Universo delle alte energie, fornendo immagini più veritiere rispetto al passato, e permetterà di scoprire anche gli oggetti più densi e luminosi.
Nella sua missione sarà in collaborazione con altri telescopi spaziali a raggi X in orbita attorno alla Terra, insieme per fare luce sugli irrisolti misteri nelle più profonde regioni dell’Universo, quali la morte delle stelle, i buchi neri, i velocissimi raggi cosmici e tutto quanto ancora possibile scoprire.

Re: notizie "astronomiche"
La cosiddetta stella di “Scholz”, scoperta un anno fa da un gruppo di astronomi, sembra abbia sorvolato a una distanza inferiore all’anno luce il Sistema Solare ai tempi dei nostri antenati preistorici, 70.000 anni fa, a una distanza ravvicinata della Terra, come mai nessun’altra stella aveva mai fatto.
Si tratta di una piccola stella nana rossa che ora si trova a 20 a.l di distanza da noi.
Re: notizie "astronomiche"
HD 107146 una giovane stella al centro "di lavori in corso".
Un pianeta è un oggetto che ha fra le sue caratteristiche quella di possedere una massa in grado di ripulire da oggetti minori (planetesimi e detriti) attraendoli a sé, nella fase di accrescimento, la regione nella quale orbita.
L’ALMA telescopio ha osservato per la prima volta questo fenomeno della formazione planetaria intorno alla stella HD107146, uno sciame di planetesimi con dimensioni paragonabili a quelle di Plutone e un solco anomalo, una regione ad anello privo di polveri, probabilmente perché lì si è già formato un pianeta che ha attratto a sé i corpi minori su orbite vicine.
La giovane stella si trova a 90 a.l. dalla Terra, nella costellazione della Chioma di Berenice.
A stupire i ricercatori autori della scoperta, è la distribuzione della polvere del disco proto planetario che attorno alla stella, contrariamente a quanto, in effetti, accade nelle stelle ancora più giovani, la polvere si addensa molto più nell’estrema periferia che al centro.
Il solco privo di planetesimi è largo più di un miliardo di km e si trova a 80 UA dalla stella centrale, mentre il disco si estende da 30 a 50 UA .(Unità Astronomiche)

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