notizie "astronomiche"
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Resurrezione di una pulsar nella galassia di Andromeda
XBO91D è la pulsar più lontana che si conosca. Si trova in un ammasso globulare di Andromeda, conosciuta con il nome di “Fenice”, sembrando che rinasca, come il mitico uccello, dalle sue ceneri, emettendo getti di raggi .
La sua resurrezione si deve al fatto che risucchia materia da una stella vicina con la quale forma un sistema binario stretto. È una forma di vampirismo cosmico che comporta l’accelerazione del periodo di rotazione della pulsar, mentre fenomeni fisici ad alta energia avvengono nel disco di accrescimento che le sta intorno.
A causa del campo magnetico della pulsar la materia ionizzata del disco cade in prevalenza sui poli della pulsar stessa comportando l’emissione di fasci di raggi X, trasformando la stella di neutroni in una sorta di faro X. In questo modo in sistemi binari possono risorgere “pulsar millisecondo” quando ormai la stella di neutroni ha dissipato gran parte della sua energia di moto,divenendo relativamente lenta.
Secondo i ricercatori, autori dell'articolo apparso su “The Astrophysical Journal”, la pulsar XB091D è stata scoperta proprio nelle prime fasi del suo “ringiovanimento”. Basandosi su un totale di trentotto osservazioni col satellite XMM-Newton dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), il team è giunto alla conclusione che questa pulsar si è riaccesa da meno di un milione di anni. La sua compagna è una stella un po’ più piccola del Sole, i due astri compiono un’orbita in poco più di trenta ore. Di questo passo, in cinquantamila anni la pulsar accelererà fino a qualche centinaio di rotazioni al secondo.
DISEGNO
Getti blu nell'alta atmosfera
Le osservazioni fatte dalla Stazione Spaziale internazionale confermano che gli “elfi” i “getti blu” esistono, ci sono. Sono potenti scariche elettriche che nell’alta atmosfera saettano fra le nubi temporalesche. Il fenomeno era stato molto discusso e contrastato, per lo più descritto da piloti in volo sopra le nuvole, a quote superiori a quelle dei temporali. Ora la ripresa delle immagini dalla camera più sensibile a bordo della ISS, documenta questi fenomeni luminosi transitori.
I getti blu sono lunghi circa un chilometro e si sviluppano solitamente a una quota di 18 chilometri, in altri casi se ne sono osservati anche a maggiori distanze. Il fenomeno era già stato indagato da satelliti per l’osservazione della Terra ma l’altezza delle loro orbite aveva impedito di arrivare a risultati soddisfacenti.
Re: notizie "astronomiche"
A caccia del 9° pianeta... si dice: magari a scoprirlo potresti essere tu (chi, io ???)
Senza fissa dimora
Rappresentazione artistica di un buco nero
Un buco nero "senza fissa dimora" e dalla massa di un miliardo di volte superiore a quella
del Sole si sta dirigendo verso la Via Lattea, dopo essere stato spinto fuori dalla sua galassia.
Nessuna catastrofe stellare in vista, comunque: il buco nero si trova a oltre 8 miliardi di anni luce
dalla Terra e viaggia a meno dell'1% della velocità della luce.
La scoperta si deve al gruppo internazionale di astronomi guidato dall'italiano Marco Chiaberge
dello Space Telescope Science Institute (STScI) e della Johns Hopkins University di Baltimora
(Maryland - Usa), e del quale fa parte Alessandro Capetti, dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf).
(Fonte NASA Gottard) ANSA
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Re: notizie "astronomiche"
Letto in Astronomia News:
"Le cellule immunitarie in assenza di peso..."
"Le cellule immunitarie in assenza di peso..."
Tutte le forme di vita sulla Terra si sono evolute sotto l’azione della gravità del nostro pianeta. Anche se non ci pensiamo, in realtà noi siamo “disegnati” dalla forza peso che la massa della Terra ci attribuisce: su di essa è calibrata la resistenza delle ossa, la potenza di pompaggio del cuore, il ritorno nella circolazione dei liquidi biologici, le interazioni tra forze ioniche, di tensione superficiale, osmotiche e così via. Come funzioneranno le cellule del sistema immunitario, così importanti per la nostra vita, in assenza di peso?
Questa domanda è stata oggetto di un esperimento eseguito sulla Stazione Spaziale Internazionale da Samantha Cristoforetti per conto dell’Università di Zurigo. Le cellule immunitarie studiate provenivano da mammiferi. Giunte sulla Stazione Spaziale congelate in azoto liquido, sono state collocate nella centrifuga Biolab dell’Esa e sottoposte a diversi livelli di gravità artificiale, da quella tipica della superficie terrestre fino a gravità zero, o meglio all’assenza di peso.
I risultati della ricerca, elaborati dall’équipe diretta da Oliver Ulrich dell’Università di Zurigo, hanno dimostrato che in assenza di peso le cellule immunitarie di mammifero sono andate in crisi di funzionalità, ma già dopo 42 secondi si erano adattate alla nuova situazione, benché la mancanza di gravità non sia stata mai sperimentata da organismi terrestri in 3,5 miliardi di anni di evoluzione biologica.
'Possiamo nutrire la speranza che le nostre cellule siano in grado di far fronte molto meglio all’assenza di gravità zero di quanto in precedenza avevamo pensato', ha concluso il professor Ullrich.
Samantha Cristoforetti durante l'esperimento sulla ISS
Equinozio di Primavera 2017
La primavera astronomica quest'anno avrà inizio in data 20 marzo alle ore 10:29, avremo giorno e notte della stessa durata.
La Terra vista dallo spazio apparirà come dall’immagine più sotto: la linea che separa il giorno dalla notte non appare obliqua, ma passa dai due Poli, “tagliando” verticalmente, ovvero lungo i meridiani, il nostro pianeta. È questo che determina in tutti i punti della Terra l'uguale durata del giorno e della notte (da qui deriva, dal latino, il termine "equinozio"), pari a 12 ore, cosa che in tutto il resto dell'anno è prerogativa esclusiva dei soli luoghi che si trovano sulla cintura dell'Equatore.
Da questo momento in poi, per sei mesi, i raggi del Sole scalderanno maggiormente il nostro emisfero rispetto a quello australe.
La Terra vista dallo spazio apparirà come dall’immagine più sotto: la linea che separa il giorno dalla notte non appare obliqua, ma passa dai due Poli, “tagliando” verticalmente, ovvero lungo i meridiani, il nostro pianeta. È questo che determina in tutti i punti della Terra l'uguale durata del giorno e della notte (da qui deriva, dal latino, il termine "equinozio"), pari a 12 ore, cosa che in tutto il resto dell'anno è prerogativa esclusiva dei soli luoghi che si trovano sulla cintura dell'Equatore.
Da questo momento in poi, per sei mesi, i raggi del Sole scalderanno maggiormente il nostro emisfero rispetto a quello australe.
Esplosione supernova quasi in diretta
Un record di tempestività è stata la scoperta di una supernova fatta dopo solo tre ore dopo l’esplosione. L’osservazione è stata fatta nella piccola e debole e galassia NGC 7610 di quindicesima magnitudine nella costellazione di Pegaso.
La scoperta di questa supernova è stata possibile grazie al progetto “Intermediate Palomar Transient Factory”, una rete internazionale di ricercatori che sorveglia continuamente il cielo allo scopo di coglierne i minimi cambiamenti.
La stella prima del collasso esplosivo era una supergigante rossa, poco prima della fine e risplendere come supernova aveva espulso una gran quantità di gas, disperdendo poi nell’esplosione parte dell’energia sotto forma di neutrini e onde gravitazionali.
Prima del collasso esplosivo che l’ha fatta splendere come supernova la stella era una supergigante rossa. Poco prima della fine, aveva espulso una grande quantità di gas. Nell’esplosione buona parte dell’energia è stata dispersa sotto forma di neutrini e onde gravitazionali. Data la distanza è molto improbabile che qualche neutrino sia stato catturato dai rivelatori attualmente in funzione. Quanto alle onde gravitazionali, si vedrà se le antenne americane Ligo hanno registrato l’evento.
Re: notizie "astronomiche"
Rappresentazione artistica della galassia A2744_YD4, nata quando l'universo aveva il 4%
della sua età attuale (fonte: ESO/M. Kornmesser)
Come fossili preistorici intrappolati nell'ambra, così antichissime polveri generate dall'esplosione
delle prime stelle dell'Universo sono state individuate nel cuore di una galassia nata solo 600 milioni
di anni dopo il Big Bang.
Le osservazioni di A2744_YD4 hanno anche trovato emissione di ossigeno ionizzato si tratta dunque
della più distante (ovvero la più antica) rivelazione di ossigeno nell'Universo, e batte un precedente
risultato di Alma risalente al 2016.
(Fonte ANSA)
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Pulsar estrema
Le pulsar, scoperte per la prima volta negli anni ’60 del secolo scorso, riescono ancora a stupirci: queste stelle morte sono di piccole dimensioni (alcune decine di km) ma pesanti come nuclei atomici, con velocissima rotazione, attive in tutte le bande elettromagnetiche.
Le pulsar irradiano onde gravitazionali e hanno offerto la prima prova, ancora indiretta, della loro esistenza.
L’ultima pulsar studiata dagli astrofisici con il telescopio spaziale per raggi X europeo “Newton” e con l’osservatorio spaziale per altissime energie “NuSTAR” della Nasa è oltremodo estrema.
Identificata come NGC5907 ULX, dal nome della galassia in si trova a 50 milioni di anni luce distante da noi, la più lontana sinora scoperta, grazie alla sua luminosità, possiede un campo magnetico molto potente, risucchia materia da una stella sua compagna, compie un giro su se stessa in 1,13 secondi e diventa sempre più veloce, ma la cosa più impressionante è che in un secondo questa pulsar irradia la stessa quantità di energia che il Sole emette in tre anni e mezzo.
Sette in un colpo!
Dopo la notizia dei sette pianeti scoperti intorno a una stella nana rossa a 40 anni luce di distanza da noi, annunciata dalla NASA il 22 u.s, ora ci si domanda cosa la rende tanto importante, considerando che pianeti di altre stelle ormai noti e accertati ammontano a ben 3.500. Scientificamente interessante è che si tratta della scoperta di sette pianeti in un colpo solo intorno alla stessa stella, Trappist -1, nella costellazione dell’Acquario, un astro dall’esistenza potenzialmente lunghissima (decine di miliardi di anni) e con un’emissione di energia modesta ma altamente stabile. In queste condizioni la vita così come la conosciamo ha buone possibilità di evolversi dagli organismi più semplici, come per esempio le alghe unicellulari, fino a creature più complesse, intelligenti, e in grado di sviluppare una civiltà avanzata. Ricordiamo che per la vita sulla Terra ci sono voluti 3,6 miliardi di anni per passare da microorganismi elementari all’Homo sapiens.
Ora subentra la necessità di verificare più a fondo la scoperta annunciata, poiché se 40 anni luce di distanza sono pochi su scala cosmica, equivalgono pur sempre a una distanza 10 volte maggiore di quella di Alfa Centauri, la stella più vicina a noi, dove nella sua componente Proxima, anch’essa una nana rossa, di recente è stato scoperto un pianeta roccioso.
Trappist-1 ha una massa così piccola da essere al limite dell’accensione delle reazioni nucleari. I periodi di rivoluzione di sei pianeti più vicini alla stella sono compresi tra un giorno e mezzo e 12 giorni, ed è probabile che rivolgano alla stella sempre la stessa faccia. Le ricerche proseguiranno nel tentativo di analizzare eventuali atmosfere intorno ai pianeti della zona abitabile, dove la temperatura della superficie planetaria è compresa tra 0 e 100 °C.
Da rilevare, anche, che i pianeti di Trappist -1 non sono stati avvistati dal satellite “Kepler” della Nasa come un migliaio e più di altri pianeti, ma con un telescopio al suolo da 60 centimetri di apertura, e solo dopo è intervenuta con il telescopio spaziale “Spitzer”, il quale ha svolto una campagna osservativa di 20 giorni dal 19 settembre dell’anno scorso, confermando la regolarità dei transiti dei pianeti davanti alla stella.
“Trappist” è un programma mirato alla ricerca di pianeti extrasolari con il metodo dei transiti, con la tecnica applicata estesa dall’ottico all’infrarosso. Il primo telescopio a “vedere” gli esopianeti è stato uno dei due “Trappist”, quello a La Silla in Cile sulle Ande (l’altro è in Marocco). Hanno poi collaborato il VLT dell’ESO (Cile), il telescopio infrarosso inglese alla isole Hawaii, i telescopi William Herschel e Liverpool a La Palma nell’arcipelago delle Canarie e l’Osservatorio del Sud Africa.
Le sette sorelle della Terra...
E mentre attendiamo di scoprire le meraviglie (se ve ne saranno) dei nuovi pianeti presumibilmente simili alla Terra, aggiungiamo qualche notizia utile sulla loro stella madre, Trappist 1...
Intorno a noi "fioriscono" nuovi pianeti...
Sette nuovi pianeti, quasi dietro l'angolo di casa, a "soli" 40 anni luce di distanza da noi, trovati grazie al metodo dei transiti, orbitanti attorno a una piccola stella (Trappist 1) in un nuovo sistema planetario...
Ce ne sarà uno simile per davvero alla nostra Terra??? E sarà comunque abitabile???
Attendiamo dunque le novità, e chi vivrà, vedrà...
La cometa che precipita sopra una stella.nana bianca
Per la prima volta si è osservato una cometa precipitare su una stella che non sia il Sole. Le sue caratteristiche ricordano la cometa di Halley, ma con una massa 100.000 volte maggiore.
La stella è una nana bianca a 170 anni luce da noi nella costellazione di Bootes.
Il team dei ricercatori, guidato da Siyi Xu dell’Osservatorio australe europeo, ha analizzato spettroscopicamente la composizione della cometa trovando con sorpresa analogie con la cometa di Halley: zolfo, carbonio, ossigeno, ferro, tutti elementi essenziali per la vita, come pure l'azoto, un altro elemento fondamentale negli esseri viventi, rilevato per la prima volta in una cometa mentre precipita su una stella. Nelle nane bianche è noto vi sia una rilevante percentuale di azoto, dunque potrebbe essere portato dalle comete.
La nana bianca di Bootes è nota dal 1974: fa parte di un sistema binario e la sua compagna si trova a una distanza di 2000 volte la distanza Terra-Sole.
L’eccezionale scoperta si deve al telescopio spaziale “Hubble” in collaborazione col il Keck Observatory.
L'universo è un ologramma?
“I dati sulla radiazione cosmica di fondo raccolti dal satellite europeo “Planck” sono in accordo con il modello cosmologico standard ma non contraddicono il modello olografico dell’universo”. È il contenuto di un articolo pubblicato su “Physical Review Letters” del 27 gennaio, frutto del lavoro di fisici e astrofisici dell’Università di Southampton in Inghilterra, della Sezione di Lecce dell’INFN e dell'Università del Salento in Italia, del Perimeter Institute e dell'Università di Waterloo in Canada.
“L'ipotesi che l’universo funzioni come un enorme e complesso ologramma, è stata formulata negli anni ’90 del secolo scorso partendo da indizi teorici in vari settori della fisica delle interazioni fondamentali”, spiega Claudio Corianò, ricercatore dell'INFN e professore di fisica teorica dell'Università del Salento, che ha partecipato alla ricerca. “L’idea-base della teoria olografica dell’universo è che tutte le informazioni che costituiscono la realtà a tre dimensioni - più il tempo - siano contenute entro i confini di una realtà con una dimensione in meno. Si può immaginare che tutto ciò che sperimentiamo sia emanazione di un campo piatto bidimensionale, cioè che la terza dimensione sia “emergente”’, se paragonata alle altre due dimensioni. L'idea è simile a quella degli ologrammi, in cui l'immagine tridimensionale è codificata in una superficie bidimensionale”.
“Pensiamo al cinema in 3D, la visione è il risultato di due immagini differenti inviate all'occhio destro e all’occhio sinistro, dove la scena viene ripresa da due angolature distinte, che il cervello processa automaticamente generando il senso della profondità. L'informazione, in questo caso, viene da uno schermo piatto, ma è percepita dall'osservatore come tridimensionale. In ambito cosmologico possiamo immaginare che ci sia una superficie ideale sulla quale tutta l’informazione dell’universo sia registrata: un ologramma-schermo che contiene la scena del cosmo intero”.
Disegno (da Astronomia News)
Re: notizie "astronomiche"
La sonda dell’ESA "ExoMars Trace Gas Orbiter" (TGO), raggiunta l'orbita di Marte l'ottobre scorso insieme al modulo di discesa sperimentale “Schiaparelli” (fallito l’atterraggio) sta inserendosi nella sua orbita definitiva per analizzare l’alta atmosfera del pianeta rosso e cercare nei suoi tenui gas indizi di attività biologica e geologica, e nel contempo funzionare da relais per la prossima missione che si svolgerà nel 2020. L’orbita, dopo l'arrivo di ottobre inclinata di 7° sull’equatore marziano, ora è inclinata di 74°, cioè quasi in orbita polare. Questa nuova posizione garantisce agli strumenti scientifici di bordo la miglior copertura della superficie del pianeta. La manovra ha richiesto tre accensioni del motore principale della sonda, il 19, 23 e 27 gennaio, comandate dal Centro di controllo di Darmstadt, in Germania. Il 5 febbraio si è avuto il transito alla minima distanza dalla superficie planetaria, scendendo da 250 a 210 chilometri. Ci sarà una ulteriore frenata aerodinamica che permetterà di ottenere un’orbita circolare a 400 chilometri di quota.
A marzo inizieranno le misure scientifiche e con la sua camera fotografica andrà alla ricerca di depositi d'acqua e ghiaccio.
Crittografia quantistica nello spazio
“Micius”, è il primo satellite dedicato alle telecomunicazioni quantistiche divenuto operativo, dopo alcuni mesi di test in orbita, il 21 gennaio scorso. L’Accademia Cinese delle Scienze ha fatto sapere che il sistema funziona anche meglio di quanto inizialmente atteso. Il satellite è stato lanciato dalla base cinese nel deserto dei Gobi il 16 agosto 2016. Il 6 ottobre 2016, durante il transito sulla stazione del Chinese National Observatory, nel Tibet, “Micius” è stato calibrato definitivamente. La calibrazione avviene inviando luce rossa da Terra, alla quale il satellite risponde con luce verde. Con il nome Micius, latinizzazione di Mo-Zi, l'Accademia Cinese onora il ricordo del filosofo e scienziato cinese del 5˚ secolo a.C. che diede contributi scientifici alla meccanica e all’ottica.
La missione principale di Micius è stabilire un canale di comunicazione a prova di hacker tra la Cina e l'Europa (su 7400 km), con due altre missioni. Un messaggio di prova sarà crittato a Pechino e spedito a Vienna tramite la rete di telecomunicazioni convenzionale. La “chiave””sarà inviata a Micius da Pechino nella forma di una coppia di fotoni “entangled” (cioè in una sovrapposizione di stati di polarizzazione) e il satellite spedirà la chiave a Vienna per decifrare il messaggio. Le telecomunicazioni “quantistiche” sfruttano appunto stati quantistici di due fotoni 'entangled', che non possono essere duplicati né separati, con garanzia di elevata sicurezza.
Per “entanglement” s’intende che il sistema dei due fotoni è stato preparato in modo da essere descritto da un'unica funzione d'onda.
Tecnologia dallo spazio
Chi lo ha detto che il denaro speso per andare in giro per lo spazio è denaro buttato???
Un "guardiano contro le tempeste magnetiche
Una nuova "guardia del corpo" si prepara a proteggere la Terra dalle tempeste magnetiche
scatenate dal Sole è la nuova sonda europea che l'Agenzia Spaziale Europea (Esa)
prevede di lanciare nel 2023.
E' la prima missione dell'Esa dedicata alle previsioni del 'meteo spaziale', ossia allo studio
del comportamento del Sole, tecnicamente si deve ancora decidere in quale punto dello spazio
dovrà essere posizionato il satellite.
La scelta è fra due dei punti di gravità stabile tra la Terra e il Sole, chiamati punti lagrangiani
il punto L1 è già ben 'popolato' da altri satelliti.
L'alternativa è il punto L5, "che ha una posizione nell'orbita diversa rispetto a L1 e nel quale
i rilevatori vengono colpiti anche lateralmente, e non solo frontalmente, dal flusso di particelle
veloci che interagiscono con il campo geomagnetico terrestre, consentendo di avere così
una visuale più completa'', spiega Mauro Messerotti, dell'Osservatorio di Trieste dell'Istituto
Nazionale di Astrofisica (Inaf).
Inoltre, da un punto L5 ''è possibile vedere la superficie del Sole con un anticipo di 4-5 giorni
rispetto a quando si mette nella posizione per emettere radiazioni. Così si possono prevedere
in anticipo i fenomeni.
Attualmente, conclude l'esperto, le previsioni riescono a dare l'allarme al massimo 10 ore prima''.
Fonte ANSA.
scatenate dal Sole è la nuova sonda europea che l'Agenzia Spaziale Europea (Esa)
prevede di lanciare nel 2023.
E' la prima missione dell'Esa dedicata alle previsioni del 'meteo spaziale', ossia allo studio
del comportamento del Sole, tecnicamente si deve ancora decidere in quale punto dello spazio
dovrà essere posizionato il satellite.
La scelta è fra due dei punti di gravità stabile tra la Terra e il Sole, chiamati punti lagrangiani
il punto L1 è già ben 'popolato' da altri satelliti.
L'alternativa è il punto L5, "che ha una posizione nell'orbita diversa rispetto a L1 e nel quale
i rilevatori vengono colpiti anche lateralmente, e non solo frontalmente, dal flusso di particelle
veloci che interagiscono con il campo geomagnetico terrestre, consentendo di avere così
una visuale più completa'', spiega Mauro Messerotti, dell'Osservatorio di Trieste dell'Istituto
Nazionale di Astrofisica (Inaf).
Inoltre, da un punto L5 ''è possibile vedere la superficie del Sole con un anticipo di 4-5 giorni
rispetto a quando si mette nella posizione per emettere radiazioni. Così si possono prevedere
in anticipo i fenomeni.
Attualmente, conclude l'esperto, le previsioni riescono a dare l'allarme al massimo 10 ore prima''.
Fonte ANSA.
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Improvvisamente l'asteroide che sfiora la Terra...
Il 9 gennaio alle 14,49 ora italiana l’asteroide 2017 AG13, di 25-30 metri di diametro, ha mancato la Terra passando a 190 mila chilometri dal nostro pianeta alla velocità di 15,7 chilometri al secondo. L’energia di un eventuale impatto sarebbe stata di 723 mila tonnellate di tritolo, pari a circa sessanta bombe nucleari come quella esplosa su Hiroshima. Un caso paragonabile a quello avvenuto a Celiabinsk, in Russia, nel 2013, con mille persone ferite e molte abitazioni danneggiate. L’asteroide di Celiabinsk arrivò inaspettatamente, mentre questo era stato avvistato quattro ore prima del passaggio ravvicinato, quando era già più vicino della Luna, dunque quasi impossibile in quattro ore calcolare con precisione il luogo di impatto e allertare la popolazione se fosse minacciata una città.
Altri asteroidi in questi anni sono transitati ancora più vicino alla Terra, sfiorando l’orbita geostazionaria a 35 mila chilometri di quota, dove si trovano satelliti per le telecomunicazioni, le previsioni del tempo, l’osservazione della Terra e studi geofisici. Ancora il 9 gennaio, ma poche ore prima, un altro asteroide del diametro di 19 metri è transitato a una distanza 11 volte quella tra la Terra e la Luna alla velocità di 3,4 chilometri al secondo.
I dati dei due transiti
“Science” proclama le onde gravitazionali “scoperta dell’anno 2016”.
La prima osservazione diretta delle onde gravitazionali annunciata ufficialmente l’11 febbraio scorso è, secondo la classifica compilata dalla rivista “Sience”, la scoperta dell’anno, che conferma una previsione fatta cento anni prima dalla teoria della relatività generale di Einstein.
L’osservazione diretta delle onde che increspano lo spazio-tempo risale al 15 settembre 2015, ma annunciata cinque mesi dopo per dar modo ai ricercatori delle antenne americane LIGO di compiere verifiche circostanziate e anche per discuterne i risultati con i colleghi dell’antenna italo-francese VIRGO. A marzo 2017 dovrebbe incominciare le misure VIRGO, e le tre antenne insieme potranno identificare la direzione di provenienza dei segnali.
L’onda gravitazionale del 15 settembre 2015 era stata generata da due buchi neri lontani 1,3 miliardi di anni luce, ognuno di circa trenta masse solari. Nella fusione dei due oggetti ultracompatti, tre masse solari si dissiparono sotto forma di energia gravitazionale.
Di altri maggiori risultati scientifici la classifica di “Science” segnala gli esopianeti (in particolare quello di Proxima Centauri), l’Intelligenza Artificiale (in particolare la vittoria ottenuta dal computer sul supercampione umano nel gioco cinese del go), l’esperimento sull’uccisione di cellule vecchie per rimanere giovani, le ricerche sulla “mente” delle scimmie antropomorfe, la progettazione di proteine, la “costruzione in laboratorio di ovuli di topo, la scoperta che fu una singola ondata di migrazione a diffondere Homo sapiens nel mondo, nuove tecniche di sequenziamento del DNA e la realizzazione di meta-lenti con meta-materiali.
Disegno artistico
L'ora d'inizio 2017
A mezzanotte del 31 dicembre 2016 dovremo contare un secondo in più. In pratica dalle h 23 : 59’ : 59” si passerà alle h 23 : 59’ 6” prima di poter dire, alle h 00 : 00’ 01”, che è iniziato il 2017. Il secondo aggiunto è stato deciso dal Servizio Internazionale Rotazione della Terra e Sistemi di Riferimento, per mettere d’accordo il tempo scandito dalla rotazione terrestre (la quale rallenta, per di più in modo irregolare) con il tempo precisissimo scandito dagli orologi atomici, che invece impiegano milioni di anni per accumulare un secondo di scarto. In definitiva, l’ultimo minuto del 2016 durerà 61 secondi anziché i soliti 60.
L’aggiunta avverrà alla mezzanotte del Tempo Universale di Greenwich, quando in Italia sarà l’una. Per convenzione il giorno, cioè il tempo impiegato dalla Terra per compiere un giro su se stessa, dura 86.400 secondi esatti ma in realtà circa ogni 18 mesi si accumula un secondo di ritardo. Il disaccordo tra il tempo della rotazione terrestre, detto “astronomico”, e il tempo atomico viene quindi periodicamente corretto. La rotazione della Terra in complesso tende a rallentare poiché gli attriti delle maree sottraggono quantità di moto. Ciò però avviene ad un ritmo imprevedibile, con accelerazioni e rallentamenti stagionali dovuti a spostamenti di masse nell’interno del pianeta, nelle acque oceaniche e nell’atmosfera, come si vede chiaramente nel grafico, che riporta le variazioni dalla primavera del 1979 alla primavera del 2012. Dal 2006 al 2016 il giorno astronomico è diventato più lungo di 0,011 secondi.
La sincronizzazione delle reti di distribuzione elettrica, dei computer collegati con Internet, dei satelliti di navigazione e così via avviene con orologi atomici. Il tempo astronomico si inserisce in questo concerto perfetto come una nota dissonante. Inserire il secondo aggiuntivo comporta infatti la regolazione di tutti i sistemi e i servizi che utilizzano il tempo atomico. Per questo la maggior parte della comunità scientifica e civile sarebbe favorevole all’abolizione del tempo astronomico. Ma non tutti gli astronomi, specie quelli di Greenwich e del Naval Observatory statunitense, sono d’accordo. Nel corso dei millenni, infatti, si arriverebbe ad avere il Sole in orario notturno e viceversa.
Da Astronomy News
Re: notizie "astronomiche"
In questo disegno stiamo vedendo il cuore della Terra con occhi sensibili ai flussi magnetici prodotti dalle “correnti a getto” degli strati di magma profondi: questa è la “dinamo della Terra”. I dati vengono dalla costellazione dei tre satelliti “Swarm” dell’Agenzia spaziale europea lanciati nel 2013 e progettati per misurare il magnetismo terrestre generato dalla rotazione del nucleo, dai moti convettivi del mantello, dalla crosta (litosfera), dagli oceani (correnti marine), dalla ionosfera e dalla magnetosfera. L’insieme di questi flussi magnetici forma la magnetosfera che, come uno scudo, protegge la Terra dalla radiazione cosmica e dalle particelle elettricamente cariche del vento solare.
Insieme con la propagazione delle onde dei terremoti, lo studio del campo magnetico è uno dei pochi strumenti che i geologi hanno a disposizione per scoprire che cosa succede nelle profondità del nostro pianeta: “Conosciamo l’interno del Sole – dice uno dei geofisici partecipanti alla ricerca, Chris Finlay, Università tecnologica della Danimarca – meglio dell’interno terrestre perché il cuore del Sole non è nascosto sotto tremila chilometri di roccia.”
I campi magnetici sono generati dal fluire di correnti di ferro allo stato liquido. Il nucleo terrestre, infatti, è costituito dagli elementi più pesanti e abbondanti, come il ferro. Più precisamente, per via del gradiente combinatio della temperatura e della pressione, il nucleo è fatto di ferro-nichel liquido nello strato esterno, e solido nel nocciolo più interno. I satelliti “Swarm” permettono di separare le diverse componenti magnetiche secondo la loro origine.
Scoperto un pianeta dove piovono zaffiri e rubini
Sebbene l’astronomia ci abbia abituati a non sorprenderci più di niente, un articolo firmato da ricercatori dell’università inglese di Warwick riempie di meraviglia: nell’atmosfera di un pianeta gassoso a 1040 anni luce dalla Terra e 16 volte più grande del nostro, si sono osservati fenomeni meteorologici e climatici.
Sembra che le nuvole di quel pianeta, indicato come “Hat-P-7b, siano composte di corindone, il minerale che noi conosciamo sottoforma di zaffiri e rubini.
Quanto spiega un articolo dell’astrofisico David Armstrong pubblicato su “Nature Astronomy”, è stato ricavato dai dati del satellite della Nasa “Kepler”, che ha posto in evidenza nella luce riflessa dal pianeta cambiamenti interpretabili come forti correnti atmosferiche.
Il pianeta gassoso Hat-P-7b, noto dal 2008, rivolge alla sua stella sempre lo stesso emisfero, la cui temperatura supera i 2500 °C. 40% più grande di Giove e 500 volte più massiccio della Terra, Hat-P-7b orbita nei pressi di una stella due volte più grande del Sole e 50 per cento più massiccia.
Un pianeta che non potrebbe mai essere abitabile per i suoi sistemi meteorologici violenti e le temperature maleodoranti. Un solo lato del pianeta affronta sempre la stella, perché è in rotazione sincrona, e quel lato rimane molto più caldo rispetto agli altri, per la temperatura media del giorno in HAT-P-7 è di 2860K.
“ Il nostro lavoro – dice David Armstrong – dimostra che il pianeta è attraversato da forti correnti che trasportano le nuvole dal lato notturno verso il lato diurno. I venti cambiano velocità sensibilmente, creando enormi formazioni di nubi che poi si riducono fino a dissolversi. Questa è la prima volta che sono osservati cambiamenti climatici su un gigante pianeta gassoso al di fuori del nostro sistema solare”
(Meriterebbe una visitina... tanto per essere "venali")
-Disegno artistico -
Sembra che le nuvole di quel pianeta, indicato come “Hat-P-7b, siano composte di corindone, il minerale che noi conosciamo sottoforma di zaffiri e rubini.
Quanto spiega un articolo dell’astrofisico David Armstrong pubblicato su “Nature Astronomy”, è stato ricavato dai dati del satellite della Nasa “Kepler”, che ha posto in evidenza nella luce riflessa dal pianeta cambiamenti interpretabili come forti correnti atmosferiche.
Il pianeta gassoso Hat-P-7b, noto dal 2008, rivolge alla sua stella sempre lo stesso emisfero, la cui temperatura supera i 2500 °C. 40% più grande di Giove e 500 volte più massiccio della Terra, Hat-P-7b orbita nei pressi di una stella due volte più grande del Sole e 50 per cento più massiccia.
Un pianeta che non potrebbe mai essere abitabile per i suoi sistemi meteorologici violenti e le temperature maleodoranti. Un solo lato del pianeta affronta sempre la stella, perché è in rotazione sincrona, e quel lato rimane molto più caldo rispetto agli altri, per la temperatura media del giorno in HAT-P-7 è di 2860K.
“ Il nostro lavoro – dice David Armstrong – dimostra che il pianeta è attraversato da forti correnti che trasportano le nuvole dal lato notturno verso il lato diurno. I venti cambiano velocità sensibilmente, creando enormi formazioni di nubi che poi si riducono fino a dissolversi. Questa è la prima volta che sono osservati cambiamenti climatici su un gigante pianeta gassoso al di fuori del nostro sistema solare”
(Meriterebbe una visitina... tanto per essere "venali")
-Disegno artistico -
Re: notizie "astronomiche"
Il telescopio ALMA dell’ESO in Cile ha individuato la presenza di due esopianeti entrambi di dimensioni simili al pianeta Saturno.
Sono stati individuati in modo indiretto attorno alla stella HD 16296, mostrando due solchi nel disco di polveri e gas che la circonda, interpretati come le zone in cui altrettanti pianeti stanno completando il loro processo di accrescimento e formazione.
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