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La radioastronomia

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Messaggio  spitfire Mar Set 07, 2021 6:57 pm

I lampi gamma
La radioastronomia Gamma-10
Rappresentazione artistica di un lampo gamma innescato da una magnetar, ritenuta come possibile progenitore di GRB lunghi o ultra-lunghi.

I lampi gamma, anche abbreviati GRB dalla locuzione inglese gamma ray burst (esplosione di raggi gamma), sono, in astronomia, un fenomeno transiente rappresentato da intensi lampi di raggi gamma la cui durata è estremamente varia: da pochi millisecondi a diverse decine di minuti e perfino ore (GRB 11209A). Proprio la constatazione di tale differente durata ha indotto la comunità scientifica a classificarli in due tipi principali: lampi gamma brevi (short gamma-ray bursts) se durano meno di 2 secondi, e lampi gamma lunghi (long gamma-ray bursts) se durano più di 2 secondi. Un terzo tipo di GRB, quello dei lampi gamma ultra-lunghi (ultra-long gamma-ray bursts), è stato proposto sulla base della durata del prompt del GRB 11209A (più di 7 ore), ma non esiste consenso scientifico per tale ulteriore categoria di GRB
La radioastronomia The_do10

Scoperti per la prima volta nel 1967 dai satelliti "Vela" per identificare radiazioni gamma provenienti da detonazioni di armi nucleari sovietiche, dopo un iniziale, fugace ed intensissimo flusso di raggi gamma che costituisce il fenomeno del lampo gamma in senso stretto, un bagliore residuo (afterglow), visibile nelle altre bande spettrali (radio, IR, visibile, UV, raggi X) venne rilevato solo nel 1997 da BeppoSAX per il GRB 970228. Già nel 1993 si teorizzava l'effetto del fenomeno su più lunghezze d'onda dello spettro elettromagnetico.


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Messaggio  spitfire Ven Apr 03, 2020 11:55 pm

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Messaggio  Annali Mar Set 02, 2014 12:16 am

Ricerca di intelligenza extraterrestre

Quando Frank Drake, nel 1962 varò il progetto “Ozma”e trasmise una serie d’impulsi in direzione dei sistemi stellari Tau Ceti ed Epsilon Eridani. Era un programma impostato su due presupposti scientifici di base: l’invenzione della radio e l’emissione radio naturale delle stelle, scoperta nel 1932. I due presupposti scientifici si attengono alla possibilità di emettere e ricevere segnali radio dallo spazio. Il dubbio del SETI fu di scegliere tra SETI attivo o SETI passivo. Inviare segnali nello spazio oppure rimanere semplicemente in ascolto?
Durante il convegno SETI del 1970 di Brighton, “la mozione del silenzio” proposta dallo scopritore delle Pulsar, Anthony  Hewish, fu approvata dalla maggioranza degli astronomi di 46 paesi diversi intervenuti al convegno.  Ritennero che prima si dovessero studiare a fondo le conseguenze di un probabile contatto spaziale, dopodiché divulgare la notizia. In pratica fu il “cover up” applicato al SETI.
Era ritenuto potenzialmente pericoloso trasmettere segnali nello spazio rendendo possibile la localizzazione del nostro pianeta da parte di qualche razza aliena ostile.
Il 16 novembre 1974 dal radiotelescopio di Arecibo, in Portorico (USA) fu inviato un segnale radio contenente un messaggio. Durò pochi secondi, sufficienti a creare una spaccatura tra quanti erano favorevoli all’invio di segnali radio intelligenti, cioè Frank Drake e Carl Sagan, e quanti invece ritenevano più prudente limitarsi all’ascolto.
Il messaggio conteneva informazioni sul nostro sistema binario (0,1), alcuni elementi chimici, il nostro DNA, la nostra morfologia, il nostro sistema solare, i nostri strumenti di comunicazione.
Venne irradiato nel cosmo per circa 169 secondi un segnale radio della potenza di 25.000.000  watt, in direzione di M13, un piccolo corpo celeste nella costellazione di Ercole distante circa 24.000 anni luce dalla terra. L’energia liberata riuscì, per circa tre minuti, a contrastare quella del Sole, permettendo a eventuali osservatori esterni di rilevare il nostro pianeta.
Le reazioni all’iniziativa furono durissime soprattutto da parte dello scienziato Premio Nobel Martin Ryle che protestò presso l’Unione Astronomica Internazionale per la pericolosità dell’iniziativa, prefigurando scene apocalittiche stile hollywoodiano.
Una preoccupazione abbastanza singolare fu la sua, perché a detta degli scienziati, la comunicazione agli ET richiederebbe migliaia di anni per giungere a destinazione.
Oltretutto, da quando l’uomo ha scoperto le telecomunicazioni, il nostro pianeta è divenuto una sorgente radio ben identificabile, che emette segnali radio indipendentemente.
Per il SETI seguirono anni di alti e bassi, di presentazioni di protocolli vincolanti a verifiche di ogni tipo, nella sostanza avrebbe dovuto mantenere l’impostazione di ascolto “passivo e segreto”.

La radioastronomia Frank-drake


Ultima modifica di Annali il Gio Set 09, 2021 9:08 pm - modificato 1 volta. (Motivazione : Sostituita immagine...)
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Messaggio  Annali Dom Ago 31, 2014 1:38 am

RICERCA DI INTELLIGENZA EXTRATERRESTRE


L’interesse verso l’esistenza di forme  di vita extraterrestri è abbastanza antico, ma è dal 1959 che i moderni studi in questo campo hanno preso il via. Fu in quell’anno che apparve un articolo sull’autorevole rivista Nature, a firma di due eminenti fisici nel quale facevano il punto sulle potenzialità dell’uso delle micro-onde per le comunicazioni interstellari con civiltà aliene.
Nello stesso periodo, un giovane radioastronomo americano, Frank Drake, era giunto in modo del tutto indipendente alle stesse conclusioni.
Per due mesi Drake puntò l’antenna di un radioscopio di 25 metri verso due stelle simili al Sole, relativamente vicine a noi, scegliendo la frequenza di 1421 MHZ. A questa lunghezza d’onda l’atomo di idrogeno neutro emette spontaneamente, quando il suo unico elettrone cambia il senso di rotazione su se stesso.
L’idrogeno è l’elemento più abbondante dell’Universo e dunque, una civiltà extraterrestre sviluppata almeno quanto la nostra sarebbe sicuramente a conoscenza di questo fatto e potrebbe utilizzare tale frequenza per inviare messaggi. La ricerca della vita intelligente nell’Universo, parte dal presupposto che attualmente esista un numero di civiltà così elevato,  che sia statisticamente significativa l’eventualità che possa realizzarsi un contatto.
Drake non ebbe la fortuna di captare segnali extraterrestri, ma il suo progetto chiamato OZMA, spronò altri astronomi a proseguire la sua ricerca.
 Nel campo della ricerca di segnali radio extraterrestri, la più importante organizzazione esistente, che opera da circa trent’anni, è il SETI Institute. Questa organizzazione nata per iniziativa della NASA, ma oggi finanziata dai privati, utilizza per i propri scopi i maggiori radiotelescopi del mondo.
Per la ricezione di eventuali debolissimi segnali radio provenienti dallo spazio, sono necessari potentissimi rilevatori, il più moderno dei quali è il SERENDIP.
La sua più recente versione, istallata nel giugno 1997 al radioscopio di Arecibo, analizza circa 170 milioni di canali ogni 1,7 secondi, in una banda larga 100 MHz, centrata sulla frequenza di 1421 MHZ. Nonostante però la gran mole di dati accumulati, non è stato ancora possibile rilevare un solo segnale di sicura origine intelligente.
WOW!    Così, uno dei ragazzi del SETI, una mattina dell’estate 1977 definì un segnale giunto la notte di ferragosto al radio osservatorio Big Ear dell’Ohio. Si trattava di qualcosa di strano che superava di almeno trenta volte il volume del rumore di fondo, individuato nella banda di 1420 kHz,  dove era stato proposto potesse ospitare segnali intelligenti.
Era una frequenza d’emissione dell’idrogeno, l’elemento più comune dell’universo, e di tutte le specie intelligenti del cosmo.
Sembrava proprio il tipo di segnale che al SETI si aspettava. Il volontario che trovò alcuni giorni dopo la frequenza registrata segnò un solo secco commento a lato dl foglio: Wow!
Il segnale tornò una sola volta poi più nulla.
Da allora, quel Wow rimane il segnale più intrigante mai captato dai radiotelescopi del progetto SETI. Gli scienziati e i volontari del centro di ricerca usano quel soprannome per indicare lo sperato segnale definitivo che riveli l’esistenza di un’altra civiltà nell’universo.
La radioastronomia Wowsignal
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Messaggio  Annali Mar Ago 26, 2014 11:45 pm

ONDE DALLO SPAZIO 
 
Due secoli fa l’universo conosciuto era composto solo dalla Via Lattea e i migliori telescopi di quei tempi potevano scrutare stelle pianeti e oggetti nebulari solamente all’interno della nostra galassia. Quando Edwin Hubble utilizzò il più grande telescopio degli anni venti presso l’Osservatorio di Mount Wilson per studiare le variabili Cefeidi, mise in evidenza che le distanze erano enormi rispetto all’ambito galattico, rivelando che tali stelle si trovavano al di fuori della Via Lattea e che dunque esisteva un universo extragalattico  in cui la nostra galassia è solo una fra tanti miliardi di oggetti a lei simili.
Dopo il 1930 i confini osservativi si allargarono ancor di più e l’universo oltre che “essere visto” con gli occhi fu anche studiato con le “orecchie”.
 Tutto ebbe origine quando un giovane ingegnere dei Bell Telephone Laboratories, fu incaricato di determinare la direzione di arrivo dei disturbi a radiofrequenza generati dai temporali, disturbi che interferivano con l trasmissioni radiotelefoniche transoceaniche  verso l’Europa. Trovando una direzione preferenziale si sarebbe potuto schermare le antenne da quei disturbi, migliorando la qualità delle comunicazioni. Fu costruito in quel caso un apposito ricevitore a 20 MHz composto da un’antenna orientabile in modo da stabilire con certezza la direzione di arrivo delle interferenze. Dopo un anno di ascolto il ricercatore concluse che i disturbi non erano causati solo dai temporali, perché ve n’era uno che si ripeteva ogni 24 ore ed era troppo regolare per una perturbazione atmosferica.
 In quel modo  fu scoperta accidentalmente la prima sorgente radioastronomica situata nella costellazione del Sagittario, che inaugurò una nuova scienza e nuova tecnologia, dedicate allo studio della radiazione che i corpi celesti emettono nella stessa zona dello spettro elettromagnetico cui appartengono le frequenze usate per le telecomunicazioni .
Era nata la radioastronomia.
                               La radioastronomia Nuovocorto
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